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ANICA: ridurre gli investimenti Rai sul cinema determinerebbe un collasso del sistema

Italia


Gli investimenti della Rai hanno avuto un ruolo decisivo nell’attivare e sostenere la rinascita del cinema italiano. Lo afferma l’ANICA in una nota a seguito di un incontro, il primo da lungo tempo, avuto con la Direzione generale della Tv pubblica.

 

L’Associazione, che rappresenta le industrie italiane del cinema e dell’audiovisivo, sottolinea che se gli spettatori di film nazionali sono passati in dieci anni, da poco più di 10 a oltre 40 milioni, si deve anche all’azione del servizio pubblico, soprattutto a Rai Cinema, i cui vertici erano presenti all’incontro che s’è tenuto lunedì scorso.

La Rai ha anche riconosciuto la necessità e l’opportunità di una valorizzazione del nuovo cinema italiano, attraverso uno sviluppo della sua diffusione sulle proprie reti.

 

Il Direttore generale, Lorenza Lei, nel corso dell’incontro ha ribadito l’importanza del cinema italiano all’interno dei palinsesti Rai e l’intenzione dell’azienda di continuare a sostenere l’industria del nostro cinema, sia per il valore culturale che per quello strategico, tuttavia, ha precisato, che qualora permanesse la sofferenza economica e finanziaria della Rai, a seguito dello squilibrio crescente fra costo dell’attività di servizio pubblico e ricavi da canone (falcidiati dall’evasione), potrebbe essere molto difficile mantenere gli stessi livelli di investimento nella produzione cinematografica.

 

L’ANICA ha ribadito che, nella situazione attuale, di estrema tensione finanziaria, ogni riduzione dell’investimento della Rai, peraltro obbligato da una legge dello Stato, genererebbe un collasso del sistema cinematografico. Il mondo del cinema, in tal caso, combatterebbe con tutte le sue armi per difendere la sua sopravvivenza.

 

Le parti hanno comunque convenuto che è necessario intraprendere al più presto iniziative forti, insieme a tutte le componenti dell’industria culturale innervate dall’azione della Rai, per ottenere provvedimenti urgenti che eliminino l’evasione del Canone, che ammonterebbe in totale a circa 800 milioni di euro.

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