La grande Italia delle Telecomunicazioni. Un libro ne racconta la storia. Gabriele Falciasecca: ‘Ritroviamo quello spirito pionieristico’

di |

Nicola D’Angelo alla presentazione in AgCom: ‘Telettra, Stet, Selenia sembrano fantasmi lontani, questo Paese ha bisogno di maggiore Ingegneria’

Italia


Nicola D'Angelo e Gabriele Falciasecca

Oggi sembra una realtà distante anni luce. Oggi pessimismo e sfiducia aleggiano in ogni angolo del mercato. Eppure, non molti anni fa, l’Italia era un Paese che vantava un posto di primo piano a livello internazionale nello sviluppo scientifico e tecnologico, nello sviluppo delle Telecomunicazioni.

Raccontare questo pezzo di storia non è un’operazione nostalgica e autolesionista, ma può essere un input per promuovere l’interesse per la tecnologia nelle giovani generazioni, con una possibile conseguente incentivazione a ricerche innovative.

È questo lo spirito che sta dietro a Storia delle Telecomunicazioni, opera in due volumi curata da Virginio Cantoni, Gabriele Falciasecca e Giuseppe Pelosi, ed edita da Firenze University Press. Il libro, 1024 pagine scritte da e per ingegneri, è stato presentato ieri a Roma, nella sede dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. L’occasione è stata propizia per una interessante dibattito, moderato da Raffaele Barberio, Direttore di Key4biz, sulle Tlc in Italia, grazie all’apporto di Aldo Roveri, Gabriele Falciasecca, Guido Vannucchi e Antonio Caroppo.

 

L’introduzione è stata affidata a Nicola D’Angelo, “padrone di casa” in qualità di Consigliere AgCom. “Per noi – ha dichiarato D’Angelo – è un bene ospitare questo tipo di presentazioni. Ci sono figure che hanno fatto la storia della modernità delle Telecomunicazioni italiane. Sul piano umano, sono stato contento di vedere de nomi dimenticati, e anche delle fotografie d’annata che mi hanno colpito emotivamente“. Questo volume, ha aggiunto ancora il Consigliere D’Angelo, “ricorda un tempo un cui eravamo primi, sia come manifattura che infrastrutture. Telettra, Selenia, Stet, per citare degli esempi, sono realtà che sembrano fantasmi lontani. Pensando a come eravamo, a quanto importante è stata la storia delle Telecomunicazioni in questo Paese e all’apporto dell’ingegneria, non nascondo di aver sentito un magone in gola. Oggi siamo di fronte a un momento drammatico. Avevamo un’Università che si muoveva, un centro di ricerca Rai, mentre se guardiamo alla ricerca di settore di oggi c’è da mettersi le mani nei capelli. Abbiamo perso, inoltre, l’informatica; il caso Olivetti fa rabbrividire”. Un libro di storia come questo, ha concluso D’Angelo, serve perché ci sprona a importanti considerazioni, per esempio che “il Paese ha bisogno di maggiore ingegneria“.

 

Come ha sottolineato uno dei curatori del libro, Gabriele Falciasecca, Professore straordinario e quindi ordinario di “Microonde” dal 1980 alla Facoltà di Ingegneria della Università degli Studi di Bologna (nonché Presidente di Lepida SpA, la società degli Enti pubblici della Regione Emilia-Romagna che gestisce le telecomunicazioni pubbliche regionali), “la grande occasione è stata quella di raccogliere delle testimonianze di chi c’era, di chi faceva. Questa è la differenza con altri volumi del genere“. In Storia delle Telecomunicazioni si raccontano personaggi estremamente positivi, che “è un bene conoscere, che possono ‘aiutarci’. Prendiamo Guglielmo Marconi (Falciasecca è Presidente della Fondazione Marconi, ndr): se qualcuno di noi è stato capace di fare determinate cose, allora lo saremo ancora. Se anche il livello medio delle Università italiane è declinato, abbiamo ancora dei punti di eccellenza“. Dai due volumi. Ha concluso il prof. Falciasecca, emerge che “c’è stato un periodo in Italia nel quale gli ingegneri non solo avevano capacità di fare, ma anche di decidere. Se questo spazio decisionale fosse riconquistato, io credo che le cose andrebbero meglio per il Paese“.

 

Una riflessione sul mondo universitario e su quello della ricerca è stata condotta da Aldo Roveri, Professore Ordinario di Reti di Telecomunicazioni all’Università di Roma La Sapienza. Roveri ha infatti espresso tutti i suoi dubbi sul sistema 3+2 e sui cambiamenti che ha portato in ambito didattico, ma anche sul modo di fare ricerca in Italia. La ricerca c’è, ma non è orientata alla committenza (e quindi alla verifica) e inoltre i finanziamenti sono “asfittici”. “Nel periodo di grande crescita industriale nel nostro Paese – ha ricordato-, c’era innanzitutto una grande attenzione alla ricerca“. Oggi il mercato del lavoro e i media, inoltre, orientano gli studenti a iscriversi a ingegneria gestionale o informatica, mentre troppo pochi si iscrivono a ingegneria delle Telecomunicazioni, una Facoltà che ha perso evidentemente il suo ‘appeal’. “Di questo bisognerebbe parlare di più“, ha concluso Roveri. 

