Beauty contest: anche il Financial Times critica l’assegnazione gratuita delle frequenze Tv

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Vincenzo Vita annuncia nuovo emendamento di Pd, terzo polo e Idv.

Italia


Paolo Romani

L’Italia finisce nuovamente nel mirino del Financial Times. Questa volta i giornalisti del quotidiano britannico puntano il dito contro il sistema del beauty contest, con il quale verranno assegnate le frequenze digitali alle emittenti televisive nazionali.

Il governo, scrive il FT, perde l’occasione di far cassa e rafforza ulteriormente il duopolio di Rai e Mediaset.

Il sistema gratuito, che si basa sul possesso di alcuni requisiti stabiliti dal ministero dello Sviluppo economico, non ha riscosso l’interesse dei broadcaster stranieri e ha determinato un mancato incasso che, secondo gli analisti di settore, si aggirerebbe intorno a 1,5 miliardi di euro.

Il Governo ha respinto l’emendamento dell’opposizione alla Manovra finanziaria approvata il 16 settembre, che chiedeva un’asta anche per le frequenze televisive, così come sta avvenendo per la gara del dividendo digitale esterno, che è già arrivata a 3,9 miliardi, denari preziosi in un periodo di crisi del bilancio pubblico.

 

Stamani il senatore del Pd, Vincenzo Vita, ha fatto sapere che presto verrà presentato un nuovo emendamento insieme al terzo polo e Italia dei Valori, per rivedere il sistema di assegnazione gratuita.

“Non capisco – s’è chiesto Vita – perché le emittenti nazionali debbano passare al digitale terrestre gratuitamente”, appropriandosi di un bene immenso senza versare alcunché.

Così facendo, ha aggiunto il senatore, “il digitale rischia di essere la copia dell’analogico con i soliti nomi e con l’irrisolto problema del conflitto di interesse”.

 

L’articolo del FT riporta la dichiarazione di Paolo Gentiloni (Pd), Ministro delle Comunicazioni nell’ultimo governo Prodi, secondo il quale “L’obiettivo originario del beauty contest, ovvero l’incremento dei player e della concorrenza, è stato contraddetto e in tal modo il duopolio sarà trasferito dalla Tv analogica al digitale”.

Sulla stessa linea Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, che sul proprio blog scrive: “La battaglia sulle frequenze televisive non è solo una lotta in campo economico ma anche per la trasparenza e i diritti, in grado di determinare il futuro del sistema televisivo italiano”. 

 

Appare inoltre notevole la disparità di trattamento tra i gestori mobili da una parte e le televisioni nazionali dall’altra. I broadcaster nazionali – con Mediaset e Rai in testa, a cui è stato riservato il lotto B della gara – grazie al beauty contest otterranno immediatamente e gratuitamente frequenze già libere. Il vantaggio per le Tv nazionali però sarà doppio: infatti tra cinque anni le televisioni vincenti potranno rivendere le frequenze pubbliche senza nessun vincolo. Con la possibilità di incassare le plusvalenze. Differenti sono, invece, le condizioni imposte ai gestori mobili, che (come del resto avviene in tutta Europa) sono sottoposti a limiti precisi per il trading delle frequenze. Infatti, il bando d’asta preparato dal ministro Paolo Romani per gli operatori mobili impone loro di non cedere a terzi le frequenze acquistate “senza previa autorizzazione da parte del ministero” e senza prima avere completato le reti 4G.

 

A questo quadro bisogna aggiungere la posizione delle Tv locali che dovranno cedere le loro frequenze agli operatori tlc senza ricevere in cambio un indennizzo “adeguato a risarcire gli investimenti effettuati nella aree già digitalizzate, per realizzare lo switch-off”.

Aeranti-Corallo ritiene che una cifra adeguata sarebbe stata quella di 720 milioni di euro.

 

Il sistema del beauty contest ha sollevato problemi anche tra broadcaster stessi.

 

Nei giorni scorsi il ministero ha nominato la Commissione per l’assegnazione dei diritti d’uso delle sei frequenze televisive (5 in DVB-T e 1 in DVB-H o T2). Sono dieci i soggetti che hanno presentato 17 domande di partecipazione:  Canale Italia; Telecom Italia Media Broadcasting; Elettronica Industriale (gruppo Mediaset); Sky Italia Network Service; Prima Tv; Europa Way; 3lettronica Industriale (gruppo 3 Italia); Rai – Radiotelevisione Italiana; Tivuitalia; D Box.

 

Sky Italia potrà concorrere solo per una frequenza del lotto A, quello riservato ai nuovi entranti e, per indicazione della Commissione Ue, per cinque anni non potrà offrire canali a pagamento.

La piattaforma satellitare che fa capo alla News Corp di Rupert Murdoch ha impugnato al Tar Lazio, con una serie di motivi aggiunti al precedente esposto, il Bando e il Disciplinare di gara del beauty contest e tutti gli atti precedenti, compresa la delibera 427/2009 dell’Agcom che ha fissato la procedura per assegnare le frequenze nazionali e il Regolamento del 2010 sull’assegnazione delle stesse. L’operatore contesta il vantaggio concesso ha chi già opera sulle frequenze terrestri, penalizzando i nuovi entranti e la mancanza di trasparenza sui criteri della ripartizione tra i tre lotti delle frequenze da assegnare.

Anche Telecom Italia Media ha fatto ricorso al Tar del Lazio perché si ritiene svantaggiata dal fatto di dover concorre con Rai e Mediaset per il Lotto B, riservato agli operatori già presenti sul mercato del digitale terrestre.