Privacy: il web teatro di lotta tra ‘democrazia e repressione’. Pizzetti, ‘Sì a regole e diritti, no a bavagli’

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Allarme anche sul cloud computing: 'La flessibilità ed economicità dei servizi può presentare molti rischi e anche svantaggi per quanto riguarda la gestione dei dati personali degli utenti'

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Il Garante per la Privacy Francesco Pizzetti

Le telefonate pubblicitarie indesiderate; Internet e le nuove tecnologie cloud computing; i sistemi di videosorveglianza; il fenomeno sempre più esteso dei social network; la trasparenza on line della Pubblica amministrazione; il servizio di Google Street View; i nuovi servizi in farmacia. E ancora: il delicato settore della sanità; il corretto rapporto tra diritto di cronaca e dignità delle persone; la protezione dei dati giudiziari; la tutela dei minori; la ricerca scientifica e farmacologica; le esigenze di semplificazione per le imprese.

Sono solo alcuni dei principali e complessi temi trattati dal Garante privacy Francesco Pizzetti nel corso della presentazione della Relazione sul quattordicesimo anno di attività e sullo stato di attuazione della normativa sulla privacy.

Nel suo discorso, il Garante ha toccato le diverse problematiche legate al rapporto tra nuove tecnologie e riservatezza: una privacy messa sempre più in pericolo da quelli che sono i nostri migliori amici, gli smartphone. Questi dispositivi, da cui difficilmente ormai ci si separa, ci rendono tutti simili a un moderno ‘Pollicino’ “che ha in tasca il suo sacchetto di sassolini bianchi che escono uno ad uno per segnarne gli spostamenti”.

Se fino a un paio di decenni fa il timore era di vedere ingiustamente invasa la propria vita e controllati i propri comportamenti e quelli dei propri cari, oggi la prospettiva si è capovolta: l’esposizione di sé e dei propri amici e conoscenti impera sui blog, sui social network, in ogni programma televisivo e in ogni intervista a persone coinvolte, a qualunque titolo, in fatti di cronaca, talvolta particolarmente terribili.

“Viviamo nel mondo della autoesposizione e della trasparenza globale che sta diventando, senza che ce ne accorgiamo, quello del controllo globale. Parlare di diritto alla riservatezza e, ancora di più, di diritto all’oblio rischia di essere sentito ogni giorno di più come una inaccettabile pretesa di limitare il diritto a conoscere e a sapere”, ha affermato ancora Pizzetti.

“I rischi connessi agli smartphone e alle loro applicazioni derivano essenzialmente dal fatto che i nostri telefonini – ha spiegato – sono costantemente localizzati, e che il gran numero di dati e informazioni in essi contenuti, dalle rubriche telefoniche all’agenda, dalle foto alle annotazioni, possono essere conosciuti, trattati, conservati, utilizzati da soggetti dei quali non abbiamo consapevolezza nè controllo”. Il pericolo di diventare ‘preda’ di ignoti cacciatori è soprattutto per i più giovani, che “utilizzano le tecnologie più degli adulti, spesso senza avere adeguata consapevolezza delle conseguenze”.

Per questo serve una ‘informativa di rischio’ simile a quelle utilizzate per i farmaci, dei quali nel bugiardino si descrivono pro e contro.

Dagli smartphone ai call center: Pizzetti ha denunciato che gli italiani sono alle prese con ”forme inaccettabili di invasione della sfera privata e domestica. Parliamo della telefonia e in particolare del telemarketing” e ha spiegato che ”oggi chiunque può ricevere chiamate a fini di marketing, e la sola difesa possibile è quella di iscriversi ad un apposito registro delle opposizioni, sul cui funzionamento anche il Garante è chiamato a vigilare”.

“Da parte nostra, per evitare abusi e proteggere i cittadini abbiamo precisato che le chiamate a fini di marketing possono essere fatte solo previo confronto col registro, salvo che il chiamante abbia preventivamente acquisito un esplicito consenso, e che il nuovo sistema non si applica alla propaganda politica. L’esperienza di questi mesi sta manifestando limiti e difetti maggiori di quanto previsto”.

Pizzetti ha quindi definito ”giustificata l’irritazione degli utenti” che ”cresce ogni giorno di più e raggiunge il massimo dell’intollerabilità’ per chi, pur essendosi iscritto al registro, continua lo stesso ad essere disturbato”.

Pizzetti si è quindi soffermato sulle molte tematiche legate alla rete, che ha definito “uno spazio di democrazia”, sul quale mai dovranno essere imposti bavagli.

La rete, ha sottolineato Pizzetti, si è dimostrata un formidabile strumento per promuovere la libertà e la rivalsa sociale – come nel caso delle recenti rivolte del Nord Africa e del Medio Oriente – e per questo sono molti i governi che vorrebbero ottenere forme di controllo sulle reti e sui contenuti delle comunicazioni, invocando ragioni di sicurezza.

