Key4biz

20 anni di internet, Tim Berners-Lee: ‘Bisogna garantire la Net Neutrality e il diritto a non essere spiati’

Italia


“Dobbiamo iniziare a parlare di diritto all’accesso al web e anche di diritto a non essere spiati. Dobbiamo fare in modo che Internet resti gratuito, aperto e neutrale“.

‘Let the web serve humanity’, è il motto di Tim Berners-Lee, il padre del World Wide Web, che oggi a Roma ha festeggiato i 20 anni della sua invenzione con filosofi, economisti, esperti di nuove tecnologie.

 

“Oramai tutto il mondo è online e i governi devono utilizzare il web come supporto perché aumenta l’efficienza e l’accessibilità ai dati, le persone che votano devono essere informate“, ha aggiunto Berners-Lee, spiegando che man mano che la piattaforma cresce e si irrobustisce “bisogna lavorare per ridurre il divario tra chi lo usa o chi no, cercando di non lasciare indietro gli anziani.

 

Tutti devono far parte della società dell’informazione. Alla fine del suo intervento,  Tim Berners-Lee ha spento 20 candeline su una torta con in cima un mondo a ricordare la diffusione planetaria del web.

 

In Italia è connesso al web il 51% della popolazione, è una dato su cui bisogna lavorare.

Il “driver per il 2012 sono i distretti industriali, le infrastrutture. Lavorare per portargli la banda larga è una priorità per il 2012“. Ad affermarlo è l’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, secondo il quale tra banda larga e ultralarga, serve un banda “giusta in funzione dei bisogni” e “noi abbiamo ancora distretti industriali dove a fatica la connessione è minima”. Il “driver per il 2012 sono i distretti industriali, le infrastrutture, lavorare per portargli la banda larga è una priorità per il 2012“.

“Quello di cui abbiamo bisogno sicuramente – ha proseguito – è la crescita che non può non passare da nuove tecnologie e internet. Noi abbiamo una delle normative migliori in Europa su internet. Serve un’amministrazione pubblica digitale. Facciamolo accadere“. Patuano ha messo in evidenza due aspetti del digital divide. Il primo, ha spiegato, è tecnologico: la “banda larga o la più larga” sono legate agli “investimenti” e “oggi si combatte mettendo molte antenne mobili di nuova generazione“. Poi c’è l’aspetto dell’alfabetizzazione digitale il cui tasso in Italia è “troppo basso e questa è una parte importante del lavoro da fare”.

“Quello che occorre è una forte consapevolezza della classe politica sul tema Internet”, ha detto nel proprio intervento Stefano Rodotà, giurista ed ex Garante della Privacy.

“Negli ultimi 15 anni il web ha creato settecento mila posti di lavoro, giocare con gli investimenti sulla banda larga, come è stato fatto, dicendo che ci saranno investimenti di 800 milioni che poi scompaiono è un modo pessimo per affrontare queste questioni“.

 

“In Francia esiste un viceministro per l’economia digitale. Io mi accontenterei di molto meno“, ha poi aggiunto Rodotà nel giorno in cui sta prendendo forma un nuovo governo. “Il web può essere considerato un bene comune globale per due motivi”, ha spiegato sottolineando che non solo vuol dire dare ai cittadini la possibilità “tecnologica” di accedere alla rete a costi contenuti. “Il web a disposizione di tutti vuol dire che tutto ciò che c’é nel web, cioè un bagaglio di conoscenza enorme e senza precedenti, può essere utilizzato da tutti a livello personale e collettivo. L’accesso libero al web – ha concluso Rodotà – favorisce concretamente la partecipazione politica dei cittadini”.

 

E oggi a Roma sono presenti anche i blogger per discutere della primavera araba. Il blogger egiziano Wael Abbas, che si serve del web per rivendicare i diritti civili nel suo Paese parlerà di “Egitto, la rivoluzione non è finita”, mentre la blogger israeliana Na’Ama Shamgar affronterà “Facebook for Peace”: l’utilizzo dei social network per stimolare tolleranza, comprensione e pace tra i popoli. Muna Hasan, invece, attivista e giornalista palestinese, impegnata per i diritti civili, tratterà, in diretta su Skype, l’argomento “Open street map Palestine” per promuovere l’uso delle nuove tecnologie come strumento di emancipazione delle comunità locali.

Exit mobile version