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Dividendo digitale: offerte iniziali da 2,3 mld di euro. Previsione? Oltre il muro dei 3 mld

Italia


Sono state aperte in seduta pubblica presso il Dipartimento Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico le offerte economiche presentate dalle società ammesse alla gara – Telecom Italia, Vodafone, Wind e H3G – per l’utilizzo delle frequenze 4G (in banda 800, 1800, 2000, 2600).

Lo ha comunicato in una nota il MiSE, sottolineando che le offerte iniziali vincolanti presentate ammontano a un totale di 2,3 miliardi di euro.

Le operazioni preliminari di controllo dei requisiti e di stesura di graduatoria sono state effettuate sotto gli occhi vigili del banditore d’asta Mario Frullone, Direttore delle ricerche della Fondazione Ugo Bordoni.
Domani comincerà l’asta vera e propria e con i rilanci si potrebbe arrivare a circa 3 miliardi di euro, così come preventivato anche dal Ministro Paolo Romani (Leggi Articolo Key4biz), con i 4 principali operatori in gara per aggiudicarsi i 24 lotti di frequenze. Tra questi, i più pregiati sono i sei a 800 MHZ, finora utilizzati dalle Tv.

Scongiurato quindi il rischio di un flop dell’asta, contro il quale il ministero dello Sviluppo economico aveva introdotto una ‘clausola di salvaguardia’ con la previsione di tagli lineari ai ministeri (Leggi Articolo Key4Biz).

L’introito dell’asta era stato, infatti, stimato in 2,4 miliardi di euro, da far entrare nel bilancio statale entro il 30 settembre 2011, diversamente il Ministro dell’economia avrebbe provveduto a una riduzione delle missioni di spesa di ciascun dicastero (con esclusione del Fondo ordinario delle Università e delle risorse destinate alla ricerca).

Resta tuttavia il nodo delle emittenti locali: la liberazione delle frequenze, regolarmente assegnate dallo stesso Governo, deve avvenire successivamente all’asta, cioè entro il 31 dicembre del 2012, ma le Tv locali ritengono insufficiente il risarcimento di 240 milioni di euro previsto per cedere le frequenze.

Questione complicata anche dall’introduzione di una norma nella manovra finanziaria che limita i poteri della magistratura amministrativa nel giudicare le eventuali controversie in materia e prevede la disattivazione coattiva degli impianti che non verranno dismessi dalle tv locali entro il 31 dicembre 2012.

Gli operatori, nonostante le previsioni, la congiuntura economia sfavorevole e la minaccia dell’estensione della Robin Tax anche alle tlc, non si sono tirati indietro, consapevoli della necessità di queste frequenze per estendere la portata delle reti e migliorare la qualità dei servizi a banda larga mobile.

Per l’ad di Vodafone, Paolo Bertoluzzo, la previsione di una Robin Tax per le tlc rientra nelle “pazzie di agosto” e si abbatterebbe su un settore in una situazione completamente diversa da quella di altri.

“Il nostro – ha spiegato Bertoluzzo – è un settore nel quale i prezzi scendono il 10-15% l’anno e che si sta contraendo del 3-4% all’anno, ma soprattutto è un comparto già chiamato a pagare una tassa in queste stesse ore perché sta partendo l’asta per le frequenze dalle quali si aspetta più di 3 miliardi di contributo per le casse dello Stato, quindi ci sono 3 miliardi da pagare ora a fronte di frequenze che, forse, saranno disponibili tra due anni”.

“Senza contare – ha concluso – che, sempre in materia di frequenze, quelle televisive, che valgono oltre un miliardo di euro, verranno di fatto regalate”.

Graduatoria offerte iniziali

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