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Apple: cosa farà con i suoi 76 miliardi di dollari cash?

Stati Uniti


Non si può certo dire che Apple abbia problemi di liquidità: la società ha accumulato un gruzzoletto di contante niente male, pari a 76,2 miliardi di dollari, stando ai risultati pubblicati ieri. La domanda che tutti si pongono, ora, è: come li spenderà tutti questi soldi?

Sulla scia delle vendite stellari di iPhone e iPad 2, la società ha visto aumentare, del 15,8%, anche la liquidità che si attesta a 76,2 miliardi di dollari, una cifra che supera il Prodotto Interno Lordo di 126 Paesi, inclusi Ecuador, Bulgaria e Costa Rica (secondo i dati della Banca Mondiale).

Una somma gigantesca, dunque, che ha spinto alcuni investitori a chiedere di usare il contante per il pagamento dei dividendi. “Se non possono trovare modi per usarlo per crescere, quel denaro dovrebbe tornare agli investitori”, ha spiegato Tim Ghriskey della  Solaris Asset Management, che possiede azioni Apple.

La linea di Apple, tuttavia, è stata chiarita dal Ceo Steve Jobs lo scorso ottobre: “Crediamo fermamente che grazie alla nostra liquidità potremo avvantaggiarci di una o più opportunità strategiche che arriveranno e che potremo cogliere grazie proprio alla nostra posizione unica”.

Apple è in buona compagnia nel ‘club’ delle società hi-tech che negli ultimi anni hanno accumulato cash: c’è Microsoft che a marzo disponeva di liquidità per 60,9 miliardi di dollari; Google di 39,1 miliardi e Cisco di 43,4 miliardi.

Secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s il totale di cassa e disponibilità liquide delle 500 maggiori società Usa per capitalizzazione di mercato era di 963 miliardi di dollari alla fine del primo trimestre 2011, rispetto a 837 miliardi di un anno fa.
In questo clima di incertezza economica, dicono gli analisti, le aziende tecnologiche hanno bisogno di accumulare liquidità, per proteggersi dai veloci cambiamenti in fatto di tendenze e Apple ne è la dimostrazione: appena 4 anni fa, l’iPhone non aveva che qualche mese di vita. Il 27 luglio 2007, Apple pubblicava, per la sua trimestrale, un fatturato di 5,41 miliardi di dollari. In quest’ultimo trimestre, il fatturato è stato di 28,57 di dollari, in aumento dell’82% rispetto a un anno fa e più che quintuplicati rispetto al 2007.

Nei primi nove mesi del suo esercizio annuale, la società di Cupertino ha già superato la soglia degli 80 miliardi di ricavi e si appresta quindi ad entrare nell’Olimpo dei giganti mondiali che superano i 100 miliardi di dollari di giro d’affari, visto che per il quarto trimestre si attende un fatturato di 25 miliardi di dollari. La sua capitalizzazione di mercato, dopo la pubblicazione della trimestrale, è arrivata a 358 miliardi di dollari e potrebbe presto superare quella del gigante petrolifero Exxon. Basti pensare che solo dalla vendita di iPhone – nel primo trimestre ne ha venduti 20,34 milioni (in aumento del 142% su un anno fa) a un prezzo medio di 653 dollari – ha ricavato 13,3 miliardi di dollari, pari al 46,5% del totale.

 

Trainata da questo entusiasmo che sembra inesauribile verso i suoi prodotti, Apple, quindi, continua a crescere a ritmi vertiginosi, ma – in fatto di dividendi – continua a comportarsi come un’azienda giovane, che accumula denaro per finanziare la crescita: li evita.
Secondo Toni Sacconaghi di Sanford C. Bernstein & Co, Apple dovrebbe pensare a un riacquisto di azioni o alla distribuzione del dividendo.

“Stiamo parlando – ha detto – di un livello di liquidità assurdo sotto ogni metrica”. Apple potrebbe anche prendere in prestito denaro a prezzo molto basso per finanziare una grande acquisizione se volesse, ha aggiunto Sacconaghi sottolineando tuttavia che la società tende a essere prudente col denaro anche in ragione della sua storia: Apple, infatti, era quasi fallita a causa proprio della mancanza di liquidità negli anni ’90, prima che Jobs tornasse a rimetterla sulla giusta via per il successo.

Oltre ai brevetti acquistati da Nortel in consorzio con diverse altre società, Apple non ha concluso acquisizioni quest’anno e negli scorsi ne ha portato a termine poche e di piccole dimensioni. Quella più grossa risale al 2008, quando ha messo sul piatto 278 milioni di dollari per la  P.A. Semi Inc.

Ci sono, comunque, anche molti investitori contenti che la società possa contare su un tale livello di liquidità: “Mi fa molto piacere che il loro bilancio sia così forte”, ha detto Mike Binger della Thrivent Asset Management. “Con questi soldi – ha concluso – possono fare quello che vogliono”.

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