Digital Agenda: investimenti privati, contributo degli OTT e attenzione ai contesti regionali. Le 11 richieste delle telco a Bruxelles

di |

Tra gli 11 punti, la richiesta di promuovere pratiche di gestione del traffico dati per aumentare l’innovazione e soddisfare la richiesta di diversi livelli di qualità del servizio. A piè di pagina il documento presentato dalle telco.

Unione Europea


Neelie Kroes

L’Europa dovrebbe adottare un approccio flessibile in materia di regolamentazione e permettere agli operatori di far pagare i fornitori di contenuti per accelerare lo sviluppo delle reti a banda ultralarga.

E’ stato questo il leitmotiv dell’incontro, ieri, tra il Commissario Ue per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, e una quarantina di amministratori delegati del settore tlc europeo. Nell’ambito della riunione, l’industria ha presentato il documento ‘Come raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale 2020 – anticipato nei giorni scorsi in questo articolo Key4biz –  contenente 11 raccomandazioni formulate dai gruppi di lavoro presieduti da Jean-Bernard Lévy, René Obermann e Ben Verwaayen, Ceo di Vivendi, Deustche Telekom e Alcatel-Lucent.

Le 11 Raccomandazioni raccolgono in sintesi la visione dell’industria sulle aree di mercato e di policy che devono essere ulteriormente analizzate per garantire prospettive di crescita al mercato, migliori servizi ai consumatori e una maggiore propensione dell’industria ad investire nelle reti di nuova generazione.

 

Tra queste raccomandazioni, ve ne sono alcune che l’industria giudica fondamentali e che valgono anche come raccomandazioni indirizzate alle realtà nazionali, e quindi alle autorità di regolazione ed ai governi dei singoli stati membri dell’Unione europea. In particolare, vi é un consenso allargato sul fatto che lo sviluppo delle reti di nuova generazione dovrà tenere conto dei contesti regionali. Gli investimenti devono avvenire da parte del settore privato e le prospettive di co-investimento sono giustificate solo laddove le imprese private non hanno interesse ad investire in un ragionevole periodo di tempo. In altre parole, l’investimento pubblico deve essere limitato alle sole zone dove lo sviluppo delle nuove reti non sarebbe possibile.

 

L’Europa, suggerisce l’industria, dovrebbe promuovere condizioni di accesso simmetrico ai lavori civili e ai cablaggi delle abitazioni, anche riducendo i costi amministrativi associati al cablaggio per le nuove reti, senza prevedere altre forme di co-investimento forzato o di intervento pubblico.
 

Gli operatori, inoltre, dovrebbero essere messi nelle condizioni di mettere in atto modelli di business basati su una maggiore segmentazione dell’accesso alle reti e compatibili con la crescita degli Over-the-Top. In particolare, le raccomandazioni presentate chiedono che la Ue promuova pratiche di gestione del traffico dati in rete al fine di aumentare l’innovazione e soddisfare la richiesta di diversi livelli di qualità del servizio e che l’innovazione e gli investimenti vengano promossi allo stesso modo degli interessi dei consumatori, visto che vi è coincidenza tra interessi dei cittadini nel lungo periodo e promozione dell’innovazione e degli investimenti.

 

“Ci è stata assegnata una missione molto difficile – ha affermato Levy – e l’incontro ha mostrato che siamo riusciti a raggiungere un ampio consenso. Ora, è necessaria un’azione collettiva, uno sforzo da parte di tutti per ottenere i risultati auspicati…c’è una roadmap che descrive in maniera abbastanza precisa ciò che è necessario fare”.

Neelie Kroes si è mantenuta su una posizione neutrale, sottolineando la necessità di incrementare il livello di investimenti. Anche se, insomma, non si è giunti a una posizione condivisa, almeno “questa ‘catarsi’ a volte dolorosa ha contribuito a costruire una comprensione reciproca”.

 

La preoccupazione della Kroes è che, stando così le cose, non si riusciranno a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale, che prevede la copertura a banda larga dell’intero territorio europeo entro il 2013 e la disponibilità di connessioni in fibra ottica per almeno la metà della popolazione entro il 2020.

Bruxelles si è detta pronta a sbloccare 9,2 miliardi di euro, ma si tratta di ‘briciole’ di fronte a un investimento stimato in almeno 300 miliardi di euro.

 

E’ necessario, tuttavia, realizzare un quadro di regole che stimolino la domanda e limitino i rischi d’investimento e il documento presentato ieri non vuole solo rappresentare le ragioni dell’industria, o meglio, degli incumbent, ma fornire gli elementi per una visione prospettica e strategica rispetto al futuro dei tutta l’industria europea.

“L’Europa ha bisogno di aziende sane e capaci di investire. I player che aggiungono valore dovrebbero essere incoraggiate da adeguate misure incentivanti”, spiega il documento.

 

Per Luigi Gambardella, Chairman dell’Executive Board di ETNO, “Le raccomandazioni del settore sono un passo importante verso un approccio comune e moderno del settore nei confronti delle sfide e delle possibili soluzioni per lo sviluppo sostenibile della catena del valore di Internet e la realizzazione tempestiva delle reti d’accesso di nuova generazione”.
ETNO – che sostiene l’approccio proposto a favore di un modello di Internet basato sulla differenziazione dei servizi e sull’innovazione – chiede ora ai decision maker di tradurre queste raccomandazioni in misure politiche appropriate al fine di accelerare il ritmo degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale.

 

Per maggiori informazioni:

Come raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale 2020