L’Italia pensa al post Berlusconi mentre restano in sospeso il risarcimento alle Tv locali e i prossimi switch-off

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Il leader di Idv, Antonio Di Pietro, ha chiesto che una parte del tesoretto digitale venga destinato a risarcire le Tv locali.

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Divendo digitale

Mentre in Italia si discute della possibilità di un governo tecnico guidato da Mario Monti o sull’opportunità o meno di andare subito alle elezioni, restano i pesanti interrogativi sull’asta delle frequenze 4G e sul beauty contest.

Cosa succederà adesso? Il Ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, come tutto il governo, è al lavoro per fornire risposte sulla tempistica degli impegni presi con l’Europa. Gli ispettori dell’Ue e della Bce, ha spiegato Romani, “hanno chiesto delucidazioni, degli approfondimenti sulla lettera che abbiamo mandato. Ci saranno risposte circostanziate rispetto ai tempi” di attuazione degli impegni.

 

Intanto però rimangono i problemi, sicuramente minori rispetto al quadro politico nazionale, ma ugualmente essenziali dei prossimi switch-off.

Stefano Vinti, assessore alle Infrastrutture tecnologiche e immateriali della Regione Umbria, è preoccupato perché a una settimana dallo switch-off il Mise non ha ancora assegnato le frequenze alle televisioni locali e regionali.

“Il rischio è che, nonostante gli sforzi e l’impegno della Regione, che peraltro non ha specifiche competenze in materia, si arrivi al 17 novembre, data di inizio, senza che le diverse emittenti locali presenti in Umbria abbiano avuto la possibilità di procedere agli adeguamenti tecnici indispensabili per l’avvio del nuovo sistema. Se non si assegnano le frequenze tutto è bloccato”.

 

L’Assessore Vinti, che ha già sollecitato il Ministero per una soluzione rapida, ha aggiunto che teme “quello che sta succedendo in Toscana, dove, con il passaggio in corso, sono disponibili soltanto 18 frequenze per 56 emittenti”.

“Bisogna evitare – ha concluso – un caos del genere, perché in questo modo una fetta consistente della popolazione umbra resterebbe esclusa dall’informazione locale”.

 

Resta ancora in dubbio l’ammontare dell’indennizzo alla Tv locali per le frequenze espropriate a vantaggio della banda larga mobile.

A riguardo il leader di Idv, Antonio Di Pietro, ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro Paolo Romani, sostenendo che il tesoretto dell’asta dovrebbe andare a risarcire, almeno in parte, le tv locali.

Nel mirino dell’ex pm c’è la modalità con cui è stato organizzato il beauty contest, come deliberato due anni fa dall’Agcom. Un sistema che prevede la concessione gratuita delle frequenze solo a chi risponde ai requisiti fissati dal ministero e che, secondo alcuni, avvantaggia gli operatori storici come Rai e Mediaset.

Una scelta, ha detto Di Pietro, “particolarmente criticabile” perché ha di fatto assegnato sei frequenze “a costo zero” mentre un’asta pubblica avrebbe prodotto “un introito stimato da 1 a 2 miliardi di euro”. Qualora – ha aggiunto il leader Idv – il vero obiettivo fosse stato quello di assicurare la massima valorizzazione economica delle frequenze da assegnare”.

 

La questione ha due aspetti: uno riguarda la banda larga mobile e l’altro l’assegnazione di 6 frequenze ad altrettante emittenti televisive digitali. Mentre nel primo caso gli spazi sono stati assegnati con un’asta (e un incasso di 3,9 miliardi di euro) nel secondo, grazie al beauty contest, i broadcaster nazionali hanno ottenuto gratuitamente gli spazi già liberi. Con una perdita stimata dagli addetti ai lavori intorno a 1,5 miliardi di euro. Oltretutto le tv locali hanno dovuto cedere le proprie frequenze agli operatori tlc, senza ricevere in cambio un adeguato indennizzo.

Sulla vicenda a fine settembre si è anche espresso il Financial Times: “Il governo perde l’occasione di far cassa e rafforza ulteriormente il duopolio di Rai e Mediaset”.

 

Il Ministro Giulio Tremonti vorrebbe destinare il tesoretto digitale (3,9 miliardi di euro) alla riduzione del rapporto deficit-Pil, mentre Romani lo vorrebbe usare per concedere sgravi fiscali alle imprese di Tlc.

Di Pietro chiede invece al titolare del Mise di “destinare a titolo di indennizzo una quota pari al 10% degli introiti derivanti dall’asta per le frequenze 4G in favore del settore televisivo locale”. Praticamente un mini-tesoretto di 390 milioni di euro: la metà della somma necessaria a risarcire le piccole emittenti, secondo la stima dell’associazione Aeranti-Corallo.

 

Dal Pd, i senatori Luigi Vimercati e Vincenzo Vita chiedono al governo di “ascoltare le ragioni delle emittenti, ripristinando i fondi compensativi a vantaggio del sistema delle tv locali”.

“Dopo aver tolto le frequenze alle emittenti locali con la promessa di destinare loro parte del ricavato extra dal bando di gara per le frequenze 4G – hanno spiegato Vimercati e Vita – il governo ha cancellato tale previsione nel ddl stabilità 2012. Il settore dell’emittenza televisiva locale è già stato oggetto di tagli ingenti, tanto negli anni passati quanto in tempi recenti, e ha dovuto affrontare i costi del passaggio dall’analogico al digitale sobbarcandosi le spese di riconversione dei propri impianti di trasmissione”.

 

“Per queste ragioni – hanno concluso i due senatori PD – chiediamo al governo di impegnarsi a destinare alle emittenti locali il 10% delle maggiori entrate dall’asta rispetto alla stima di 2,4 miliardi”.

 

Dal Pdl, il senatore Alessio Butti ha presentato un ordine del giorno (accolto in commissione) con cui si invita il Governo “a valutare l’opportunità di garantire, così come previsto dalla legge di stabilità 2011 (legge 13 dicembre 2010, n. 220), che una parte delle maggiori entrate derivanti dalla gara di assegnazione delle frequenze sia destinata al Ministero dello sviluppo economico per interventi a sostegno del settore delle telecomunicazioni, sia a livello infrastrutturale sia a livello locale, per definire un compenso per la cessione delle risorse frequenziali più congruo agli introiti ottenuti, nonché di risarcire parzialmente le tv locali che, a causa dell’esproprio delle frequenze, saranno costrette a cessare l’attività e a rifondere le aziende degli ingenti investimenti effettuati per adeguare gli impianti di trasmissione nelle aree passate al digitale terrestre”.