L’umore segue un ritmo biologico? Grazie a Twitter ora è provato: tutti odiano il lunedì e sono più felici nei weekend

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Uno studio della Cornell University ha analizzato 400 messaggi scritti da febbraio 2008 a gennaio 2010 da 2,4 milioni di utenti Twitter e ha scoperto che tutti sono di pessimo umore all’inizio della settimana lavorativa e tornano felici nel weekend.

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Dall’analisi di circa 2 milioni di messaggi Twitter scritti da persone di 84 paesi diversi, un team di sociologi della Cornell University ha scoperto che il tono emotivo dei messaggi – non importa se scritti da Roma o dal Minnesota – segue un andamento simile, non solo durante il giorno ma anche nel corso della settimana e col cambiare delle stagioni.

L’umore, spiegano i ricercatori, tende a essere allegro nella prima mattinata, per poi deteriorarsi col passare delle ore, coerentemente con gli effetti del sonno e del ritmo circadiano, e l’effetto positivo del cambio di stagione varia in base alla lunghezza delle giornate.

 

L’analisi suggerisce che i nostri stati d’animo sono guidati in parte da una condivisione di fondo del ritmo biologico che trascende la cultura e l’ambiente.

Lo studio, pubblicato dall’autorevole rivista Science, è il primo a utilizzare l’analisi del testo – in questo caso i ‘tweet’ – per analizzare i ritmi giornalieri dello stato d’animo di una persona. Altri ne erano stati fatti attingendo all’immensa mole di dati provenienti da reti sociali, chat e blog, ma quelli analizzavano lo ‘stato d’animo collettivo’ su periodi di tempo più ampi, in fusi orari differenti o durante le vacanze.

La nuova ricerca, condotta da Scott Golder e Michael Macy, ha esaminato, invece, fino a 400 messaggi scritti da febbraio 2008 a gennaio 2010 da ognuno dei 2,4 milioni di utenti Twitter presi in esame. Il testo di ogni messaggio è stato analizzato con l’aiuto di un software in grado di associare alcune parole – come ‘fantastico’ o ‘d’accordo’ – a sentimenti positivi e altre – come ‘mi dispiace’ o ‘mi annoio’ – a sentimenti negativi,  includendo anche gli emoticon.

Con le dovute eccezioni – come quel 7% di ‘nottambuli’ con picchi di ottimismo dopo mezzanotte e il 16% di ‘mattinieri’ con il picco di buonumore nelle prime ore della mattinata – per la maggior parte delle persone ‘normali’ di ogni parte del mondo, il picco di messaggi positivi raggiunge il massimo tra le 6 e le 9 del mattino per poi diminuire nel corso della giornata (il massimo della depressione arriva tra le 3 e le 4 del pomeriggio) e quindi tornare a risalire dopo cena, dopo circa 12 ore.

 

L’inizio della settimana lavorativa, ma questa non è poi una grande scoperta, non è facile per nessuno, così come è naturale che il picco di felicità torni a crescere con l’avvicinarsi del fine settimana ed è significativo che lo schema si ripeta allo stesso modo, ma in giorni diversi, in quei paesi dove le giornate di riposo non sono necessariamente sabato o domenica.

Indicativa anche la scoperta che nei week end l’andamento dell’umore è lo stesso che durante la settimana, solo che i picchi di messaggi positivi sono spostati avanti di due ore sia al mattino che alla sera perché in genere si va a letto più tardi e si dorme più a lungo nella mattina.

Si tratta di una scoperta interessante che, secondo i ricercatori indica che il nostro umore potrebbe essere guidato da ritmi biologici più che caratteriali.

Se, insomma, il picco di negatività al lunedì potrebbe essere spiegato dal fatto che le persone odiano andare al lavoro, l’andamento dovrebbe essere diverso nel fine settimana e invece così non è. “Questo suggerisce che a guidare questo processo potrebbe esserci qualcosa di più sostanziale, legato a fattori biologici e ai ritmi circadiani”, spiegano i ricercatori.

 

I ricercatori hanno quindi sfatato il mito della tristezza associata all’inverno – il cosiddetto ‘winter blues’ – perché di messaggi negativi se ne postano anche in estate, anche se a inizio della primavera si contano più messaggi positivi e all’inizio dell’autunno più messaggi pessimisti.

Alcuni ricercatori hanno comunque avvertito di ‘maneggiare con cautela’ questi dati, dal momento che i tweet, spesso, non riflettono il reale stato d’animo di chi scrive oppure possono avere un tono sarcastico o scherzoso che un software non può certo cogliere.