Festival Eurovisioni: la Tv e i telespettatori sempre più ibridi. Servono nuove regole

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Internet cambierà e arricchirà ma non scardinerà totalmente la televisione.

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Seconda giornata di Eurovisioni (Roma, 16 – 19 Ottobre), il Festival internazionale di Cinema e Tv dedicato quest’anno al tema “La televisione scatenata? Digitale, Cinema, Televisione e Democrazia”, ossia a come la convergenza della radiotelevisione digitale e dei servizi tlc – prevista per il 2012, con il lancio dei televisori connessi e la copertura generalizzata di internet mobile e fisso ad alta velocità – compirà una rivoluzione tecnologica che metterà in discussione le norme che fin qui regolano il modello europeo di televisione, ad esempio in materia di privacy, diritti politici, protezione dei minori.

 

L’Open Society Foundation ha presentato oggi le prime conclusioni del progetto Mapping Digital Media, che include il Rapporto I Media digitali in Italia.

Il progetto valuta le opportunità e i rischi del nuovo panorama tecnologico sul sistema dell’Informazione, in seguito tre novità fondamentali: il passaggio dalla tv analogica al Digitale, lo sviluppo di nuove piattaforme per l’informazione, la Convergenza tra Tv tradizionale e Telecomunicazioni.

A riferirne per Eurovisioni sono stati i curatori della Ricerca, Gianpietro Mazzoleni, Sergio Splendore (Università degli Studi di Milano) e Giulio Vigevani (Università di Milano Bicocca). Presenti anche Marius Dragomir e Miriam Anati, dell’OSF. Borbala Toth e Roberto Belichanec riferiranno rispettivamente per il Rapporto sull’Ungheria e sulla Macedonia, due fra i Paesi più in difficoltà sul fronte della libertà d’espressione e dell’indipendenza dei media.

Ha partecipato  al convegno anche la giornalista Tana De Zulueta.

 

La presentazione del Rapporto OSF è abbinata al grande progetto di proiezione internazionale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che in questa occasione “goes international”: grazie al sostegno della Open Society Foundation, il Sindacato dei Giornalisti italiani si apre all’estero con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per i giornalisti e le associazioni di media stranieri sensibili al tema della libertà di stampa. In occasione della tavola rotonda, la FNSI lancia la International Page FNSI.

 

Al dibattito, ha partecipato il Segretario Generale della FNSI Franco Siddi, il Presidente FNSI Roberto Natale, e subito dopo Paolo Gentiloni, Membro della Commissione Parlamentare per l’Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi.

La giornata di ieri s’è divisa in tre Atelier: Televisione Ibrida: le sfide per i cittadini; La Tv Ibrida: il nuovo panorama tecnologico; La Tv Ibrida: impatto sulla creazione.

 

Nel proprio intervento, il senatore del Pd Vincenzo Vita ha sottolineato che, aspettando l’arrivo della Tv Ibrida sul mercato, “per ora possiamo già osservare il comportamento dello spettatore ibrido, o almeno quello che definiamo ancora spettatore“.

Per Vita, La Tv ibrida in realtà non è identificabile con una tecnologia quanto con il comportamento sociale del teleutente guarda la tv, ma i con i meccanismi relazionali (social) gli e automatismi della rete. A rendere il meccanismo innovativo e interessante sono i numeri. Il Network TED ha presentato i dati di una ricerca sul caso italiano: il pubblico che segue i format tv su web arriva a superare il 12% degli utenti. La percentuale tra i giovani sale al 25%. YouTube fa impennare i risultati: 22% totale e 47% tra i giovani 14-29.

Queste nuove abitudini stanno trasformando i contenuti.

Guardando all’informazione, notiamo come la maggior parte degli utenti abbini ai tg tradizionali altre forme di informazione sociale. E’ un’integrazione in simultanea, relazionale; la tv ha fatto i conti con questo.

 

“Quanto alla tv italiana come sede di ricerca e innovazione – ha detto ancora Vita –  mi piace ricordare la bottega di Portobello, una delle punte più specifiche, in cui ci fu l’inizio di un fenomeno che ora procede in modo enorme. Risale ad allora questo crescendo di innovazione, non sempre percepito da chi amministrava la tv o la osservava. Il 2.0 ha intercettato il processo storico di evoluzione della tv, spostando sull’utente il baricentro”.

