Diritto d’autore: il sito dell’Agcom attaccato da Anonymous. Protesta contro Delibera che minaccia la ‘rete libera’

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Il popolo della rete, e non solo, ha aperto un approfondito dibattito sulla delibera dell’Autorità che introdurrà nuove disposizioni contro la violazione online del copyright.

Italia


Corrado Calabrò

Anonymous ha posto sotto attacco il sito dell’Autorità garante per le comunicazioni, nel nome della libertà per Internet. In particolare, si denuncia: “L’Agcom vorrebbe istituire una procedura veloce e puramente amministrativa di rimozione di contenuti online considerati in violazione della legge sul diritto d’autore. L’Autorità potrebbe sia irrogare sanzioni pecuniarie molto ingenti a chi non eseguisse gli ordini di rimozione, sia ordinare agli Internet Service Provider di filtrare determinati siti web in modo da renderli irraggiungibili dall’Italia. Il tutto senza alcun coinvolgimento del sistema giudiziario. Questa normativa dovrebbe entrare in vigore tra pochi giorni. Per questo chiediamo l’aiuto di tutti in questa protesta” contro misure che minano “alle fondamenta il diritto di avere una Rete libera e imparziale”.

 

Sarà varata, infatti, il 6 luglio la delibera Agcom sul diritto d’autore che ha sollevato un ampio confronto tra favorevoli e contrari all’iniziativa contro la pirateria online.

L’Italia ha due primati negativi, ha detto il presidente Corrado Calabrò presentando la Relazione annuale: è agli ultimi posti del ranking dei Paesi europei sul fronte dell’accesso a internet (seguita solo da Spagna, Portogallo, Grecia, Romania e Bulgaria), e ai primi posti a livello mondiale per la pirateria.

 

L’Italia è stata inserita dal Governo degli Stati Uniti nella watch list dei Paesi dove maggiore è l’incidenza della pirateria informatica e audiovisiva. (Leggi Articolo Key4biz).

 

L’industria culturale riunisce oltre 17 mila imprese che danno lavoro a circa 300 mila persone, per un valore aggiunto di circa 16 miliardi di euro.

 

Lo schema elaborato dall’Agcom (Delibera 668/10/CONS) ha riscosso diversi consensi, insieme con alcuni rilievi, e viene tenuto a raffronto nei progetti all’esame in vari Stati europei (in particolare Francia, Olanda, Gran Bretagna) e negli Stati Uniti.

Sono settant’anni che in Italia si attende la riforma della legge sul diritto d’autore (n. 633 del 22 aprile 1941).

Per il presidente dell’Authority, “Basterebbe comunque una norma – una sola, ben calibrata norma di legge – a consacrare a livello di legislazione primaria principi-guida equilibrati, praticabili e condivisi, con l’attribuzione a questa Autorità di poteri d’intervento più definiti”.

 

Il governo e il Parlamento dovrebbero “impegnarsi per mettere in campo un progetto organico di riforma del diritto d’autore” sulle reti di comunicazione elettronica. E’ l’auspicio espresso dal presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Soddisfazione per la tutela della produzione culturale italiana riservata dall’Agcom è stata espressa anche da Paolo Ferrari, Presidente di Confindustria Cultura Italia, e da Tullio Camiglieri, coordinatore del Centro Studi per la difesa degli autori e per la libertà di informazione, che ha chiesto “l’attribuzione a questa Autorità di poteri d’intervento più definiti”.

 

Ma c’è anche chi non la pensa così. “L’allarme che si sta diffondendo in Rete sulle conclusioni del lavoro di Agcom sul diritto d’autore è giustificato“, ha detto il responsabile del Forum ICT del Partito Democratico, Paolo Gentiloni. “Nei mesi scorsi l’Autorità aveva avviato una utile consultazione su Linee Guida che, accanto a positivi consensi, avevano suscitato richieste di modifica specie per quanto riguarda l’attribuzione ad Agcom di prerogative tipiche della Magistratura”, ha sottolineato Gentiloni. “Ora – ha proseguito il responsabile Forum ICT del Pd – di quelle modifiche si è persa traccia mentre si parla di un’improvvisa accelerazione che porterebbe a varare la prossima settimana una delibera ‘definitiva’ e non più sottoposta a consultazione pubblica. Sarebbe un grave errore“.

