Cinema: la morte di Steve Jobs lascia Hollywood senza il proprio inviato speciale dalla Silicon Valley

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Jobs ha rivoluzionato il cinema e la musica, spingendo un’industria riluttante e sospettosa a entrare nell’era digitale.

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Toy Story

La dipartita di Steve Jobs lascia un vuoto incommensurabile anche nel cinema e nella musica (Leggi Articolo Key4biz). Hollywood perde il proprio ‘inviato tecnologico’ di fiducia, l’uomo che ha spinto un’industria riluttante e sospettosa a fare il proprio ingresso nell’era digitale.

Con ‘Toy Story’ ha rivoluzionato il cinema di animazione, ma è stato anche quello che ha investito come un tornado il mercato discografico, segnando la fine dei supporti fisici con l’avvento della ‘musica liquida’, ascoltabile sull’iPod e acquistabile nell’iTunes Store.

In breve tempo lo store di Apple ha messo in vendita, giornali, film, video. E Jobs non ha smesso di creare dispositivi mobili, diventati elementi quasi indispensabili della vita di ogni giorno. L’iPod video, l’iPhone, l’iPad…Il trionfo del digitale sempre e comunque.

 

Oggi secondo gli analisti di IHS, l’iTunes è il top seller di film online con il 66% del mercato del video on-demand. Lo scorso anno, negli Stati Uniti rappresentava il 70% della vendita di musica al dettaglio.

“Steve aveva capito che l’unico modo per competere con la pirateria era quello di creare un sistema che per sua natura fosse più conveniente per i consumatori”,  ha detto Paul Vidich, un manager Warner Music Group (WMG) che negoziò il primo accordo con Apple.

 

Nel cinema invece quando nel 1985 uscì da Apple, usò parte della liquidazione, 10 milioni di dollari, per comprare una società di grafica al computer, una compagnia nata inizialmente come una divisione della LucasFilm di George Lucas, la Pixar. L’anno dopo, fondò la nuova compagnia indipendente con Edwin Catmull.

Grazie alle proprie doti e alla capacità di coordinare un gruppo di lavoro eccezionale, Jobs fece un accordo di 10 anni e 5 film con la Disney con la quale iniziò a realizzare i lungometraggi della Disney-Pixar.

I primi cinque lungometraggi della Pixar hanno incassato più di 2,5 miliardi di dollari, rendendola, film dopo film, la casa di produzione con il maggior successo di tutti i tempi. Fino ad allora, tutti i lungometraggi della Pixar erano stati realizzati in collaborazione con la Walt Disney Pictures. Nel 1999, il CEO della Disney, Michael Eisner, e quello della Pixar, Steve Jobs entrarono in contrasto, non rinnovando l’accordo.

 

La Disney, forte del fatto di detenere i diritti sui personaggi di tutti i film fino ad allora prodotti e quelli di creare i rispettivi seguiti, anche senza il coinvolgimento della Pixar, mise in piedi lo studio di animazione al computer Circle 7 Animation, con l’intento di produrre film e serie televisive con i personaggi Pixar. La volontà della Disney di andare a sola si rivelò più difficile del previsto e lo stesso Eisner lasciò l’incarico nell’ottobre 2005. L’anno dopo la società californiana decise di acquistare la Pixar, con un’operazione da 7,4 miliardi di dollari (contro i 10 milioni pagati da Jobs nel 1986), diventando così il più grande studio d’animazione del mondo. Steve Jobs entrò nel Cda della Disney, diventando il maggior azionista singolo.