Italia
Oltre 600 milioni di euro all’anno solo per il canone ordinario, e 140 milioni all’anno per il canone speciale. Sono le cifre dell’evasione del pagamento di questa tassa di possesso di un apparecchio televisivo in Italia. Cifre che oggi il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, ha rilanciato intervenendo in occasione della presentazione delle innovazioni tecnologiche Rai, sviluppate nel corso dell’anno dalla Direzione strategie tecnologiche dell’azienda di viale Mazzini, con il centro ricerche Rai.
L’evasione per il canone ordinario è pari al 27-28%, mentre quella del canone speciale (uffici, locali pubblici, enti, ect…) sfiora il 100%, è infatti pari al 96%. Numeri importanti, sia in termini assoluti che percentuali, ha sottolineato il Dg Rai, che per lo sviluppo avrebbero un significato non da poco se di quelle risorse si potesse disporre, sarebbe infatti “una bella risposta in termini di tecnologie e di prodotti editoriali” della Rai.
Non solo tagli dei costi per poter rilanciare l’azienda Rai, “anche se occorre avere un bilancio in pareggio“.
Il Dg ha sottolineato che è “strategico investire sulla ricerca e sulla parte editoriale. Innovazione significa, inoltre, dare risposte alle tipologie di prodotto che ogni giorno proponiamo in televisione, radio e sulle altre piattaforme”.
Lorenza Lei ha puntato su alcune parole chiave: innovazione, ricerca, giovani, investimenti, piano industriale, aggiungendovi, infine, anche quella relativa al canone, ovvero il recupero dell’evasione. Queste parole chiave “si legano insieme. Adesso occorre investire di più e destinare questi interventi all’innovazione, che non solo completano la rete digitale, che la Rai – ha sottolineato – ha sostenuto con i propri fondi, proprie energie economiche e finanziarie, ma guardare avanti, guardare all’applicazione in un’ottica di servizio pubblico, che è la nostra prima anima, finanziata da canone e pubblicità”.
Lorenza Lei ha anche rilevato che investire nella ricerca significa anche avviare un dialogo importante tra la Rai e le università, il mondo della scuola, e “con nuove forze in grado di portare creatività nel nostro ambito”. Un dialogo, quindi, che sia “molto stretto” con le università. Quando poi si parla di investimenti, “vanno legati al piano industriale 2010-2012, che aveva già un suo obiettivo, e ora andiamo ad aggiornarlo al periodo 2011-2013″.