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Telecom Italia: per Moody’s nessun rischio insolvenza grazie a forte generazione di cassa e solida liquidità

Italia


Anche se la crisi del debito in Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna e Italia – i cosiddetti ‘PIGS’ – ha portato i mercati ad attribuire ad alcune imprese di questi paesi un più alto rischio di insolvenza, Telecom Italia non è a rischio default.

Lo ha fatto sapere l’agenzia di rating Moody’s, secondo cui la società guidata da Marco Patuano (Ad) e Franco Bernabè (presidente esecutivo), come quasi tutti i principali operatori europei di telecomunicazioni, ha esigenze di rifinanziamento ‘significative’ ma del tutto gestibili sul medio e lungo termine.

Il principale gruppo telefonico italiano, insomma, non sarà penalizzato dalla crisi e dalle tensioni sui mercati obbligazionari, principalmente in ragione di fattori quali “una forte generazione di cassa e fonti di liquidità di grandi dimensioni”.

Lo stesso vale per altri grandi operatori tlc quali Portugal Telecom e Telefonica le cui necessità di finanziamento di medio termine, spiega Moody’s in una nota, “appaiono gestibili nonostante la percezione del mercato che la qualità di questi soggetti sia legata ai Paesi in cui hanno la sede”.

 

A rischio appaiono, invece, altri gruppi con profili di debito a scadenza più breve, con maggiore quantità assoluta di debito in scadenza nei prossimi quattro anni e quelli di paesi che hanno attualmente un accesso limitato al mercato e alti costi di finanziamento a causa della crisi del debito sovrano.

Tra questi, ad esempio, l’irlandese Erc Ireland Finance e la greca OTE.

 

Ma società come Telecom Italia, che dispongono di una forte e stabile capacità di generazione di cassa, sono considerate dagli investitori come ‘zone franche’ anche in tempi di forte stress finanziario.

Sottolinea Moody’s che anche immaginando uno scenario – da qui al 2015 – in cui queste società fossero costrette a pagare interessi più alti a causa delle pressioni sul debito sovrano, l’impatto sarebbe limitato proprio in virtù del forte flusso di cassa da esse generato. L’incremento dei costi per Telefonica, ad esempio, si aggirerebbe intorno al 20% e a circa il 9% per Portugal Telecom. Decisamente drammatico sarebbe invece l’impatto per OTE, che subirebbe un aumento stimabile attorno all’80%.

Per i gruppi più forti, tra cui anche Telecom Italia, resterebbe gestibile anche l’effetto sul rapporto con il margine operativo lordo che per la società italiana  rimarrebbe intorno al 4.

 

Secondo le stime dell’agenzia di rating, a dicembre 2010 il settore delle tlc era gravato da un debito complessivo di circa 300 miliardi di euro, dei quali 135 miliardi in scadenza entro il 2015. Le scadenze in capo al settore tlc, aggiunge Moody’s, corrispondono all’11% del totale relativo alle imprese non finanziarie nei prossimi 12 mesi: il settore si pone dietro solo all’automotive (16%) e all’energia (13%).

 

“Stimiamo – ha sottolineato Ivan Palacios, vice presidente senior analyst di Moody’s – che in media maturino circa 35 miliardi di debito per le tlc ogni anno: i maggiori operatori come Telefonica, Vodafone, Deutsche Telekom, France Télécom e Telecom Italia rappresentano una fetta consistente, pari al 75% della scadenze”.

In cima alla ‘top five’, la spagnola Telefonica, con 30 miliardi di euro di debito in scadenza nei prossimi 4 anni, seguita da Vodafone (20 miliardi), Deutsche Telekom (19,8 miliardi), Telecom Italia (17,2 miliardi) e France Télécom (13,6 miliardi).

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