Cloud computing: mercato varrà 7 mld nel 2012, ma necessari standard e nuovi modelli di business

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A livello globale, i servizi cloud nel 2012 costituiranno il 9% del mercato totale IT. In Europa occidentale varranno circa 7 miliardi di euro e in Italia quasi 400 milioni.

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Il cloud computing è un componente essenziale della rivoluzione in corso nell’ICT e nelle TLC, insieme alla diffusione degli smartphone, all’esplosione delle applicazioni mobili, alla penetrazione della banda larga wireless e degli strumenti avanzati per l’interrogazione delle banche dati. Della rivoluzione innescata dai cloud services si è parlato nell’ultimo osservatorio ANFoV che ha posto l’accento su questa metamorfosi della convergenza digitale: un mutamento ‘complesso’, che comporterà una radicale semplificazione dei servizi IT, un sostanziale downsizing dell’informatica aziendale (e anche dei prezzi), e la possibilità di fruire di servizi costantemente aggiornati e con elevati livelli di sicurezza, ma che non avverrà senza frizioni.

Dall’osservatorio sono emerse alcune cifre indicative del valore del mercato dei servizi cloud: a livello globale, nel 2012 costituiranno il 9% del mercato totale IT e in Europa occidentale varranno circa 7 miliardi di euro (in Italia quasi 400 milioni). Tuttavia manca ancora una completa standardizzazione delle modalità contrattuali dell’offerta di managed services (ovvero i servizi infrastrutturali come i servizi di back up e di business continuity), che rappresentano una buona parte del mercato.

 

Il cambiamento innescato dal cloud è evidente non solo nel segmento consumer, dove centinaia di milioni di persone utilizzano già smartphone, tablet e apps in maniera costante, ma anche nel settore business grazie alle offerte di servizi cloud da parte di leader globali come Google, Amazon, Cisco, Microsoft, IBM HP e altri.

Le aziende, dal canto loro, guardano con attenzione, ma anche con timore, la possibilità di dipendere esclusivamente da fornitori esterni per le soluzioni core aziendali.

 

Secondo gli analisti di IDC, il cloud computing “non deve essere considerato un fenomeno isolato e a sé stante ma va compreso nel trend più generale di ristrutturazione radicale dei servizi digitali nel contesto della convergenza sempre più stretta tra ICT e TLC”.

I nuovi servizi informatici a consumo rappresentano “un punto di svolta radicale e un salto di qualità dell’ICT aziendale”, ha spiegato Daniela Rao, TLC Research Director di IDC Italia e vicepresidente ANFoV, sottolineando che i managed services “comportano modalità completamente nuove di acquisto e di fruizione, richiedono nuove metriche di valutazione dei fornitori e in definitiva modificano in profondità il ruolo del responsabile e dello staff dell’ICT di impresa”.

Anche dal lato dei fornitori, l’offerta di servizi a consumo richiede un ripensamento di strategie, modelli di business, alleanze e partnership. Un passaggio, pure questo, che provocherà contrasti e tensioni rispetto alle attuali modalità di offerta e ai canali tradizionali

Frizioni, dunque, sia sul versante dell’offerta che su quello della domanda e che faranno sì che il passaggio dall’ICT tradizionale ai servizi cloud “…sarà rapido e tuttavia graduale”, ha aggiunto Rao.

Sicuramente, con una maggiore capillarità delle reti di nuova generazione a banda ultralarga, alla fine il modello di business dei cloud services si imporrà con successo, a partire dalle soluzioni orizzontali come il back up dei dati e di applicazioni come scrittura, calcolo e presentazione, posta elettronica certificata, ecc.

Un ruolo sempre più importante, quindi, sarà quello svolto dai fornitori di applicazioni on line, dai carrier e dai system integrator, che si imporranno come canale per la diffusione dei servizi a valore aggiunto.