 

In Italia manca su scala territoriale la banda larga, ma l’utilizzo della rete va comunque avanti in altre forme, siamo comunque un grande mercato. Il problema della regolazione è tutt’altro che secondario, libertà, diritti, contraddizioni. Quale forma giuridica è utile? Non possiamo farlo con le architravi del sistema nazionale o europeo, la velocità del tempo e l’assenza dello spazio renderanno le ipotesi normative inutili.

 

Carlo Rognoni, Presidente Forum PD per la riforma Rai, ha commentato: Non mettiamo limiti a questa grande rivoluzione, ma questo sistema va vigilato. Quanto al ruolo del servizio pubblico nella tv ibrida, dovrebbe pensare non a come riciclarsi, ma a come rispondere ed adeguarsi al grande cambiamento. Ad esempio, con il raffreddamento del peso dei partiti, o non saremo mai in grado di fare il salto giuridico che renderebbe possibile, ad esempio, applicare licenze aperte”.

 

Rognoni ha lanciato una provocazione: parliamo di fine della tv generalista, ma se parlassimo anche della fine del pc generalista?

 

“Con smartphone e tablet, il vecchio pc va ormai in pensione. La convergenza digitale si conclude con una vittoria e una sconfitta del pc: la tecnologia pc è ovunque, ma in questo modo ha annullato anche se stesso. Piuttosto, dovremmo iniziare a considerare le sfide per i contenuti e le minacce per i contenuti nazionali, seguendo l’esempio di modelli internazionali come Hulu, un’esperienza di offerta legale di contenuti sul web delle tv commerciali usa che per preservare il loro ruolo si sono riunite per dare agli internauti un offerta comune”.

 

Per Paolo Gentiloni (Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la Vigilanza dei servizi Radio-Tv), “la tv ibrida sarà un arricchimento del modello tradizionale di broadcasting, non una sostituzione del pc alla tv. Internet cambierà e arricchirà ma non scardinerà totalmente la televisione”.

“Dal mio punto di vista – ha indicato Gentiloni – credo sia facile prevedere solo che un arricchimento della tv da parte di internet più che uno stravolgimento totale, perché il modello broadcasting e il modello internet sono difficilmente compatibili in senso pieno.

O la tv abbandona il suo ruolo principale di broadcasting, o sarà solo un complemento/arricchimento dell’offerta del web”.

 

Il modello tv sarà solo ibridato, non sostituito; non vanno però sottovalutate le conseguenze per il telespettatore: anche la pubblicità sarà ibridata, i meccanismi regolatori europei da una parte preoccupano, dall’altra faticano a stare al passo. Da un modello regolatorio basato sulla tv lineare passeremo a uno diverso, convivranno i problemi del broadcasting e della rete.

“Dobbiamo però resistere – ha aggiunto Gentiloni – alla tentazione di spostare sulla rete i meccanismi dei media tradizionali (come la proposta di legge dell’obbligo di rettifica imposto ai siti internet); bisogna ispirarsi alla libertà di accesso e alla neutralità, facili da enunciare e sicuramente complicati in attuazione”.

La questione dell’antitrust sicuramente non verrà superata con l’ibridazione. C’è bisogno di un intervento legislativo più efficace. La tv pubblica sul piano teorico può giocare ruolo enorme di sperimentazione che tenga fermi i principi fondamentali della libertà di accesso, della neutralità, della privacy. “Nel caso italiano siamo lontani dall’aver affrontato e risolto questi problemi. Questo ruolo di avanguardia sembra pensato proprio per il servizio pubblico, come dimostra il caso della BBC. Se non si attua il cambiamento, sarà difficile“.

 

Secondo Andrea Ambrogetti (DGTVi),  “Il punto è nei contenuti. Google e YouTube usano in maniera indiscriminata i contenuti su cui si è investito con la Tv. Non pagano tasse, protetti da regimi fiscali a parte. Non reinvestono né rimettono in circolo il fatturato dei contenuti del mercato italiano. La strada è cercare delle regole che garantiscano tutti in un sistema aperto, come è stato con il passaggio al digitale”.

