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Digitale terrestre: l’asta 4G minacciata dall’ombra delle interferenze. Le telcos non vogliono pagare e rischiano di finire in tribunale

Francia


Né il governo, né i broadcaster, né tantomeno le telcos intendono pagare per le interferenze che le frequenze 4G causeranno alle trasmissioni televisive in digitale terrestre.

Il Consiglio superiore dell’audiovisivo ha fatto sapere oggi che aspetterà la fine delle sperimentazioni, prevista per il 31 ottobre, per avere informazioni più precise, ma ha già assicurato che sarà ‘intransigente’ sul ‘rispetto della qualità del segnale televisivo’.

Chi pagherà quindi?

Al momento ci sono soluzioni tecniche per eliminare questo tipo di problema, come per esempio dotare i televisori di alcuni specifici filtri. Ovviamente non sono applicabili a tutti gli apparecchi, ma solo a quelli in grado di ricevere l’alta definizione, i più venduti negli ultimi anni, che sono i più sensibili a questo tipo di problema.  

Ma si tratta di una soluzione che richiederà molto tempo oltre a essere costosa. Al momento è impossibile stabilire l’esatto ammontare dei danni causati dai disturbi al segnale. Secondo Bouygues Telecom, la somma dovrebbe attestarsi tra i 500 milioni e 1,7 miliardi di euro.

Il governo non ha ancora stabilito l’importo e questo pone un grosso problema. I broadcaster non intendono minimamente pagare. Un esperto di audiovisivo ha dichiarato: “Lo Stato non può ricevere i miliardi di euro dall’asta 4G e, allo stesso tempo, appesantire le operazioni di coloro che sono stati spogliati di queste frequenze”.

Gli operatori telecom stanno facendo di tutto per non dover pagare somme aggiuntive.  

Le telcos ritengono esagerato il prezzo fissato dal governo per le licenze 4G e si lamentano della pressione fiscale che continua ad aumentare.

 

La Legge di Bilancio 2012, approvata a fine settembre, stabilisce che “In caso di interferenze, gli operatori prendono le misure necessarie a ristabilire la ricezione dei servizi televisivi con tutti i mezzi appropriati”.

Spetta agli operatori tlc dunque farsi carico finanziariamente delle eventuali denunce di interferenze per la ricezione del digitale terrestre (Leggi Articolo Key4biz).

E anche se la Legge non ha concluso il proprio iter, una norma sottolinea che gli ultimi arrivati sulle frequenze paghino per gli eventuali disturbi causati. Saranno quindi le telcos a dover pagare. Ma visto che queste non vogliono proprio sentirne parlare, probabilmente la questione finirà nelle aule del tribunale.  

 

“Lo Stato non può venderci un bene che non potremo usare in modo sicuro“, ha commentato un operatore del settore. “E’ lui che deve accollarsi questo rischio, visto che è il proprietario”.

 

Intanto il Consiglio superiore dell’audiovisivo ha chiesto agli operatori di fermare le loro sperimentazioni sul 4G a Laval per il weekend del 15 ottobre, per non rischiare disturbi al segnale durante la semifinale della Coppa del mondo di rugby.

Per l’Autorità sarebbe stato ingiusto privare della visione dell’evento sportivo gli abitanti della cittadina, scelta da Orange, SFR, Bouygues Telecom, Alcatel-Lucent, TDF e altri per testare le capacità del 4G.

 

Secondo Hugues Martinet, direttore del polo televisivo Towercast (NRJ), le frequenze 4G producono un fenomeno detto di ‘desensibilizzazione’.

Più precisamente, il segnale che proviene dalle antenne televisive è troppo debole rispetto a quello trasmesso dai ripetitori del 4G collocati in prossimità delle case.

 

A giugno, il Ministro dell’Industria, Eric Besson, aveva minimizzato la portata del problema: “Riguarda solo una parte veramente piccola di casi”.

Una posizione comprensibile: il governo è nel pieno del processo di vendita delle licenze 4G. I primi lotti hanno portato nelle casse dello Stato 936 milioni di euro. Il secondo blocco sarà messo all’asta, sulla banda da 800 Mhz, partendo dal prezzo base di 1,8 miliardi di euro e le frequenze saranno assegnati all’inizio del prossimo anno. Gli operatori interessati dovranno depositare le loro candidature entro il 15 dicembre.

In Italia le stesse frequenze sono state vendute per 3,9 miliardi di euro.

 

In tempo di crisi, appare molto difficile che il governo possa ritardare l’asta o rivedere al ribasso il prezzo delle frequenze per gli eventuali rischi di interferenze che, teoricamente, saranno a carico degli operatori.

Anche se in Gran Bretagna, per esempio, il regolatore ha rinviato all’anno prossimo la vendita delle licenze. Tra le ragioni tecniche avanzate, i problemi di interferenze sulla ricezione del digitale terrestre per quasi 800 mila case britanniche.

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