Cybercrime: gran successo per la prima esercitazione UE-USA, mentre la Cina respinge le accuse di spionaggio industriale

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Un Rapporto dell’Intelligence USA accusa Cina e Russia di spiare online le loro innovazioni. Ma il governo cinese replica: ‘Sono solo illazioni. La comunità internazionale abbandoni i pregiudizi e collabori seriamente con la Cina alla sicurezza online’.

Unione Europea


USA-UE

S’è tenuto ieri a Bruxelles il primo test transatlantico sul cybercrime. Esperti del Governo USA e dei Paesi Ue hanno simulato la possibilità di un’azione congiunta per rispondere alle minacce informatiche.

Cyber Atlantic 2011, questo il nome dell’esercitazione, ha visto il coinvolgimento di oltre 20 Stati Membri della Ue, coordinati dall’Agenzia ENISA (European Network and Information Security Agency) e dal Department of Homeland Security statunitense.

L’Italia ha partecipato tramite l’ISCOM, Dipartimento per le Comunicazioni, che ha contribuito alla pianificazione dell’esercitazione in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Sono stati testati due ipotetici casi: un attacco mirato al furto e alla pubblicazione online di dati sensibili provenienti dalle agenzie nazionali di sicurezza informatica dei Paesi Ue e un altro ai sistemi SCADA (Supervisory Control And Data Acquisition) usati nelle infrastrutture di produzione energetica.

Il Commissario Ue per la Digital Agenda, Neelie Kroes, ha commentato: “Gli ultimi attacchi informatici di alto profilo su scala mondiale evidenziano la necessità di un’azione globale. Il test di oggi fornisce indicazioni preziose agli esperti delle due sponde dell’Atlantico”.

 

Negli ultimi anni il problema della cyber sicurezza s’è manifestato in tutta la sua complessità, evidenziando la necessità di adottare misure idonee specie dopo i diversi attentati subiti, in varie parti del mondo, da istituzioni ma anche da grosse società.

Come per tutte le altre amministrazioni pubbliche del mondo, le minacce provenienti dal cyberspace, che hanno di mira le istituzioni europee, sono reali. Si sono già registrati diversi incidenti, specie a marzo e aprile, quando gli esperti informatici della Ue hanno individuato delle violazioni nei loro sistemi. In seguito s’è avuto un attacco all’Emissions Trading Scheme della Ue, che ha determinato il furto di 30 milioni di euro di diritti di emissione dai registri nazionali.

 

Cyber Atlantic 2011 rientra nell’impegno preso da UE-USA al summit di Lisbona del 20 novembre 2010 in merito alla sicurezza informatica. Gli obiettivi sono “affrontare nuove minacce alle reti globali da cui dipendono in misura sempre maggiore la sicurezza e la prosperità delle nostre società libere“. L’esercitazione si basa su quanto appreso durante il primo “stress test” di sicurezza informatica paneuropea Cyber Europe 2010, condotto dall’ENISA lo scorso anno.

 

Non si sono fatti i nomi di ipotetici nemici virtuali, ma l’esercitazione è avvenuta nello stesso giorno in cui è stato reso pubblico un Rapporto dell’intelligence americana, che individua nella Cina e nella Russia i Paesi più attivi nello spionaggio informatico contro aziende statunitensi.

I cinesi “sono gli attori più attivi e i più costanti nel campo dello spionaggio industriale“, si legge in questo documento consegnato al Congresso americano.

“Cina e Russia stanno attaccando la nostra ricerca e il nostro sviluppo con le loro agenzie di intelligence. E’ un problema serio perché noi investiamo nella ricerca. Servono soluzioni”, ha dichiarato Robert Bryant.

Secondo il Rapporto, questi cyber-spioni sarebbero interessati soprattutto alle tecnologie ICT, ai segreti commerciali, medici o parafarmaceutici, alle tecnologie militari, in particolare ciò che riguardai gli UAV e le comunicazioni navali.

“I due Paesi continueranno quasi certamente a impiegare importanti risorse e diverse strategie per ottenere informazioni da fonti americane, con lo scopo di pervenire a una parità economica, strategica e militare con gli Stati Uniti“.

La Cina ha subito respinto al mittente le accuse, definendole ‘irresponsabili’. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hong Lei ha negato le affermazioni americane.

“Gli hacker oltrepassano i confini nazionali e restano anonimi. Identificarli senza aver effettuato un’inchiesta a tutto campo e fare illazioni su di loro è poco professionale e irresponsabile”, ha spiegato Hong in una conferenza stampa.

“Spero che la comunità internazionale abbandoni i pregiudizi e collabori seriamente con la Cina alla sicurezza online“, ha concluso Hong Lei.