Apple: un futuro senza Steve Jobs. E nella Silicon Valley parte la caccia al nuovo ‘guru hi-tech’

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Intanto, occhi puntati su Tim Cook: per molti osservatori è ‘il miglior successore possibile’, ma il carisma e la capacità di coinvolgere tutti in una ‘visione collettiva’, sono un’altra cosa.

Stati Uniti


Steve Jobs

Perfetto mix tra icona culturale e business leader visionario e carismatico, Steve Jobs sembra impossibile da duplicare. Le sue dimissioni da Ceo della Apple hanno scatenato una ‘caccia al successore’ che nella Silicon Valley ha portato in molti a chiedersi: chi potrebbe essere il nuovo Jobs? Larry Page, attuale Ceo di Google, Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, o qualcuno dei manager emergenti alla guida delle nuove star del web 2.0 come Reed Hastings (ideatore di Netflix) o Marc Benioff di Salesforce?

Page, 38 anni, ha dimostrato di essere un visionario creando un motore di ricerca ex novo quando tutti pensavano che il mercato fosse già saturo. Il fatto che Page abbia sempre lavorato in tandem col collega e co-fondatore Sergey Brin e che abbia lasciato la guida della società a un Ceo di grande esperienza come Eric Schmidt ha inoltre dimostrato le sue capacità di relazione e team-building. Il mantra di Google (‘don’t be evil’) e l’obiettivo del gruppo di ‘organizzare le informazioni’ ha dato quindi ai dipendenti un punto di convergenza e uno scopo cui puntare. Il punteggio finale di Page nella corsa, del tutto virtuale, a prendere il posto di Jobs nell’immaginario collettivo dipenderà comunque dal suo successo nel traghettare Google oltre la ricerca, verso le nuove piattaforme mobili (anche se l’os Android si è già dimostrato un successo non produce guadagni) e i social network.

Zuckerberg, 27 anni, ha all’attivo l’innegabile successo di Facebook (che conta oltre 870 milioni di utenti nel mondo) e una buona capacità di gestire un piccolo ma appassionato gruppo di lavoro. Deve però ancora dimostrare la solidità del business generato da Facebook e la sua capacità, quando un giorno ce ne sarà bisogno, di spingersi oltre l’universo delle reti sociali.

Lo stesso vale per Reed Hastings, 50 anni, che sì, ha avuto un’ottima intuizione creando Netflix, società che però, prima o poi, dovrà diventare qualcosa di più di una compagnia che offre video in streaming.


Elon Musk, 40 anni, co-fondatore di PayPal, Space X e Tesla ha una buona reputazione come imprenditore amante del rischio, ma le sue fortune, secondo molti osservatori, dipenderanno dal successo dell’auto elettrica progettata da Tesla Motors.

Per quanto appassionante sia la ricerca di colui che potrebbe sostituire Jobs nell’immaginario collettivo, gli occhi di tutti sono ora concentrati su Tim Cook, molto conosciuto a Wall Street ma di cui poco in realtà i più sanno.

Alcuni anni fa, Fortune prevedeva già che sarebbe stato lui il successore di Jobs, grazie alle sue doti di lavoratore instancabile e brillante stratega. E’ grazie a Cook che ora Apple ha una fitta rete di fornitori in Asia (che ha consentito il lancio dell’iPad a un prezzo difficilmente replicabile dai competitor) ed è sempre grazie alla sua lungimiranza che la società ha iniziato a virare verso le tecnologie mobili. Un ex dipendente lo definisce come un uomo “molto organizzato…una delle poche persone che pensa prima di parlare, colui che veramente guida Apple”.

Per questo secondo gli analisti la compagnia è in buone mani. Secondo Goldman Sachs è “il miglior successore possibile”.


Quello che gli manca, ha sottolineato Charles Golvin di Forrester Research, è “la visione e il focus sul prodotto di Jobs”. Ma queste sono doti che, a essere onesti, non mancano solo a Cook, da sempre presenza discreta accanto a Jobs e che ora dovrà – volente o nolente – dovrà prendere il suo posto al centro del palcoscenico. La sua ‘premiere’ sarà in autunno, in occasione della presentazione dell’iPhone 5.

Anche se nessuno, dunque, mette in dubbio le capacità di Cook in fatto di gestione aziendale, altri speculano sulla sua mancanza di ‘passione’ per il prodotto che potrebbe pesare sulla capacità di ‘stravolgimento’ che ha fin dall’avvento dell’iPhone caratterizzato tutte le nuove uscite Apple.

Cook, dicono in molti, è un abile negoziatore, ma la capacità di persuasione innescata dalla condivisione di una visione – che caratterizza Jobs – è un’altra cosa.

Il futuro della Apple Tv, ad esempio, dipenderà dagli accordi con i content provider, molti dei quali sono stati finora condotti in porto da Jobs stesso, il cui talento negoziale è stato cruciale per il lancio di iTunes. Il Graal – ha affermato un analista – è il salotto di casa, territorio al momento dominato da Microsoft, Google, Sony e Samsung.

Dal successo in questo campo si potrà capire se Cook ha le spalle abbastanza larghe e il carisma necessario da essere il degno successore di Steve Jobs.

Al momento, Cook ha sottolineato che Apple resterà fedele alla linea tracciata da Steve Jobs che – ha affermato – “…ha creato una società e una cultura che non hanno eguali nel mondo e che sono nel nostro DNA”.

In congedo per malattia da gennaio, dopo essere sopravvissuto a un cancro al pancreas, Jobs ha dato le dimissioni mercoledì scorso, sottolineando di non sentirsi più in grado di rispettare gli obblighi e le aspettative di un Ceo.

La lettera di Steve Jobs al Consiglio di Amministrazione e alla Comunità Apple.