“La faticosa ricerca di un equilibrio tra libertà della Rete e tutela delle opere dell’ingegno deve proseguire senza forzature – ha concluso Gentiloni -. Anche perché sul tema sarà chiamato a intervenire il Parlamento, come richiesto nelle scorse settimane da tutte le autorità di garanzia”.

 

Come Gentiloni anche altri hanno espresso preoccupazione e parlato di censura del web. Si tratta di Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, Studio Legale Sarzana.

Avevano già fatto una campagna contro i rischi di quella delibera, ma speravano ancora di cambiare le cose. Speranze che però hanno definito fallite venerdì, dopo aver incontrato Corrado Calabrò.

“Abbiamo appreso che non c’è spazio per la mediazione e che Agcom intende approvare la delibera-censura in fretta e furia“, ha detto Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale, associazione di area Radicale. Nel testo definitivo dovrebbe insomma restare il principio di fondo, già presente nell’attuale bozza della delibera: Agcom avrà il potere di oscurare siti web accusati di facilitare la pirateria. Senza passare da un regolare processo, ma solo a fronte di una segnalazione da parte dei detentori di copyright.

 

Fulvio Sarzana ha commentato: “Prepariamoci dunque ad avere una Regolamentazione Amministrativa “di frontiera” come l’ha chiamata il Presidente Calabrò laddove la parola “frontiera” significherà per la prima volta in Europa la possibilità di inibire a cittadini italiani l’accesso a risorse web collocate fuori dal nostro Paese nonché la rimozione selettiva dei contenuti dei siti web anche privati presenti in Italia”.

 

Con la delibera n. 668/10/CONS del 17 dicembre 2010 l’Agcom ha sottoposto a consultazione pubblica un documento che definisce gli elementi essenziali del provvedimento con cui intende esercitare tali competenze. Il modello delineato nel documento sottoposto a consultazione si pone l’obiettivo di conciliare le diverse esigenze rappresentate dai principi di tutela della libertà di espressione e rispetto del diritto d’autore, diritto alla privacy e accesso dei cittadini alla cultura e a internet, nell’ambito di una regolamentazione rispettosa dei principi comunitari e coerente con le best practices internazionali. In via di premessa generale, appare pertanto opportuno evidenziare che la finalità dei lineamenti di provvedimento adottati con la citata delibera non è quella di reprimere la libertà di espressione in rete né di criminalizzare il web, ma anzi di agevolare l’accesso ad internet e di favorire la diffusione di un’offerta legale di contenuti a prezzi accessibili a tutti. Il documento parte, infatti, dalla presa d’atto che qualunque politica o intervento di contrasto alla pirateria non possa prescindere dalla contestuale identificazione di misure finalizzate a favorire un’ampia diffusione di contenuti “legali”, ed è per tale motivo che esso unisce tra loro una pluralità di possibili linee di intervento:

 

a) la promozione di un’offerta legale sul mercato;

b) la rimozione delle barriere allo sviluppo di un’offerta legale;

c) l’accesso ai contenuti premium;

 

Gli interventi dell’Autorità

d) la riduzione delle cosiddette “finestre di distribuzione”;

e) un’attività informativa e di “educazione alla legalità”;

f) provvedimenti a tutela del diritto d’autore riguardanti la procedura di rimozione selettiva di contenuti illegali;

g) procedure di site blocking nei confronti di siti che abbiano come fine esclusivo

la diffusione di contenuti illegali;

h) l’adozione di disposizioni che, sul modello delle licenze collettive estese, attribuiscano efficacia generale agli accordi volontari tra enti rappresentativi dei titolari dei diritti, dei provider e degli utenti;

i) attività di risoluzione di controversie;

j) istituzione presso l’Autorità di un Tavolo tecnico su problematiche connesse alla tutela del diritto d’autore.