 

Quello che provo oggi è un sentimento di rabbia”, ha detto Antonio Caroppo, Amministratore delegato di Sielte Spa, ma con un passato importante in Sirti. “Sirti, azienda nata nel ’21 e che quest’anno compie 90 anni, è una di quelle grandi aziende che hanno fatto la storia delle Tlc in Italia. Lo ricordo senza falsa modestia: andavamo in giro per il mondo a realizzare reti, eravamo l’avanguardia. Il ruolo di queste aziende va recuperato“. Caroppo, nel suo intervento appassionato, ha fatto intendere che certi trend negativi possono essere invertiti, se c’è la volontà: “Sielte ha assunto 700 dipendenti in 5 anni, sono tutti giovani, giovani ricercatori, giovani eccellenze. Purtroppo oggi il sistema spinge solo a portare il prezzo al ribasso, mancano in Italia gli interlocutori, si sacrifica l’ingegneria e questo è un dramma. Regalerò questo volume a ognuno dei miei 700 dipendenti perché sappiano qual è il passato del mondo di cui fanno parte“.

 

Guido Vannucchi, Professore di Ingegneria Elettronica, con esperienze significative in Italtel, Rai e altri grandi aziende italiane (e con una Laurea ‘ad honorem’ in Ingegneria delle Telecomunicazioni, conferita dall’Università di Padova nel 1998 per i contributi scientifici e manageriali apportati al campo della trasmissione dei segnali e per gli studi e le realizzazioni pionieristiche nel campo della televisione digitale), ha voluto rimarcare l’anima propositiva del volume (lui stesso si è occupato di un capitolo sulla televisione digitale): “Dobbiamo ritrovare lo spirito di un’epoca pionieristica. Non dimentichiamo quello che siamo stati; c’erano anni – ha ricordato – in cui la BBC veniva in Italia a vedere come avevamo fatto gli archivi digitali in Rai. Ritroviamo quell’entusiasmo“.

 

Il volume Storia delle Telecomunicazioni è suddiviso in cinque sezioni. La sezione Le origini parte dalle basi scientifiche dello sviluppo delle telecomunicazioni nell’Ottocento (Bucci), tratta gli sviluppi del pensiero scientifico che portarono alla rivoluzione della teoria dei campi (Morando), analizza la nascita delle prime tre fondamentali forme di comunicazione – telegrafo (Maggi), telefono (Del Re) e radio (Falciasecca) – e si conclude con il contributo della Marina Militare Italiana allo sviluppo delle radiocomunicazioni (Carulli, Pelosi, Selleri, Tiberio). Segue la sezione Gli sviluppi tecnico/scientifici, che presenta l’elaborazione numerica dei segnali (Rocca), illustra la genesi e la metamorfosi della trasmissione (Pupolin, Benedetto, Mengali, Someda, Vannucchi), le reti a pacchetto (Marsan, Guadagni, Lenzini), la fotonica nelle telecomunicazioni (Prati) e affronta il tema della ricerca nelle istituzioni (Fedi-Morello), soffermandosi in particolare sullo CSELT (Mossotto). Nella successiva sezione, I settori applicativi, si riflette in modo articolato su radiofonia, televisione e nascita del cinema digitale (Vannucchi, Visintin), sulle comunicazioni militari (Maestrini, Costamagna), sullo sviluppo del radar (Galati) e sulle telecomunicazioni spaziali (Tartara, Marconicchio). Nella sezione L’organizzazione dei servizi e il ruolo dell’industria si delineano i successi e il declino delle industrie di telecomunicazioni in Italia (Randi), le infrastrutture delle telecomunicazioni (Caroppo, Gamerro), il ruolo dei gestori nelle comunicazioni nazionali (Gerarduzzi), le reti e i servizi cellulari e wireless (Falciasecca, Ongaro) e partendo dalla prospettiva degli ultimi cinquant’anni si volge uno sguardo al futuro (Vannucchi). La sezione finale La formazione e la divulgazione offre spunti di riflessione multiprospettica: la formazione universitaria sulle telecomunicazioni, con attenzione all’evoluzione normativa e ai profili professionali (Roveri), gli aspetti sociali e culturali (Longo e Crespellani) e uno sguardo sui più importanti musei, collezioni e fonti documentali delle telecomunicazioni in Italia (Lucci, Savini, Temporelli, Valotti).