Key4biz

Deutsche Telekom: quale exit-strategy negli Usa dopo il collasso della fusione tra T-Mobile e AT&T?

Stati Uniti


Deutsche Telekom, che riceverà da AT&T il pagamento di 6 miliardi di dollari come penale per la mancata acquisizione della divisione americana T-Mobile Usa, deve ora risolvere il problema di come tirarsi fuori dal mercato Usa e si riaffaccia l’ipotesi di una fusione tra la sua filiale e Sprint.

 

Deutsche Telekom ha fatto il suo ingresso nel mercato mobile americano nel pieno della bolla telecom, nel 2001, quando acquistò per 30 miliardi di dollari in contanti e azioni il gruppo VoiceStream Wireless, successivamente ribattezzato T-Mobile Usa.

T-Mobile Usa è il quarto operatore mobile sul mercato Usa e – dopo essere stato per alcuni anni il motore della crescita di DT – si è trasformato nel ‘figliolo problematico’ del colosso tedesco, di cui rappresenta un quarto del fatturato, ma con utili in calo e una quota di mercato che ha sofferto della mancanza dell’iPhone nel portafoglio prodotti. Alla luce, quindi, della crescente competizione e della necessità di investire pesantemente nelle infrastrutture di nuova generazione, il Ceo di DT, Renè Obermann, ha iniziato a valutare lo scorso anno varie opzioni per valorizzare l’asset, finendo per avallare un merger contro cui, però, si sono opposti sia i concorrenti che le Autorità americane.

 

A questo punto, Obermann non ha ancora dettagliato una nuova exit strategy, assicurando comunque agli investitori di essere al lavoro su un piano a lungo termine per T-Mobile Usa.

 

Secondo l’analista Will Draper, tuttavia, “l’unica soluzione a lungo termine per Deutsche Telekom è una fusione tra T-Mobile Usa e Sprint”, così come ipotizzato prima dell’entrata in scena di AT&T.

Le trattative, allora, si incentravano sulla vendita di T-Mobile a Sprint, in cambio di una quota della nuova società.

Sprint è il terzo operatore mobile americano e l’unione tra le due società sarebbe meno problematica di quella con AT&T, che avrebbe creato un colosso con oltre 130 milioni di clienti, una quota di mercato complessiva del 43% (contro il 34% di Verizon) e  un fatturato da circa 80 miliardi di dollari.

 

“Sul lungo periodo abbiamo bisogno di più spettro e di maggiore capacità di rete, ma non vogliamo speculare su misure o accordi inorganici”, ha affermato Obermann nel corso di una conference call coi giornalisti, sottolineando l’assurdità dello stop alla fusione arrivato dalle autorità americane.

La società tedesca, che ha perso importanti occasioni per rimpolpare la dotazione frequenziale di T-Mobile mentre era in attesa del via libera alla vendita, riceverà da AT&T nuove risorse di spettro nelle città di Los Angeles, Dallas e Boston, oltre a 3 miliardi cash.

 

Quel che è certo, però, è che se anche Sprint rappresenta la soluzione sul lungo periodo, nel breve termine Deutsche Telekom dovrà spendere ancora denaro per un business in declino e inserire in bilancio oneri straordinari per oltre 1 miliardo di euro. Per l’upgrade della rete e l’acquisizione di nuove frequenze, gli analisti prevedono un esborso di circa 9 miliardi di dollari, paventando anche una revisione delle politiche sul dividendo dei prossimi anni. Per il 2012, il pay out è stato fissato a 70 centesimi di euro, mentre nei prossimi tre anni è previsto un programma di buyback da 1,2 miliardi di euro. Cifre confermate da Deutsche Telekom nelle scorse settimane ma che ora, visto il cambio di programma negli Usa, potrebbero costringere DT a unirsi a Telefonica nella schiera dei grandi gruppi tlc pronti a tagliare il dividendo.

Exit mobile version