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4G: lo spettro c’è e anche in abbondanza, ma è nelle mani sbagliate. Rapporto Citigroup

Stati Uniti


Lo spettro radio per sostenere la crescita dei servizi dati c’è, e anche in abbondanza, ma il problema sta nel fatto che molte delle risorse frequenziali sono nelle mani sbagliate. Lo sostiene un rapporto di Citigroup, secondo cui l’industria mobile dispone di una “significativa quantità di spettro” soltanto che gli operatori che ne controllano la parte più consistente potrebbero non avere i soldi sufficienti, o la volontà, di costruire le reti e sfruttare queste importanti risorse. Al contrario, gli operatori che sono nella posizione migliore per realizzare le infrastrutture stanno già utilizzando la gran parte della loro dotazione frequenziale per offrire i servizi wireless esistenti.

 

“Non crediamo che negli Usa ci sia carenza di spettro”, hanno affermato gli analisti Jason Bazinet e Michael Rollins che hanno aggiunto: “Piuttosto, troppo spettro è controllato da società che non hanno pianificato l’offerta di nuovi servizi o che si trovano in una posizione finanziaria difficile”.

Gli operatori più grandi, inoltre, “non possono convertire una porzione sostanziale del loro spettro ai servizi 4G, perché le risorse servono a garantire l’offerta 2G-3.5G ai clienti”.

 

Negli Usa, la FCC e la CTIA sostengono che vi sia necessità, nel prossimo decennio, di assegnare almeno 500MHz di risorse aggiuntive per sostenere la domanda di servizi wireless.

La carenza di frequenze è anche uno dei motivi che hanno spinto il secondo operatore Usa, AT&T, a presentare un’offerta da 39 miliardi di dollari per l’acquisizione di T-Mobile. Senza la ‘dotazione’ di T-Mobile, AT&T, sembra non possa soddisfare la domanda di servizi a banda larga mobile né realizzare una rete 4G.

 

Anche negli Usa, come in Europa, l’assegnazione di maggiori risorse frequenziali all’industria mobile si scontra col parere negativo dei broadcaster televisivi, cui è stato chiesto di cedere 120 Mhz del loro spettro per sostenere i nuovi servizi wireless. Gli operatori televisivi sottolineano che i colleghi del mobile dovrebbero sfruttare a dovere quello che già possiedono prima di reclamarne di altro.

 

Secondo Citigroup, gli operatori mobili americani dispongono di circa 538MHz di spettro wireless, ma ne utilizzano attualmente appena 192MHz. Il 90% delle risorse è impiegato dai principali operatori – AT&T, Verizon Wireless, Sprint Nextel, e T-Mobile USA – per i servizi esistenti (2G, 3G, e 3.5G)

La gran parte dello spettro inutilizzato è in mano a società come Clearwire, LightSquared e Dish Network che finora sono state lente a realizzare le reti e usare la loro dotazione di spettro a causa di problemi finanziari o regolamentari.

 

“Altri paesi – sostiene Chris Guttman-McCabe, vice president of regulatory affairs della CTIA – hanno riconosciuto la necessità di portare sul mercato frequenze supplementari per alimentare un mercato molto importante per la crescita e hanno identificato centinaia di megahertz per uso mobile. Le aziende di settore – ha aggiunto – non spenderebbero miliardi di dollari se non ci fosse una crescita esplosiva della domanda di servizi mobili.”

 

Il passaggio al 4G, sia in Europa che negli Usa, è considerato di vitale importanza alla luce del boom degli smartphone e dei tablet, che consentono alle persone di stare sempre connessi alla rete anche in mobilità.

Secondo Citigroup, la tecnologia 4G-LTE aumenta del 700% l’efficienza di utilizzo dello spettro rispetto al 3G.

 

Il Ceo di Verizon, Lowell McAdam ha sottolineato che la società ha abbastanza spettro fino al 2015. Dopo quella data, la società pensa di convertire al 4G le risorse ora usate per il 2G e il 3G.

AT&T, che nell’ultima asta ha acquistato 700 Mhz di spettro, ha bisogno anche di quello di T-Mobile per sopravvivere e, secondo McAdam, se il governo bloccherà la fusione dovrà mettere in vendita altro spettro, oppure facilitare l’acquisto di risorse sul mercato secondario. Questo aiuterebbe gli operatori che hanno denaro e necessità di spettro a finanziare la realizzazione delle reti stringendo accordi con società che possiedono frequenze ma non le usano.

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