Dividendo digitale. Giulio Tremonti inserisce la clausola di salvaguardia: tagli lineari ai ministeri in caso di flop dell’asta

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Il Ministero dell’Economia resta scettico anche sulla partecipazione e l’investimento delle telco per frequenze non immediatamente disponibili.

Italia


Giulio Tremonti

Stasera alle 19.00 spetta alla Camera approvare in via definitiva la Manovra Finanziaria. Davanti all’incertezza sulla vendite delle frequenze televisive da destinare alla banda larga mobile (canali 61-69 della banda UHF), è scattata la clausola di salvaguardia prevista dalla legge di stabilità sui tagli lineari ai ministeri.

L’introito dell’asta viene stimato in 2,4 miliardi di euro (Il Ministro Paolo Romani ha ipotizzato anche 3,1 mld se si dovessero vendere tutti i blocchi a base d’asta), da far entrare nel bilancio statale entro il 30 settembre 2011. Nonostante la liberazione delle stesse frequenze, regolarmente assegnate ad emittenti locali dallo stesso Governo, debba avvenire successivamente all’asta, cioè entro il 31 dicembre del 2012. Ma se non si dovesse rientrare in questa previsione, il Ministro dell’economica provvederà a una riduzione delle missioni di spesa di ciascun dicastero (con esclusione del Fondo ordinario delle Università e delle risorse destinate alla ricerca).

In un articolo del Sole24Ore, Marco Mele scrive che “Il segnale lanciato dal Ministero guidato da Giulio Tremonti, che si è cautelato rispetto all’esito della gara senza attenderne lo svolgimento, è di chiaro scetticismo, soprattutto sul rispetto dei tempi fissati nella legge di stabilità. Fare in tempo per il 30 settembre sembra quasi una missione impossibile”.

Il decreto con il quale il Governo ha approvato la manovra in discussione al Parlamento contiene diverse norme il cui obiettivo è quello di accelerare, anche ricorrendo a misure drastiche, la liberazione delle frequenze che andranno messe all’asta tra i gestori telefonici: dalla disattivazione coattiva degli impianti ai limiti posti al Tar Lazio sull’annullamento dei decreti di “disoccupazione” delle frequenze assegnate alle televisioni locali. Diverse associazioni ed emittenti hanno già annunciato ricorsi contro quest’ultima misura, sostenendo che così si modificano le regole della giustizia amministrativa.

Restano dubbi anche sulla partecipazione e l’investimento delle telco per frequenze non immediatamente disponibili, tanto più dopo le decisioni del Tesoro. Il Ministero dell’economia, infatti, mostra di non credere troppo alle proprie norme “coattive”, ovvero alla possibilità di liberare in tempo utile le frequenze, entro il dicembre 2012.

C`è inoltre chi teme, conclude Marco Mele, che lo Stato venga costretto, alla fine, ad aumentare gli indennizzi per le tv locali, legittime assegnatarie delle frequenze pur di avere successo con l’asta. Risarcimenti che la legge di stabilità fissa al 10% dell’introito dell’asta e che il decreto sulla manovra rimpingua, ma in modo non significativo.