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Banda larga mobile: le nuove tecnologie minano il valore delle frequenze?

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I mutamenti tecnologici e la crescente disponibilità di frequenze rendono più difficile la determinazione, da parte di operatori e regolatori, del valore dello spettro utilizzato per i servizi a banda larga mobile. Lo afferma l’analista Terry Norman di Analysys Mason, che sottolinea come diversi fattori abbiano contribuito a rendere questo computo estremamente difficoltoso. Tra questi: l’espansione dello spettro IMT a 2.6GHz, la ricollocazione dello spettro nelle bande 850, 900 e 1800MHz e le frequenze del dividendo digitale, oltre ai massimali imposti nelle aste e al crescente trend di condivisione delle reti da parte degli operatori.

A ciò si aggiunga il fatto che le tecnologie cognitive progettate per sfruttare i cosiddetti ‘spazi bianchi‘ rendono obsoleta la convinzione che ogni utente dello spettro abbia accesso esclusivo a questa risorsa.

Altrettanto impegnativo è il problema per i regolatori, che dovranno tenere conto di tutti questi fattori nei processi di consultazione sulle future assegnazioni, nel calcolo dei prezzi di riserva delle aste e dei benefici socioeconomici legati allo spettro.

 

“Il calcolo del valore dello spettro non è mai stato semplice. Esso dipende da molte variabili di ordine tecnico, commerciale e strategico. Dieci anni fa, tuttavia, assegnare un valore allo spettro era molto più semplice rispetto a oggi, dal momento che un singolo lotto era reso disponibile in una particolare frequenza e un operatore ne stimava il valore e conosceva il suo budget per l’asta”, ha spiegato Norman.

Negli ultimi 4 anni, tuttavia, gli operatori dei diversi paesi hanno pagato prezzi differenti per simili porzioni di spettro.

Questo perchè, aggiunge Norman: “Con una maggiore scelta di spettro, innovazioni come i white spaces e il progresso delle tecnologie possono minare il concetto che lo spettro è una risorsa”. Perciò, le difficoltà insite nel calcolo del valore di questa risorsa “possono solo peggiorare”, conclude l’analista.

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