Diritto d’autore: mondo diviso sulle soluzioni contro la pirateria mentre in Francia l’Hadopi fa il primo bilancio d’attività

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Dopo nove mesi dall'invio dei primi avvertimenti ai presunti colpevoli di downloading illegale, il sistema comincia a produrre i primi effetti. Ma ancora tante le imperfezioni.

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La necessità di nuove norme a tutela del diritto d’autore all’epoca di internet rappresenta un degli argomenti più caldi degli ultimi tempi. Le gravi perdite causate dal downloading illegale di materiale protetto da copyright devono essere arginate. I rischi sono pesanti per un’economia che deve fronteggiare anche una congiuntura internazionale negativa.

 

Ma il mondo è diviso sulle eventuali soluzioni da adottare per fronteggiare la pirateria: c’è chi davanti a norme rigide grida alla censura e chi invece chiede che siano presi provvedimenti a tutela dell’industria.

 

Negli Usa è stato recentemente chiuso un importante accordo tra i principali produttori di contenuti digitali, film, musica e TV con i maggiori service provider per la tutela di materiale audio e video protetto dal diritto d’autore. (Leggi Articolo Key4biz)

Ogni anno il furto di contenuti costa all’economia americana più di 370 mila posti di lavoro, 16 miliardi di dollari di mancati guadagni e 3 miliardi di entrate fiscali allo stato e alle amministrazioni locali.

In base al nuovo accordo, gli utenti che accederanno a servizi illegali saranno allertati direttamente dai provider internet mediante degli avvisi informativi (Copyright Alerts) che evidenzieranno l’azione illecita che si sta compiendo. Saranno sei gli avvisi di notifica inviati in formato elettronico verso chi effettuerà download illeciti di materiale tutelato da copyright; per coloro che proseguiranno nel comportamento scorretto, sarà messo in atto un sistema di blocco che non consentirà più lo scaricamento illegale dei contenuti. Non ci sarà disconnessione verso gli abbonati da parte degli provider e sarà garantita la privacy degli stessi senza alcuna comunicazione da parte dei service provider ai detentori dei diritti.

 

Sui sistemi di blocco s’è, però, espressa l’OSCE (Organization for Security and Co-operation in Europe) che ha avvertito: ‘Internet deve restare libero e l’accesso deve essere considerato un diritto fondamentale’. (Leggi Articolo Key4biz)

L’Organizzazione ha anche sottolineato che i sistemi di filtraggio e di blocco delle connessioni sono nella maggior parte dei casi incompatibili con la libertà d’espressione e la libera circolazione delle informazioni, che sono invece impegni fondamentali dell’OSCE.

 

Motivazioni, queste, che stanno anche alla base del movimento di protesta organizzato in Italia contro la delibera Agcom.

Contestazioni che si sono placate all’indomani dell’approvazione da parte dell’Autorità di uno schema che sarà sottoposto a consultazione pubblica, della durata di 60 giorni dalla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, con l’obiettivo di acquisire tutte le proposte e le osservazioni dei soggetti interessati e di consentire così un’occasione aggiuntiva di confronto puntuale sul testo. (Leggi Articolo Key4biz)

 

Anche la Francia è nel mirino di chi chiede una ‘rete libera’ per aver introdotto la controversa legge Hadopi, che prevede norme stringenti per i colpevoli di pirateria.

E oggi, nove mesi dopo l’invio dei primi avvertimenti agli utenti che hanno scaricato illegalmente dalla rete, l’Alta Autorità (Hadopi) preposta al controllo ha fatto il primo bilancio d’attività.

 

Sono quasi 470 mila gli utenti colpevoli di pirateria che tra ottobre e giugno hanno ricevuto una ‘prima raccomandazione’ via mail da parte dell’Hadopi.

La seconda serie di avvertimenti, spediti a gennaio (eMail o raccomandata con avviso di ricevimento) ha coinvolto poco più di 20 mila persone.

Per adesso solo una decina di casi si trovano nel terzo e ultimo stadio, che può concludersi con la consegna alla giustizia dei dossier riguardanti i presunti colpevoli.

 

Tuttavia non possiamo sicuramente affermare che il sistema introdotto dall’Hadopi sia perfetto. Su 18 milioni di infrazioni constatate dagli aventi diritto, l’Autorità ha chiesto ai service provider l’identificazione, attraverso l’indirizzo IP, solo di 1 milione di trasgressori.

Gli utenti sospettati sono stati scelti in modo casuale. Ma l’Hadopi ha già promesso che entro la fine dell’anno verrà introdotto un nuovo sistema che consentirà di affinare la selezione. Bisognerà inoltre migliorare la procedura che riguarda le richieste degli indirizzi IP: infatti il 10% delle domande di identificazione non ricevono risposta.

 

Sarà inoltre necessario intervenire sugli aspetti legati alla sicurezza informatica dopo l’attentato ricevuto nei mesi scorsi che ha permesso di localizzare una falla nei server di TMG (Trident Media Guard), società incaricata di gestire i sistemi di controllo delle reti P2p.

Sono così finite su internet informazioni private riguardanti gli utenti sospettati di file-sharing illegale.