 

Anche Michel Boyon, Presidente del Consiglio superiore dell’audiovisivo, è convinto che internet sia uno spazio dove si devono mettere regole: “Uno spazio senza regole non è uno spazio di civiltà, consapevoli del fatto che a globalizzazione renderà tutto più difficile. Sono sicuro che sarà proprio l’opinione pubblica a chiedere ai loro Stati di fare qualcosa“.

E ha spiegato che la regolamentazione dovrà essere una co-regulation: i professionisti dovranno tener conto di cosa mandare e non mandare, servirà poi l’Istituzione per definire i grandi orientamenti e le possibilità di poter intervenire in caso di non rispetto. “Possibilmente dovrà essere una decisione europea, ma se dovessimo aspettare che i 27 Stati membri si accordino si farà tardi, soprattutto perché esistono approcci diversi per i paesi diversi. Anche se la tv rimetterà in causa tutto, saranno i telespettatori a scegliere, sarà dunque compito della tv reagire”.

 

Antonio Martusciello, Commissario Agcom, è del parere che il web abbia conquistato il primato su informazione, sull’intrattenimento, e vada riconosciuto il suo ruolo. “Trovare una forma di regolamentazione, prima che una questione di diritto è di responsabilità. L’assenza delle regole o l’autoregolamentazione rappresentano un modo per sfuggire alle responsabilità. Occorrono nuove regole per una tutela sui e dai contenuti, regole dirette a contrastare le forme di pirateria online indipendentemente dalle modalità con cui verranno distribuiti, sia di perdita del controllo delle informazioni (ricordiamo fenomeni di discriminazione o la pubblicazione recente dell’elenco dei presunti politici omosessuali)“. “Servono regole adeguate al web – ha concluso Martusciello – la proposta del diritto di rettifica per i siti internet sembra una via percorribile. Dobbiamo adeguarci con un ripensamento generale del quadro normativo”.

 

La Tv scatenata?

 

L’immobilità della Televisione tradizionale sarà solo un ricordo, nel futuro dominato dalla Tv Ibrida: i televisori di nuova generazione scuoteranno il quadro giuridico, il panorama tecnologico e detteranno nuove regole per la Creatività.

La TV ibrida mette in evidenza tutte le contraddizioni esistenti fra i due modelli di regolamentazione: quella televisiva (sviluppata soprattutto in Europa con la Direttiva Servizi media Audiovisivi e con le diversi leggi nazionali di settore) e quella delle telecomunicazioni e di Internet (sviluppata soprattutto negli Stati Uniti e affidata essenzialmente alla self-regulation dei grandi operatori di telecomunicazioni, dell’informatica e degli Internet Service Providers).

In particolare è tutta la regolamentazione europea (quella contenuta nella Direttiva SMA) basata sulla distinzione fra modi di consumo “lineari” (programmi in diretta) e “non lineari” (programmi on demand) a essere messa in discussione. Il sistema di “quote” di produzione o di diffusione di programmi europei, su cui si basa la normativa attuale, perderà progressivamente di senso e sarà, di conseguenza, ancora più difficilmente applicabile.

 

In Europa, la TV ibrida, promette grandi opportunità per i teleutenti, che potranno abbinare la Tv a Internet, ma metterà in discussione, oltre alla regolamentazione dell’audiovisivo, anche molte altre regole fondamentali della convivenza civile, e questo anche in conseguenza della mancanza di coerenza fra regole comunitarie (che si applicano all’audiovisivo) e regole mondiali (che si applicano all’Internet).

 

Che ne sarà, ad esempio, del divieto della pubblicità per l’alcool e i farmaci, delle norme che obbligano a segnalare i programmi destinati a proteggere i minori, delle regole che limitano la propaganda politica, o ancora della ripartizione dei tempi d’antenna in periodo elettorale, che s’impongono ai media tradizionali ma non ad ‘internet ? Le regole della privacy nel nuovo mondo digitale”connesso” saranno sottoposte a due quadri giuridici divergenti: quello della televisione, (favorevole ai cittadini in Europa ed alle compagnie negli USA) o quello dell’Internet globale (che è regolato dal principio del paese d’origine del servizio, cioè gli USA per Google, Facebook o Microsoft). E’ doveroso un esercizio di riflessione molto importante, viste le implicazioni e le ricadute che può aver la TV ibrida su questioni fondamentali per i diritti dei cittadini.