Pirateria software: nella Ue perdite per 13,5 mld di euro. I produttori Usa chiedono nuove leggi

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Le associazioni BSA e SIIA chiedono di seguire l’esempio degli Usa e di mettere in atto leggi più severe contro i contraffattori, che prevedano anche il risarcimento danni ‘punitivo’.

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Lo scorso anno, solo in Europa, l’ampia diffusione di programmi illegali e contraffatti ha causato perdite per 13,5 miliardi di dollari all’industria dei software.

Le aziende di settore, riunite nella Business Software Alliance (che include ‘big’ come Microsoft, Adobe, Apple e Siemens), chiedono quindi alla Ue di prendere esempio dagli Usa e – in vista dell’aggiornamento delle leggi sulla proprietà intellettuale – di inasprire le sanzioni pecuniarie verso i pirati, così attivi nel vecchio continente proprio perché le multe sono irrisorie e non fungono in alcun modo da deterrente.

 

Lo scorso anno, stima la BSA, in Italia l’industria ha perso 1,9 miliardi di dollari, in Francia 2,6 miliardi, in Germania 2,1 miliardi e nel Regno Unito 1,8 miliardi. Questi 4 paesi sono tra i primi 10 per diffusione di software illegali, ma è tutta l’Europa nel suo complesso a rappresentare un ‘paradiso’ per i pirati: mediamente, infatti, risulta contraffatto il 35% dei programmi utilizzati nei Pc, contro il 20% degli Stati Uniti, con un picco del 65% in Bulgaria.

 

Il problema, spiega Ben Allgrove dello studio legale londinese Baker & McKenzie, risiede nel fatto che molti paesi europei non hanno leggi che prevedano il risarcimento dei danni e quindi i detentori dei diritti sono costretti a provare in tribunale l’entità della perdita effettiva subita.

In Germania, ad esempio, l’entità del risarcimento è demandata esclusivamente alla discrezione dei giudici, per un massimo di 1,5 milioni di euro. Nel Regno Unito, la sanzione massima è di 10 mila sterline e non è previsto il riconoscimento dei danni punitivi, come avviene invece negli Usa dove questi sono sempre riconosciuti in casi di pirateria e implicano multe fino 150 mila dollari per violazione.

 

Secondo Warren Weertman, responsabile legale della BSA, “la richiesta di un risarcimento danni forfettario sarebbe un deterrente più potente di uno scontro in tribunale tra le due parti”.

 

A livello globale, la pirateria dei software è cresciuta del 14%, generando un valore di 58,8 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto al 2003. Il problema è particolarmente rilevante in Cina, dove quasi 4 programmi su 5 sono illegali, e in Russia, dove risulta contraffatto il 65% dei software in uso.

 

Chantal Hughes, portavoce del Commissario al mercato interno Michel Barnier, ha affermato che la Commissione l’anno scorso ha pubblicato un rapporto che mostra come alcune disposizioni dell’attuale legge, introdotta nel 2004, abbiano portato a interpretazioni divergenti a livello nazionale e necessitino di “ulteriori chiarimenti”.

 

Microsoft, il maggiore produttore mondiale di software, non mira a esportare il sistema americano in tutto il mondo, ha dichiarato il consulente della società, Chris Oldknow.

Il gruppo di Redmond sostiene che la Commissione dovrebbe fare in modo di estendere a tutti gli Stati membri il risarcimento forfettario o i ‘danni multipli’, misure disponibili solo in 10 Stati membri tra cui Belgio, Austria e Malta.

Un equo risarcimento dovrebbe includere – secondo Microsoft – i profitti persi e i costi di realizzazione, oltre all’importo del beneficio economico della violazione e a una somma forfettaria o ai cosiddetti danni multipli.

Le aziende potrebbero, infatti, vedere un ‘beneficio economico’ nell’utilizzo di copie contraffatte se sono costrette ad acquistare il prodotto originale solo una volta scoperte o se devono pagare solo i danni equivalenti alla perdita di profitto dell’editore.

 

La Commissione potrebbe proporre dei cambiamenti alla legge attuale entro la metà del prossimo anno, dopo aver valutato se, effettivamente, il semplice risarcimento danni non è un deterrente sufficiente per le attività illegali.

In vista di tale scadenza, le società americane detentrici di diritti di proprietà intellettuale “auspicano che anche l’Europa possa dotarsi di migliori leggi sul risarcimento danni”, ha sottolineato Scott Bain della Software Information Industry Association, associazione che include società come Google, Oracle e IBM.