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Telecom Italia: cloud rallentato da analfabetismo digitale delle imprese, ma la crisi dovrebbe aiutare il decollo dei servizi

Italia


Il mercato globale del cloud computing raggiungerà un valore di 148,8 miliardi di dollari nel 2014 da 68,3 miliardi, ma l’Italia rischia di rimanere indietro in uno dei segmenti tecnologici a più rapida crescita a causa dell’analfabetismo digitale delle grandi aziende.

Lo ha sottolineato in un’intervista ripresa da Bloomberg Simone Battiferri, responsabile delle tecnologie Cloud e della Divisione Top Clients di Telecom Italia.

“Di solito l’affermazione e l’accettazione di una tecnologia in Italia richiede più tempo che in altri paesi”, ha affermato Battiferri sottolineando che “il livello di alfabetizzazione informatica nel paese è tra i più bassi in Europa”.

 

Eppure, secondo Battiferri, grazie all’utilizzo delle tecnologie cloud, le aziende e le amministrazioni pubbliche potrebbero abbattere “fino al 60%” i costi legati alla proprietà delle infrastrutture informatiche, compresi i costi relativi ai consumi energetici, ottimizzando al contempo le prestazioni.

Ma le grandi imprese nostrane sono particolarmente lente nell’adozione delle nuove tecnologie rispetto alle piccole e medie imprese che – ha affermato ancora Battiferri – sono state “più rapide ad accogliere i servizi cloud perché è più facile per loro” effettuare questo cambio di paradigma, ma anche perché l’adozione dei nuovi servizi in alcune compagnie è stata rallentata dalla mancanza di competenze IT.

 

L’offerta cloud di Telecom Italia – Nuvola Italiana – è partita più di un anno fa. Al suo lancio, Franco Bernabè affermava che “…i programmi di potenziamento della banda larga e ultra larga sono un impegno fortissimo che abbiamo verso noi stessi, verso i nostri clienti e il Paese. Telecom Italia – sottolineava Bernabè – non può vivere di connettività” (Leggi articolo Key4biz).

Secondo Battiferri, Telecom Italia conta al momento circa 1.500 clienti cloud. Il fatturato di questi servizi è incluso nella voce ‘tecnologie ICT’, che nei primi nove mesi è cresciuta dell’8,5% a 585 milioni di euro.

Nel 2012 – prevede Battiferri – Nuvola Italia registrerà una crescita a due cifre, mentre il mercato italiano del cloud computing e delle infrastrutture dovrebbe raggiungere il valore di 2 miliardi di euro alla fine del 2014.

 

“Nell’attuale ambiente macroeconomico, le aziende cercheranno di tagliare ulteriormente i costi e questo potrebbe aiutare il decollo dei servizi, ma al momento si riscontra un approccio attendista”, ha sottolineato ancora Battiferri, ricordando che Telecom Italia dispone di una piattaforma molto sicura, totalmente in linea con le stringenti normative europee e italiane, e i cui data center sono dislocati tutti nel nostro paese.

 

Il nostro paese, purtroppo, non è molto ricettivo in fatto di nuove tecnologie (cellulari esclusi naturalmente): secondo l’ultima classifica del World Economic Forum, l’Italia è al 51esimo posto per capacità di utilizzare e trarre benefici economici e sociali dalle nuove tecnologie, mentre secondo un rapporto di Boston Consulting Group – che fornisce una valutazione dell’impatto di internet sull’economia sia in termini attuali che prospettici – se nei paesi nordeuropei l’economia digitale contribuisce al PIL in misura compresa tra il 5,8% e il 7,2%, questa percentuale si ferma in Italia al 2,2%.

 

La colpa, secondo l’analista Saverio Papagno, è da attribuire alla bassa penetrazione della banda larga fissa e alla scarsa adozione dei servizi IT da parte della Pubblica Amministrazione, che pure – e in questo periodo di crisi non sono spiccioli – adottando le tecnologie ICT potrebbe arrivare a risparmiare fino a 43 miliardi di euro l’anno, un valore pari circa al 80% del deficit dello Stato, e produrre un incremento del Pil italiano tra lo 0,4% e lo 0,9% (Dati Osservatori ICT del Politecnico di Milano).

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