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Tassa di scopo per gli Isp francesi, adesso finanzieranno anche il futuro Centro nazionale della musica

Francia


Gli Isp francesi dovranno contribuire al finanziamento del futuro Centro nazionale della musica. Lo ha annunciato il presidente Nicolas Sarkozy, parlando della necessità di un nuovo modello economico per la cultura nell’era digitale.

Sarkozy ha inoltre insistito sulla necessità di un dialogo aperto con gli OTT, specie sulle questioni riguardanti la ‘fiscalità digitale’.

“Mi auguro che i fornitori d’accesso, che sono estremamente ricchi, possano contribuire alla creazione musicale come un certo numero di attori lo fanno già per il cinema“, ha detto il presidente riferendosi all’ultima misura che prevede appunto il contributo degli ISP per il CNM.

 

Un Rapporto pubblicato la scorsa settimana anticipa, infatti, alla prossima primavera l’apertura di questo Centro nazionale della musica, con una dotazione di 145 milioni di euro che sarebbe finanziata dagli ISP, anche attraverso la ridistribuzione del loro contributo al Centro nazionale del cinema.

L’obiettivo è di aiutare la creazione in un settore che ha subito le conseguenze dello sviluppo di internet e del suo modello gratuito.

 

Per il presidente francese, oggi si tratta di “ricostruire dalla A alla Z un modello economico per servire l’economia della cultura” che richiede tanta immaginazione e soprattutto tanto ‘coraggio’.

Sarkozy s’è detto soddisfatto di vedere che nella lotta alla pirateria tanti Paesi stanno seguendo l’esempio della Francia e della sua legge Hadopi, grazie alla quale il downloading illegale s’è ridotto del 35%.

 

“Il giorno che non ci sarà più la musica, il cinema o scrittori, cosa cercherete su internet? (…) se questi non possono essere proprietari delle loro opere come vivranno e cosa diventeranno?”, ha commentato il presidente per giustificare la sua politica per il web, specie le nuove misure che si intendono adottare contro lo streaming illegale (Leggi Articolo Key4biz).

Secondo Sarkozy è per queste ragioni che sarebbe necessario aprire un dialogo tra il mondo della cultura, le istituzioni e i giganti del web come Microsoft, Google e Facebook su questioni come il diritto d’autore o la ‘fiscalità digitale’.

“Non è lo Stato che paga le infrastrutture che ci consentono di collegarci a internet ma i contribuenti”, mentre i grandi gruppi “guadagnano molto sul mercato francese, buon per loro, ma non pagano un centesimo di imposta alla Francia. Questa non è economia culturale”.  

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