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AT&T rinuncia a T-Mobile Usa. Pagherà penale da 4 mld di dollari a DT

Stati Uniti


Dopo nove mesi di battaglia, AT&T rinuncia all’offerta di acquisizione da 39 miliardi su T-Mobile USA e pagherà, quindi, una penale di 4 miliardi di dollari a Deutsche Telekom. Troppi gli ostacoli regolamentari all’alleanza, che secondo le Autorità americane – il Dipartimento di Giustizia e la FCC – e i concorrenti, avrebbe limitato la concorrenza sul mercato mobile e creato pregiudizio ai consumatori.

 

In una nota, AT&T ha precisato che stringerà un accordo di roaming con T-Mobile USA e ha criticato le azioni che hanno l’hanno costretta ad abbandonare il deal.

“La combinazione tra AT&T e T-Mobile USA avrebbe offerto una soluzione alla carenza di spettro e in assenza di questo accordo, i consumatori saranno danneggiati e i necessari investimenti ostacolati”, si legge nella nota.

 

Alla fine di novembre, AT&T ha deciso di inscrivere a bilancio oneri una tantum per 4 miliardi di dollari, ossia l’ammontare della penale da pagare a Deutsche Telekom più 1 miliardo di dollari di valore contabile per la fornitura di risorse di spettro a T-Mobile USA.

 

Deutsche Telekom, che considerava l’accordo un’ottima soluzione per uscire dagli Usa e concentrarsi su altri mercati, ha fatto sapere che reintegrerà T-Mobile USA nelle sue operazioni, sottolineando che la previsione di un Ebitda di 19,1 miliardi di euro per il 2011 non subirà variazioni.

 

AT&T dovrà, dunque, trovare altre vie per migliorare la rete wireless e giocare ad armi pari con Verizon Wireless, mentre T-Mobile dovrà trovare una soluzione per rafforzarsi sul versante dei servizi mobili di quarta generazione.

 

La prima lezione da trarre dal fallimento dell’accordo è che, nonostante il trend di inevitabile consolidamento sul mercato delle tlc, le condizioni sono radicalmente mutate rispetto a 5 anni fa, quando AT&T poté comprare BellSouth per 86 miliardi di dollari.

 

Per soddisfare la crescente domanda di internet in mobilità, dunque, AT&T dovrà cercare di acquistare risorse di spettro da un’altra compagnia, aspettare che il governo metta all’asta nuove frequenze o cercare di massimizzare la capacità della sua attuale dotazione frequenziale attraverso la realizzazione di nuove antenne e l’ammodernamento dell’infrastruttura attuale.

Qualsiasi di queste opzioni, ha sottolineato l’analista Colby Synesael di Cowen & Co., “richiede tempo, denaro e implica un certo rischio”.

Il Governo, infatti, non prevede un’asta nel breve periodo e i concorrenti hanno fatto incetta di spettro mentre AT&T cercava di convincere le autorità della bontà della sua proposta su T-Mobile: Sprint Nextel ha stretto un accordo finanziario e di condivisione delle reti con il fornitore di servizi wireless Clearwire e potrà quindi usufruire delle sue frequenze, mentre Verizon Wireless ha siglato un’intesa da 3,6 miliardi di dollari per acquistare lo spettro inutilizzato degli operatori via cavo Comcast, Time Warner Cable e Bright House Networks Friday (riuniti nel consorzio SpectrumCo): un accordo che, a differenza di quello tra AT&T e T-Mobile, non dovrà passare al vaglio dell’antitrust perché non prevede la scomparsa dal mercato di alcun player.

 

“Senza l’accordo con T-Mobile – ha aggiunto Synesael – sarà difficile per AT&T. Non c’è una soluzione chiara”.

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