 

In sintesi, l’Autorità ha, da un lato, individuato una serie di misure positive, quali l’educazione alla legalità, lo sviluppo di un’offerta legale fruibile a condizioni di massima facilità, anche in relazione alle modalità di pagamento, e la rimozione delle barriere alla circolazione delle opere su più mezzi trasmissivi; dall’altro, ha ipotizzato misure a garanzia del diritto d’autore online attraverso strumenti che, guardando anche alle best practices esistenti a livello internazionale, coniughino al tempo stesso la semplicità e l’efficacia con la garanzia di un procedimento celere e soprattutto equo, da ritenersi alternativo rispetto al procedimento dinanzi all’Autorità giudiziaria.

 

A tal fine, viene proposto un modello procedimentale ispirato al cosiddetto notice and take-down introdotto negli USA dal Digital Millennium Copyright Act – già ampiamente utilizzato dai maggiori siti internet, come ad esempio YouTube, anche nel nostro Paese – integrato con i poteri di vigilanza e garanzia dell’Autorità, attivabile su base volontaria. A seguito di richiesta senza esito di rimozione di un contenuto protetto da copyright da parte del titolare del diritto al gestore del sito, si ipotizza un contraddittorio tra le parti dinanzi all’Autorità suscettibile di terminare, laddove si ritenga violata la normativa in materia di diritto d’autore, con un ordine che intimi l’immediata rimozione del materiale illegale. Si rileva che solo se il gestore del sito non avrà già autonomamente provveduto, e solo a seguito del contraddittorio che si svilupperà davanti all’Autorità, si potrà impartire al gestore del sito l’ordine di rimozione del contenuto, qualora risulti incontrovertibilmente la violazione del diritto d’autore o il copyright. Tale procedimento si articola schematicamente in cinque fasi:

 

a) richiesta di rimozione dei contenuti al gestore del sito o al fornitore del servizio

di media audiovisivo da parte del titolare del copyright;

b) segnalazione all’Autorità in caso di mancata rimozione dei contenuti segnalati entro 48 ore dall’inoltro della richiesta;

c) verifica da parte dell’Autorità attraverso un breve contraddittorio con le parti;

d) ordine di rimozione in caso di accertamento della violazione;

e) successivo monitoraggio del rispetto dell’ordine e applicazione di sanzioni in caso di nuove inottemperanze.

 

Per quanto riguarda i siti con server localizzati all’estero, la misura della rimozione selettiva è particolarmente appropriata nei casi in cui non tutti i contenuti di un sito abbiano natura illecita e siano ospitati su siti internet fisicamente collocati in territorio italiano.

Nei casi in cui il solo fine del sito sia la diffusione di contenuti illeciti sotto il profilo del diritto d’autore – e questo anche nel caso in cui il server sia localizzato all’estero – il documento sottopone a consultazione quali possibili modelli di intervento la predisposizione di una lista di siti illegali da mettere a disposizione degli ISP e la possibilità, in casi estremi e previo contraddittorio, dell’inibizione del nome del sito web o dell’indirizzo IP sul territorio italiano. Pertanto, l’inibizione del sito con server all’estero potrebbe avvenire, sempre nei casi estremi e previo contraddittorio, solo nel caso in cui tutti i suoi contenuti fossero illeciti. Tale ipotesi non riguarda i siti esteri che diffondono solo alcuni contenuti illeciti, in quanto per procedere alla rimozione selettiva è necessario che il server sia localizzato in Italia.

 

L’Autorità, qualora da un successivo monitoraggio rilevi un’inottemperanza all’ordine, potrà irrogare le sanzioni previste dall’art. 1, comma 31, della legge istitutiva n. 249/97. Per i siti che hanno quale fine esclusivo la diffusione di contenuti illeciti sotto il profilo del diritto d’autore, e questo anche nel caso in cui i server siano localizzati al di fuori dei confini nazionali, sono state sottoposte alla consultazione pubblica due soluzioni alternative: la predisposizione di una lista di siti illegali da mettere a disposizione degli internet service provider ovvero la possibilità, in casi estremi e previo contraddittorio, dell’inibizione del nome di dominio del sito web ovvero dell’indirizzo IP.