HP ci ripensa: la divisione PC non sarà venduta. Troppo alto il costo dello spin-off

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La divisione Pc ha realizzato nell’ultimo esercizio un fatturato di 40,1 miliardi di dollari per un utile operativo di 2 miliardi di dollari. La separazione del business sarebbe costata 1,5 miliardi e prodotto perdite per almeno 1 miliardo all’anno.

Stati Uniti


Meg Whitman

HP fa dietrofront: la divisione Pc non sarà smantellata né venduta, ma rimarrà parte della compagnia.

“HP ha valutato obiettivamente l’impatto strategico, finanziario e operativo dello spin off della divisione Personal Systems Group (PSG). Dopo la nostra analisi ci è risultato chiaro che mantenere PSG all’interno di HP è la decisione giusta per i clienti, i partner, gli azionisti e i dipendenti”, ha sottolineato il Ceo Meg Whitman.

 

Il gruppo californiano ha sottolineato che la decisione è stata presa in ragione della “profonda integrazione” dell’attività Pc nel business della società, soprattutto in termini di forniture – la scissione avrebbe fatto perdere potere di negoziazione con i fornitori di componenti, complicando la catena logistica e riducendo i margini di alcuni prodotti – e per il fatto che il personal computer contribuiscono in maniera sostanziale “al valore globale del marchio”.

 

La divisione Pc ha realizzato nell’ultimo esercizio un fatturato di 40,1 miliardi di dollari per un utile operativo di 2 miliardi di dollari.

I piani di vendita erano stati resi noti circa due mesi fa ed erano stati presentati come parte di una strategia di riallineamento delle operazioni verso segmenti in grado di generare maggiori volumi di fatturato.

Ma dalle nuove valutazioni è emerso anche che l’operazione sarebbe molto costosa da portare a termine.

Separare il business dei Pc richiederebbe infatti spese una tantum di 1,5 miliardi di euro, ha spiegato il responsabile finanziario Cathie Lesjak, oltre alla perdita di opportunità finanziarie per almeno 1 miliardo all’anno.

 

La Whitman è arrivata al timone della società poco più di un mese fa, appena 11 mesi dopo l’arrivo di Léo Apotheker, molto criticato per alcune decisioni inattese che hanno sconvolto l’attività della compagnia, come quella del possibile spin off della divisione Pc ma anche quella relativa all’acquisto dell’editore britannico di software Autonomy per 10,2 miliardi di dollari. Un prezzo molto al di sopra delle media di mercato e anche dell’enterprise value della stessa società.

 

“Ad agosto – ha ammesso la Whitman – HP ha confuso drammaticamente i mercati ed è difficile prevedere quali conseguenze ancora la società doivrà scontare”.

 

Gli analisti hanno apprezzato la decisione della Whitman  definendola “estremamente pragmatica”.

 

Alla Whitman toccherà ora decidere anche del destino del sistema operativo WebOs e delle strategie del gruppo nel settore dei tablet, dopo il ritiro dal mercato – voluto sempre da Apotheker – del TouchPad, per le deludenti vendite.

“Dobbiamo decidere cosa fare con WebOs e se tornare sul mercato c on nuovi device basati su questo software”, ha affermato la Whitman.

 

Per l’analista di Forrester, Frank Gillett, la decisione rappresenta “l’inizio di una serie di eventi che dimostrano che il board ha una migliore presa sulle decisioni strategiche, a differenza di agosto”.