Beauty contest: è giusto assegnare gratuitamente le frequenze Tv? I consumatori chiedono l’asta per ricavare almeno 2 mld di euro

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Pietro Giordano (Adiconsum): ‘Nel resto d’Europa le frequenze sono un bene pubblico e il loro utilizzo viene sempre pagato dalle aziende, garantendo un alto reddito allo Stato e quindi ai cittadini’.

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Mercato TV

La prossima settimana si conosceranno i nomi dei partecipanti al beauty contest per l’assegnazione di sei frequenze televisive per realizzare nuove reti del digitale terrestre.

Sulla data esatta di consegna delle domande ci sono ancora dubbi: il Ministero ha detto agli operatori che i plichi vanno consegnati entro il 5 settembre. Sulla Gazzetta ufficiale si fissa, però, come termine le ore 12 del sessantesimo giorno della pubblicazione del bando: occorre partire dal giorno successivo e, quindi, il termine scadrebbe a mezzogiorno del 6 settembre.

Tra i risultati più evidenti della nuova gara ci sarà l’entrata nel digitale terrestre della piattaforma satellitare Sky Italia. A differenza dell’asta che si sta svolgendo per le frequenze del dividendo digitale esterno, dove Telecom Italia, Vodafone, Wind e H3G hanno già messo sul piatto 2,3 miliardi di euro, quella per le frequenze televisive non è a pagamento.

E’, infatti, una sorta di ‘gara di bellezza’ dove la graduatoria verrà stilata in base ad alcuni requisiti (piano tecnico, commerciale e struttura d’impresa) fissati dal ministero.

Una gara che ha aperto, proprio per questo, diverse polemiche visto che tra i broadcaster che otterranno sicuramente nuove frequenze c’è anche Mediaset.

Il Ministero ha deciso per una gara non a pagamento perché le frequenze in questione erano giù di alcune società televisive (tra cui Rai e la stessa Mediaset), ma sono state restituite allo Stato che le ha rimesse in ordine, come richiesto dalla Ue, per permettere anche a nuove società di entrare nel digitale terrestre. Del resto, da quando l’Agcom ha prodotto il bando di gara nel 2009, le polemiche e i ricorsi non sono mancati.

Telecom Italia Media, proprietaria di La7 e Mtv, ha impugnato al Tar del Lazio il bando per l’assegnazione dei cinque multiplex (più uno per il DVB-H), elaborato in base alle indicazioni contenute nella delibera 497/10/Cons dell’Agcom. Il ricorso è stato depositato l’8 agosto e non prevede la sospensiva d’urgenza del bando di gara. Il ricorso presenta motivi aggiuntivi rispetto a quello presentato nell’ottobre 2009 con il quale Ti Media lamentava, tra l’altro, l’equiparazione a Rai e Mediaset, chiedendo un risarcimento di 240 milioni di euro. Questi “motivi aggiuntivi” sono stati presentati proprio per non far decadere il ricorso di due anni fa. Parlando invece dei diversi lotti di gara, Sky è stata inserita tra gli operatori nuovi entranti che concorrono per il blocco A del bando (insieme con le tv locali), formato da tre multiplex. Rai, Mediaset e Telecom Italia Media concorrono invece per il blocco B, formato da due multiplex. Ti Media, che fin dall’inizio si era detta non soddisfatta per l’equiparazione con i concorrenti più titolati, Rai e Mediaset, chiede l’annullamento di alcune parti del bando di gara.

Ti Media è dunque già sicura di non riuscire a ricevere nessuna di queste due frequenze. La società voleva quindi essere nel gruppo dei nuovi entranti, dove oltre a Sky molto probabilmente ci saranno anche Prima Tv, che fa capo a Tarak Ben Ammar, Tivù Italia di Screen Service, Europa 7 e H3G, che ha già un canale televisivo per ora trasmesso sulle frequenze DVB-T.

L’Agcom, però, si sente tranquilla sullo svolgimento della gara in quanto anche la Ue aveva dato parere favorevole per l’equiparazione di Ti Media a Rai e Mediaset perché già presente sul digitale terrestre.

Meno soddisfatta, invece, Mediaset che aveva chiesto alla Ue l’esclusione di Sky che, invece, è stata ammessa anche se non potrà distribuire sul digitale terrestre servizi a pagamento. Anche Sky Italia, nei mesi scorsi, aveva impugnato la delibera approvata dall’Autorità il 23 settembre 2010.

Nelle intenzioni del ministero la gara consentirà di aprire ulteriormente i mercato televisivo italiano a nuovi soggetti e di chiudere la procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese avviata dalla Ue nel 2006. Si attende ora la fissazione dell’udienza in cui i ricorsi di Telecom Italia Media e Sky saranno discussi davanti alla Seconda sezione del Tar del Lazio.

Adiconsum s’è detta favorevole alla vendita all’asta di tutte le sei frequenze come avverrà per quelle destinate alla telefonia mobile.

Per Pietro Giordano, segretario generale di Adiconsum, tale atteggiamento è inspiegabile e inconcepibile in un Paese che ha bisogno di coprire l’enorme debito pubblico.

“Nel resto d’Europa – ha detto ancora Giordano – le frequenze sono un bene pubblico e il loro utilizzo viene sempre pagato dalle aziende che le usano, garantendo un alto reddito allo Stato e quindi ai cittadini. In questo periodo di crisi e con la necessità di manovre economiche pesanti e dolorose per i consumatori è impensabile, come si è scelto di fare in Italia, regalare frequenze televisive che potrebbero garantire diversi miliardi di euro”.

Adiconsum ritiene indispensabile che il Parlamento approvi gli emendamenti alla manovra economica che prevedono l’abolizione del beauty contest, proponendo di introdurre il metodo dell’ asta anche per il dividendo interno. Se ne ricaverebbe non meno di 1 miliardo di euro, o forse anche 2, tenuto conto dei rialzi.

Sulla stessa linea diversi parlamentari e anche Onofrio Introna, l referente per i Corecom nella Conferenza dei presidenti delle Assemblee regionali e delle Province autonome e presidente del Consiglio Regionale della Puglia,

Introna ha commentato: ”Truffa delle frequenze tv, Far West dell’etere, mancati incassi per lo Stato, canali impacchettati e munificamente donati a Rai e Mediaset a spese dei contribuenti, tagli dei fondi alle emittenti locali, attacco al pluralismo: la transizione verso il digitale terrestre non è rosea, faccio mia la denuncia del saccheggio dell’etere espressa dalla stampa nazionale”.

Introna ha rinnovato, a nome dei Consigli regionali, la richiesta di un incontro urgente al ministro Paolo Romani e all’Agcom, per discutere insieme ai Corecom non solo del passaggio al digitale per le regioni ancora in attesa di risposte sui numerosi problemi irrisolti, ma anche e soprattutto del futuro delle emittenti locali, del regolamento per la destinazione dei fondi della 448 e del ruolo delle Regioni.

Nel momento in cui si apprende che le offerte per l’attribuzione dei canali dal 61 al 69 ammontano a 2,3 miliardi prima dell’asta, ”l’assegnazione gratuita di 6 multiplexer DTT nazionali non fa che rafforzare il duopolio e affossare il pluralismo”, a scapito delle emittenti locali. “Queste perdono le frequenze migliori senza poter nemmeno ricorrere al Tar, che riconoscerebbe loro solo un ristoro economico”.