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Frequenze Tv: chiusura del beauty contest per fine anno? Monta la polemica su ‘regalo’ da 16 mld, più di metà della manovra

Italia


Il beauty contest per le frequenze televisive va avanti e “non ha subito alcuno stop o ritardo in seguito all’insediamento del nuovo Governo”.

Lo riferiscono fonti vicine al dossier, spiegando che la Commissione che deciderà sull’assegnazione dei multiplex “si è insediata da meno di un mese” e “si spera di concludere entro la fine dell’anno come grossomodo era previsto. La gara, peraltro, ha un elevato livello di complessità”.

Neanche i ricorsi al Tar presentati da alcuni partecipanti frenano la procedura. “La commissione – chiariscono le fonti – non si è fermata per i ricorsi“.

 

Restano in gara, dopo l’uscita di Sky Italia (Leggi Articolo Key4biz), Prima Tv, Canale Italia (per i lotti A2 e A3), TI Media (per i lotti B1, B2 e C1), Elettronica Industriale (per i lotti B1 e B2), Europa Way (per il lotto A1), 3lettronica Industriale (per il lotto A2) e la Rai (per i lotti B1 e B2). La commissione nominata per esaminare le proposte è composta a Giorgio d’Amato, Vincenzo Franceschelli e Francesco Troisi.

 

Ma ormai in tanti, nel mondo della politica, chiedono che le frequenze televisive vengano vendute e non regalate. Perché da sole potrebbero portare in cassa diversi miliardi di euro: le frequenze valgono sul mercato 16 miliardi, cioè più di metà della manovra.

In pratica si chiede al nuovo governo di ripudiare il metodo scelto dall’Agcom nel 2009: l’Autorità allora ritenne legittimo e possibile che le frequenze venissero regalate agli editori – nuovi o vecchi, come Rai e Mediaset – forti di alcuni requisiti, di alcune qualità imprenditoriali.

Nei giorni scorsi il presidente dell’Agcom, Corrado, Calabrò, s’è giustificato spiegando che: “Oggi che con la crisi si raschia il barile, viene più di un dubbio pensando che stiamo dando gratuitamente le frequenze, anche se questo avviene in tutta Europa. Comunque, è troppo tardi per tornare indietro anche perché il bando è ben avviato e poi l’Italia rischierebbe un’altra infrazione da parte dell’Ue”.

 

Nell’editoriale di Repubblica di oggi, dal titolo “Lo scandalo delle frequenze”, si solleva il caso del beauty contest per chiedere Mario Monti di rivedere le regole: “Il governo blocchi subito quella falsa gara gratuita e indichi un’asta regolare, che non regali ma valorizzi le frequenze a vantaggio dei conti pubblici. E dichiari che le risorse serviranno a restituire alle pensioni fino ai duemila euro quella difesa dall’inflazione che la manovra ha tolto, sopra i 936 euro”.

 

Intanto il leader di Idv, Antonio Di Pietro, ha fatto sapere che non darà la fiducia al governo se nella manovra non verrà introdotta la vendita all’asta delle frequenze tv del digitale, oltre a tagli consistenti alle spese militari, che consentiranno così di ridurre la portata dell’intervento sulle pensioni.

Anche l’ufficio di presidenza di Fli indica la vendita delle frequenze come una delle misure che possono migliorare la manovra. Sel pone la questione dell’asta tra i temi della mobilitazione in programma domenica prossima. E non manca l’intervento della Federazione nazionale della stampa che ha detto: “Al governo si chiede di avere il coraggio e la saggezza per cancellare i regali sulle frequenze tv facendone pagare il giusto valore in un’asta veramente aperta“.

 

Dal Pd, Paolo Gentiloni, ha spiegato che “Nessun ostacolo giuridico impedisce al governo di azzerare il beauty contest con il quale frequenze Tv di valore miliardario verrebbero regalate ai soliti noti”.

Aggiungendo che “Il beauty contest, infatti, non essendo stato ancora aggiudicato può essere annullato in base all’ovvio interesse pubblico costituito da esigenze economiche e da obiettivi di pluralismo televisivi. Quanto ai risvolti europei è evidente che questo beauty contest, che finirebbe per rafforzare i vecchi incumbent della tv analogica, non è in grado di chiudere la procedura di infrazione Ue al momento congelata”.

“La scelta di azzerare il beauty contest e di mettere all’asta le frequenze Tv, oltre a comportare ovvi benefici per le casse dello Stato – ha concluso Gentiloni – non andrebbe dunque incontro a nessun ostacolo né sul piano interno né su quello europeo”.

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