Digitale terrestre: le Tv locali chiedono il rinvio degli switch-off di Liguria, Toscana e Umbria

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Intanto Gina Nieri di Mediaset interviene sulla polemica che riguarda l’assegnazione gratuita delle frequenze per il DTT: “Ma quale regalo. Gli operatori televisivi, almeno quelli storici, le frequenze messe in palio dal beauty contest le hanno già pagate

Italia


Paolo Romani

Problemi per gli switch-off delle regioni Liguria, Toscana, Umbria, Marche e provincia di Viterbo, fissato dal CNID (Comitato Nazionale Italia Digitale) per il 2011.

Nella riunione dello scorso 14 aprile, Aeranti-Corallo aveva già evidenziato che il nuovo percorso normativo imposto dalla legge 220/10 e dal DL 34/11, con la previsione delle graduatorie per le tv locali, avrebbe comportato tempi procedimentali incompatibili con la calendarizzazione per il passaggio al digitale terrestre.

I termini per la presentazione delle domande in Liguria, Toscana e Umbria (che erano stati originariamente ipotizzati per fine luglio) sono stati invece fissati (a causa del ritardo nella pubblicazione dei bandi di gara), rispettivamente al 16 settembre (Liguria) e al 23 settembre (Toscana e Umbria), mentre i bandi di gara per le Marche e per la provincia di Viterbo non sono stati, ad oggi, nemmeno pubblicati.

Aeranti-Corallo chiede pertanto che il Ministro voglia rivedere il calendario della transizione alla nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva.

Per l’associazione delle tv locali, occorre peraltro evidenziare che i decreti di fissazione delle date dello switch-off (Liguria dal 10 ottobre al 2 novembre; Toscana e Umbria, inclusa la provincia di La Spezia di Viterbo dal 3 novembre al 2 dicembre; Marche dal 5 al 21 dicembre) sono stati pubblicati in G.U. solo il 10 agosto scorso e quindi (con riferimento allo switch-off delle regioni Liguria, Toscana e Umbria) senza il rispetto dei tre mesi di preavviso previsti dal Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, necessario per evidenti ragioni di carattere organizzativo.

Per Aeranti-Corallo, questo è il punto centrale: “E’ impensabile che, anche qualora il Ministero riuscisse a completare le graduatorie e ad assegnare le frequenze nei giorni immediatamente antecedenti le graduatorie, le imprese televisive locali possano attivare gli impianti digitali secondo il calendario”.

Sul punto occorre, peraltro, considerare che ad oggi non sono state neppure pubblicate le risposte ai quesiti relativi alla Toscana e all’Umbria, nonostante i termini per la presentazione degli stessi scadessero il 26 agosto, e che il Ministero ha dovuto anche effettuare modifiche al sistema operativo per la presentazione delle domande a causa di alcuni errori di impostazione.

In particolare, è evidente, che le forniture degli impianti necessari per la transizione potranno essere effettuate solo dopo aver avuto la certezza dell’assegnazione frequenziale e la conoscenza della frequenza assegnata (le antenne degli impianti sono diverse, secondo la frequenze esercita). Procedere in modo diverso significherebbe operare rilevanti investimenti con la possibilità che gli stessi si rivelino inutili. Né, certamente, è ipotizzabile che lo switch-off venga operato nei tempi previsti dalle sole tv nazionali e che le tv locali transitino al digitale qualche mese dopo quando avranno ricevuto le forniture degli impianti, commissionati in base alla risultanze della gara. In tal modo, infatti, le tv locali (sia le assegnatarie delle frequenze, sia le tv i cui contenuti verranno trasportati in modalità must carrier) verrebbero sostanzialmente escluse dal mercato televisivo, con ogni evidente conseguenza sul piano della raccolta pubblicitaria e della possibilità di continuità aziendale.

“Il Governo e il Ministro non possono pretendere ciò dalle tv locali”, ha sottolineato Aeranti-Corallo. .

In ogni caso, le tv locali ricordano che fare lo switch-off senza rispettare i tre mesi di preavviso significherebbe violare il DM 10 settembre 2008 e successive modificazioni. Rammentano, inoltre, che ai sensi della delibera n. 366/10/CONS le numerazioni LCN devono essere attribuite almeno quindici giorni prima dello switch-off. Inoltre, la procedura di cui all’art. 27 della deli-bera n. 353/11/CONS della Agcom (relativa alla definizione dei rapporti tra i soggetti che diverranno operatori di rete locali ricevendo l’assegnazione della frequenza e i soggetti che saranno esclusi da tale assegnazione e che potranno svolgere solo l’attività di fornitori di servizi di media audiovisivi in modalità must carrier sulle reti degli assegnatari della frequenza) prevede un tempo minimo di cinquanta giorni (necessariamente antecedente lo switch-off), sicché è evidente che realizzare la digitalizzazione in Liguria a partire dal 10 ottobre e in Toscana e Umbria dal 2 novembre è matematicamente impossibile senza violare tale art. 27.

Intanto, per quanto riguarda la gara per le frequenze, Gina Nieri del Cda di Mediaset ha risposto a coloro che in questi giorni hanno definito la procedura di assegnazione gratuita in beauty contest un regalo ai principali broadcaster.

“Ma quale regalo. Gli operatori televisivi, almeno quelli storici, le frequenze digitali messe in palio dal beauty contest le hanno già pagate”, ha detto la Nieri in una lettera pubblicata sul Corriere della Sera di sabato 10 settembre.

Per la Nieri parlare di regalo alle emittenti televisive, come hanno fatto alcuni esponenti politici, nonché alcuni organi di informazione, è sbagliato.

“Non è così, perlomeno per quanto riguarda i broadcaster storici”, ha affermato la Nieri, precisando come, invece, il discorso sia diverso per i nuovi entranti. Per il consigliere Mediaset in Italia “i broadcaster commerciali storici hanno dovuto comprare sul mercato tutte le frequenze su cui operano. Mediaset negli anni ha acquisito tv locali per costruire il network Canale 5, rilevato Italia 1 dall’editore Rusconi, Retequattro da Mondadori, e per poter esercitare l’attività in digitale terrestre ha dovuto acquistare tre nuovi multiplex”. Il tutto per un investimento complessivo di circa 1 miliardo di euro, a cui andrebbero aggiunti i canoni di concessione richiesti dallo Stato che nel caso di Mediaset ammontano a 19 milioni di euro l’anno.

Nessun parallelo, quindi, tra beauty contest e asta tlc: “In un caso, le frequenze per le tv, si tratta di asset che i broadcaster storici hanno già abbondantemente pagato, riconsegnato in parte allo Stato e che ora potrebbero riottenere se il beauty contest avesse esito positivo. Nell’altro caso, le frequenze per le tlc, si tratta di un bene totalmente nuovo, sottratto al sistema televisivo, e pronto all’uso per nuove opportunità di business”.