Diritto d’autore e caso Btjunkie: oscurato anche Proxyitalia. Gli Isp favoriscono la pirateria?

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Secondo l’AIIP ne sono fortemente danneggiati.

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Btjunkie

La Guardia di Finanza ha oscurato da stamani il sito proxyitalia.com, creato in Canada e allocato in Germania, e consentiva l’accesso alla piattaforma Btjunkie, uno dei più grandi motori di ricerca per file Torrent a livello mondiale (Leggi Articolo Key4biz). Una via d’accesso quindi al downloading illegale di qualunque tipo di prodotto digitale.

 

L’operazione è stata effettuata in attuazione di un provvedimento emesso in via d’urgenza dal sostituto procuratore Giangiacomo Pilia. Le Fiamme Gialle hanno scoperto che la registrazione del dominio “proxyitalia.com/btjunkie.org” era avvenuta in risposta ad un altro provvedimento della magistratura cagliaritana che dallo scorso aprile aveva vietato l’accesso al sito pirata e indagato due internet provider, Fastweb e Ngi, per favoreggiamento per non aver bloccato tutti gli accessi a Btjunkie.

Gli investigatori della GdF hanno spiegato che l’operazione rientra nella logica di rimuovere tutti gli ostacoli tecnologici frapposti per aggirare gli obblighi imposti dalla legge per la tutela del diritto d’autore e del copyright.

 

Subito dopo la divulgazione della notizia dell’inibizione dei siti btjunkie.org e btjunkie.com, alcuni blog fornivano ai netsurfer indicazioni su come aggirare la barriera tecnologica eretta dall’autorità giudiziaria per accedere al portale pirata.

 

L’AIIP (Associazione Italiana Internet Provider), intervenendo in merito all’indagine, s’è detta sorpresa della diffusione a mezzo stampa di questa notizia che coinvolge un proprio associato il quale, secondo AIIP, avrebbe dato immediata esecuzione all’ordinanza di inibizione dell’accesso a due “domini” e tre indirizzi IP emessa il 19 aprile scorso dalla Procura di Cagliari, secondo le indicazioni operative ricevute dalla Guardia di Finanza del capoluogo sardo.

L’AIIP ha quindi respinto “l’accusa diffamatoria che le aziende che offrono servizi di telecomunicazioni favoriscano in alcun modo l’illegalità, quando ne sono invece fortemente danneggiate a causa della alterazione dei profili medi di traffico”.

L’Associazione resta in attesa di vedere gli atti, “per comprendere la ratio di quello che la Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI) definisce in un suo comunicato ‘l’innovativo approccio giuridico adottato dalla Procura di Cagliari”.

 

Ma la stessa GdF di Cagliari nel proprio comunicato parla “del primo caso in Italia in cui l’Autorità Giudiziaria ha assunto un provvedimento della specie, che ha visto iscritti nel registro degli indagati anche i due service provider“.

 

L’AIIP ha ribadito che i due operatori italiani, come indicato nel corso della Consultazione Pubblica dell’Agcom sulla tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica, ritengono invece essenziale garantire la tutela del diritto d’autore, contemperandola con il diritto di accesso ai contenuti digitali a condizioni eque e ragionevoli che consentano di remunerare gli effettivi titolari dei diritti fruiti.

 

Dallo scorso aprile, l’accesso ai siti btjunkie.org e btjunkie.com era stato negato per ordine della Procura del capoluogo sardo: secondo gli inquirenti, più di mezzo milione di italiani usava ogni giorno la piattaforma attraverso la quale era possibile scaricare musica, film, videogiochi e software, spesso in contemporanea con le uscite ufficiali.

Secondo l’accusa, i Fastweb e Ngi hanno continuato a consentire l’accesso nonostante il divieto imposto dal magistrato. Il dato è emerso dal monitoraggio del traffico sui due indirizzi effettuato dagli investigatori.

 

Fastweb ha fatto sapere che si tratterebbe di un incidente tecnologico, su cui la società sta facendo i dovuti approfondimenti. Il gruppo ha anche precisato che ora è perfettamente operante la totale inibizione all’accesso alla piattaforma per i propri utenti italiani.

 

Enzo Mazza, Presidente di FIMI, ha sottolineato che “L’offerta illecita da parte di siti pirata collocati all’estero, è una spina nel fianco delle piattaforme legali di musica e va colpita con determinazione, sorprende la posizione di noti provider di consentire il collegamento ai propri utenti in contrasto con quanto ordinato dall’autorità giudiziaria”.

“Riteniamo l’azione promossa dalla magistratura di Cagliari molto importante – ha continuato Mazza –  per dare un segnale che l’illegalità non può essere tollerata ne favorita in alcun modo, soprattutto da parte di aziende che offrono servizi di telecomunicazione, il cui ruolo è determinante nel porre fine alle violazioni come previsto dalla direttiva sul commercio elettronico”.

 

BtJunkie, dopo la chiusura di Pirate Bay, era diventato il sito tracker per bit torrent più utilizzato in Italia. I file disponibili sulla piattaforma illegale erano 4 milioni e  il 6% degli utilizzatori, quasi 600 mila, provenivano dall’Italia. Il nostro Paese risultava essere il secondo al mondo (dopo gli USA) per percentuale di visitatori.

Per FIMI, “La complessa investigazione tecnico informatica, condotta dalla Guardia di Finanza, e l’innovativo approccio giuridico adottato dalla Procura di Cagliari, hanno consentito di ottenere un risultato di assoluto rilievo: Btjunkie ha perso immediatamente oltre il 67% dei suoi utenti, calo destinato ad aumentare nelle prossime settimane”.

 

Il dibattito su quanto successo ai due provider è strettamente correlato alle prossime decisioni dell’Agcom in materia di tutela del diritto d’autore, sulle quali la FEMI (Federazione dei media digitali indipendenti) ha espresso qualche perplessità.

In una nota ha commentato che in occasione della consultazione pubblica aveva richiesto di limitare l’ambito di applicazione del provvedimento ai soli servizi media audiovisivi e soprattutto di garantire che l’adozione di ogni provvedimento di enforcement fosse preceduta da un procedimento idoneo – per tempi e modalità di svolgimento – teso a garantire il diritto alla difesa degli autori e uploader dei contenuti audiovisivi.

“Leggendo lo schema di Regolamento pubblicato dall’Autorità – ha ribadito la FEMI – si deve sfortunatamente prendere atto del fatto che l’Agcom continua a ritenere di poter dettare una disciplina generale relativa alla tutela del diritto d’autore in rete che contempla l’adozione, in sede amministrativa, di provvedimenti sommari in assenza di adeguate garanzie di difesa per i destinatari”.