Digital Agenda. Fitch lancia l’allarme: ‘Obiettivi insostenibili per gli operatori’

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In Italia fa discutere il piano di Paolo Romani per destinare un quinto dell’incasso dell’asta 4G alla newco per la rete. Gli operatori non sono d’accordo: preferirebbero indirizzare la cifra all’abbattimento del digital divide nei distretti industriali.

Unione Europea


Neelie Kroes

Gli obiettivi della Digital Agenda, in base ai quali i servizi internet ultrabroadband dovrebbero essere disponibili per il 50% della popolazione europea entro il 2020, sono “semplicemente insostenibili”.

Lo afferma l’agenzia Fitch Ratings, secondo cui gli operatori di telecomunicazioni riusciranno a distribuire la fibra ottica soltanto nelle aree densamente popolate, dove il costo per utente è più basso e il livello di adozione dei servizi a banda ultra larga sarà, presumibilmente, più alto.

Secondo le valutazioni dell’agenzia, diversi incumbent “stanno già spendendo 1-2 miliardi di euro per implementare le reti in fibra nei principali centri urbani” per contrastare la concorrenza degli operatori del cavo. Ma, sostiene Fitch, per raggiungere gli obiettivi europei, le telco dovranno investire almeno il triplo di questa cifra.

 

Secondo le stime della Ue, per portare la fibra in tutto il Vecchio Continente ci vorranno almeno 270 miliardi di euro. Solo in Germania e Francia, calcola l’agenzia, saranno richiesti investimenti rispettivamente per 40 e 30 miliardi di euro.

È, inoltre, troppo ottimistica la stima secondo la quale un’iniezione di 6,4 miliardi di fondi pubblici genererà investimenti privati per 100 miliardi di dollari, come ha affermato il Commissario europeo per l’Agenda Digitale, Neelie Kroes nel corso del Summit ETNO-FT (Leggi il discorso del Commissario Neelie Kroes). L’attuale congiuntura economica è, infatti, troppo negativa perché questa previsione possa avverarsi.

La stima, sottolinea la nota diramata da Fitch, ” implica una leva finanziaria di oltre 15 volte in un settore in cui permangono seri dubbi sui tassi di adozione e sulla propensione dei consumatori a pagare di più per un servizio a banda larga più veloce”.

Anche se il traguardo dei 100 miliardi di euro di investimenti privati fosse raggiunto, nota infine l’agenzia, “la cifra rappresenta ancora un montante decisamente inferiore al totale degli investimenti richiesti”.

La decisione della Commissione di avviare una consultazione in vista di una riduzione dei prezzi di accesso alle reti in rame (Leggi articolo Key4biz), secondo Fitch, non tiene conto del quadro più ampio di aumentata pressione sui profitti legati alle linee fisse. L’agenzia prevede infatti che i ricavi caleranno nel 2012 e rimarranno piatti nel 2013, mettendo ulteriormente a rischio i margini degli operatori dominanti.

Anche l’agenzia Ovum, nelle scorse settimane ha lanciato l’allarme sulla riduzione dei ricavi legati alla telefonia fissa: nei prossimi 5 anni, prevede Ovum, le linee telefoniche fisse passeranno da 685 milioni a 560 milioni e i profitti si fermeranno a 158,6 miliardi, in calo rispetto ai 176 miliardi del 2011 (leggi articolo Key4biz).

 

Sempre in tema di fibra ottica, in Italia, intanto, fa discutere il piano del ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani che vorrebbe destinare circa 800 milioni di euro – un quinto dell’incasso totale dell’asta delle frequenze per il 4G (che ha fruttato al Governo quasi 4 miliardi di euro) – alla società mista per lo sviluppo dell’NGN. L’obiettivo di Romani – riporta stamani Il Sole 24 Ore – “è di destinare queste risorse alla capitalizzazione e alle spese di gestione della società della rete, che sarebbe aperta a soggetti pubblici e privati”. In questo modo, crescerebbe il peso specifico nella newco  del MiSE, che potrebbe nominarne il presidente e la maggior parte dei componenti, per poi disinvestire una volta arrivati i capitali privati, a condizioni stabilite dallo stesso ministero.

 

Un progetto che però – nota il quotidiano – non sembra piacere molto agli operatori, i quali preferirebbero che questa cifra fosse investita in altro modo. In particolare, gli operatori sarebbero favorevoli a destinare parte del surplus della gara all’abbattimento del digital divide nei distretti industriali o nei comuni più periferici, oppure a un potenziamento delle reti mobili attraverso il cosiddetto backhauling. Investimenti che potrebbero essere pilotati da uno strumento diverso dalla newco, senza ulteriore spreco di risorse.

 

Il dossier sulla società della rete è in stallo già da diversi mesi e queste nuove divergenze potrebbero ulteriormente ritardare lo sviluppo della fibra ottica in Italia. Dando ulteriore conferma ai dubbi espressi da Fitch sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi della Digital Agenda.