Google: è polemica con Twitter (e non solo) sul nuovo servizio Search, Plus Your World

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Ieri, intanto, la società ha ammesso di ottenere profitti dalla pubblicità di prodotti illegali, generata dal suo sistema automatico AdWords.

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Google Search Plus

Search, Plus Your World, il nuovo servizio che trasforma Google in “un motore  di ricerca che capisce non solo i contenuti, ma anche le persone e le relazioni”, inserendo nei risultati di ricerca le foto e i post di Google+ personali o condivisi espressamente con l’utente, non è piaciuta a Twitter e anche ad altri osservatori.

Il problema è che il servizio esclude i contenuti degli altri social network, come Facebook e Twitter, e qualcuno non l’ha presa bene.

 

Il più critico, nei confronti della nuova funzione è stato il General Counsel di Twitter, Alex Macgillivray che ha addirittura definito quello del lancio “un brutto giorno per internet”. Un giudizio pesante che non proviene solo da un concorrente, perché Macgillivray prima di lavorare per Twitter era stato legale anche per Google.

“Essendo stato lì – ha twittato ‘Amac’ – posso immaginare il dissenso per una tale alterazione della ricerca”.

Nel suo commento, Macgillivray ha inserito un link a un post di John Battelle (che ha scritto il libro “The Search”, su Google) che dice: “Ricordate quando Google era un player neutrale?…Triste vedere che quell’era è passata”.

James Grimmelmann, professore di diritto alla New York University, ha scritto: “Oggi è il giorno buono per disattivare Google+ e cancellare il profilo Google. Io l’ho appena fatto”.

 

Alexis Madrigal, giornalista dell’Atlantic ha aggiunto: “Non posso fare a meno di chiedermi se la nuova missione sociale di Google non andrà in conflitto con la missione originaria. E nella corsa a proteggersi da Facebook, Google perderà traccia del motivo perché lo abbiamo amato”.

 

C’è inoltre chi paragona questa mossa – volta a recuperare il ritardo nei confronti di Facebook – all’atteggiamento di Microsoft quando Internet Explorer era direttamente collegato a Windows. Se, insomma, molti pensano che il monopolio nella ricerca sia un traguardo meritato semplicemente perchè il servizio offerto è migliore degli altri, molti altri ritengono che ora la società si sia spinta un po’ oltre, utilizzando il suo monopolio naturale per darsi una ‘spinta’ in altri mercati.

 

Sul perché Google non abbia incluso i servizi di Facebook e Twitter nelle ricerche, l’ingegnere Google Ben Gomes ha affermato: “Il punto è noi abbiamo accesso solo ai contenuti su Google. Siamo aperti ad altri contenuti, ma per garantire un accesso sicuro e costante, possiamo fornire quello che c’è in Google e di cui conosciamo le impostazioni sulla privacy”.

Amit Singhal ha aggiunto: “Facebook e Twitter e altri non ci permettono di fare una scansione profonda dei loro servizi e di immagazzinare i dati. Google+ è il solo network che fornisce un servizio così costante. Certamente, in futuro, se altri vorranno cambiare, cambieremo anche il nostro progetto e vedremo se funziona”.

 

Una buona argomentazione corredata da buone intenzioni, sembra, ma per i competitor si tratta di una lama a doppio taglio: l’apertura dei dati a Google potrebbe infatti non essere nel loro interesse. Da notare, infine, che fino a poco tempo fa Google aveva un accordo con Twitter per l’inclusione dei tweet in ‘real time’ tra i risultati di ricerca. Ciò non vuol dire che ora non può più farlo: il motore è ancora in grado di indicizzare i tweets pubblici, e la maggior parte degli oltre 250 milioni di cinguettii pubblicati ogni giorno lo sono.

 

“Per anni – sottolinea Twitter – la gente si è affidata a Google per avere i risultati più pertinenti ogni volta che voleva cercare qualcosa su internet. Spesso le persone vogliono sapere di più sugli avvenimenti del mondo e le ultime notizie e Twitter si è affermato come una fonte vitale per le informazioni in tempo reale, con i suoi oltre 100 milioni di utenti che inviano 250 milioni di tweets al giorno su qualsiasi argomento. Abbiamo visto più volte che le notizie escono prima su Twitter e i tweet degli utenti rappresentano spesso il risultato più pertinente. Siamo preoccupati che a seguito di questi cambiamenti, torvare queste informazioni sarà più difficile per tutti e pensiamo che questo sia un male per le persone, gli editori, le agenzie di stampa e gli utenti Twitter”.

Non si è fatta attendere la replica di Google, che ha affermato “Siamo un po’ sorpresi dei commenti di Twitter su Search plus Your World perché hanno scelto loro di non rinnovare il nostro accordo la scorsa estate”.

 

La società di Mountain View, intanto, ha dovuto ammettere in seguito a uno scoop della BBC di aver ottenuto profitti dalla pubblicità di prodotti illegali, generata dal suo sistema automatico AdWords.

Il caso è nato dalla denuncia di una signora che aveva acquistato da rivenditori non ufficiali dei biglietti per le Olimpiadi di Londra 2012. Ma i ricavi illeciti sarebbero legati anche alla vendita di cannabis e di passaporti falsi.

Google cade, dunque, di nuovo, sui link sponsorizzati: lo scorso anno, la società ha pagato 500 milioni di dollari dopo una causa legata alla vendita di farmaci illegali.