“E’ su questo terreno che si colloca il pericolo di un controllo oppressivo e repressivo, che può limitare la libertà dei cittadini e vanificare la grande risorsa positiva della rete come comunicazione globale”, ha affermato il Garante.
“La rete è oggi anche lo spazio politico in cui si combatte la lotta tra democrazia e repressione” e per Pizzetti, quindi, solo la comunità internazionale può, “sulla base di regole e diritti da tutti riconosciuti, impedire boicottaggi e censure che rafforzino, con nuove forme di repressione, l’autoritarismo del potere”.

Allo stesso tempo, tuttavia, è altresì necessario proteggere gli utenti dall’uso di una rete senza regole, esposta a tecnologie ogni giorno più invasive e a rischi potenzialmente devastanti: “…Nel rapporto tra sicurezza e controllo, tra protezione e proibizione, fra difesa e oppressione della libertà, è fondamentale il riconoscimento di principi comuni e condivisi.

In questo quadro complesso e affascinante, la protezione dati è chiamata ad assolvere una funzione centrale. Non si tratta di definire solo i diritti fondamentali legati all’uso della rete, quelli che si usano indicare come il Bill of rights di Internet. C’è bisogno di molto di più: “…E’ necessario individuare realisticamente, insieme ai diritti, i doveri e i vincoli che li limitano, indicando anche con quali modalità, per quali ragioni, con quali procedure e chi li possa stabilire e far rispettare. E’ solo dentro un robusto sistema di principi e di regole che possiamo trovare la via per difendere e sviluppare, nel nuovo mondo di “Uomini e dati”, le libertà individuali e i diritti collettivi”

Pizzetti ha quindi elencato le criticità sempre più complesse legate alle nuove tecnologie come il cloud computing: le tecnologie cloud consentono di trattare e conservare i dati su sistemi di server dislocati nelle diverse parti del pianeta e sottoposti, nella loro inevitabile materialità, a molti rischi, da quelli sismici a quelli legati a fenomeni di pirateria, non solo “informatica”, o ad atti di terrorismo o a rivoluzioni imprevedibili. Recenti episodi, come quelli verificatisi nei server di una grande società di servizi (Aruba), colpiti da incidenti fisici per fortuna di portata limitata, danno concretezza a questi pericoli. Crescono i pericoli legati alla perdita e al furto di enormi quantità di dati, come già si è verificato in sistemi legati alla diffusione di giochi elettronici (Sony). Si amplia il numero dei soggetti che intervengono nell’ambito di trattamenti così complessi e disarticolati.

La flessibilità ed economicità dei servizi della ”nuvola” può presentare molti rischi e anche svantaggi per quanto riguarda la gestione dei dati personali degli utenti”, ha affermato, sottolineando che l’Autorità ha messo a punto un documento – consegnato oggi all’attenzione del Parlamento e che sarà la base di un lavoro futuro – con le prime indicazioni che possono aiutare società private e pubbliche amministrazioni a valutare gli eventuali rischi e le possibili conseguenze derivanti dall’adozione dei servizi cloud.
”Le tecnologie cloud – ha detto Pizzetti – consentono di trattare e conservare i dati su sistemi dislocati nelle diverse parti del pianeta e sottoposti, nella loro inevitabile materialità, a molti rischi, da quelli sismici a quelli legati a fenomeni di pirateria, non solo ‘informatica’, o ad atti di terrorismo o a rivoluzioni imprevedibili”.

“Le imprese e gli operatori a cui il mercato offre questi nuovi servizi – ha aggiunto – pensano soprattutto alla diminuzione di costi o alle opportunità di costante ammodernamento che queste tecnologie consentano, prestando scarsa attenzione al fatto che comportano la perdita del possesso fisico dei dati e dei programmi operativi che utilizzano”.
E’ dunque necessaria un’attenta e rigorosa valutazione delle “clausole contrattuali per l’erogazione del servizio di cloud con particolare riferimento ad obblighi e responsabilità in caso di perdita, smarrimento dei dati custoditi nella nuvola e alle conseguenze in caso di decisione di passaggio ad altro fornitore”.

E’ utile inoltre “conoscere in quali nazioni sono conservati i propri dati poiché vi sono forti implicazioni di natura legale in caso di problemi o di disputa giudiziaria. Devono essere note anche le misure di sicurezza adottate per proteggere i dati, come ad esempio l’utilizzo di meccanismi di cifratura per la memorizzazione o la trasmissione dei dati. Occorre infine verificare se i dati sono conservati in formato proprietario, rendendo così difficile una loro eventuale esportazione, e controllare se i dati conservati dal fornitore vengono cancellati dopo che il cliente ha deciso di interrompere il servizio”.

Pizzetti ha fatto anche accenno a quella che ha definito la ‘pornografia del dolore’ in riferimento all’eccessivo accanimento mediatico su alcuni casi di cronaca come il delitto di Avetrana o quello, più recente, di Melania Rea, o anche in casi di persone e minori scomparsi, invitando il mondo dell’informazione a fare di più sul “rispetto delle regole essenziali a protezione della dignità delle persone”, ambito nel quale “si assiste a un lieve miglioramento” anche se “il risultato non è sufficiente”.
”In alcuni casi – ha spiegato Pizzetti – abbiamo dovuto registrare forme di vero e proprio accanimento informativo, la punta dell’iceberg di un fenomeno che riguarda soprattutto alcune trasmissioni televisive e nuove forme di diffusione e informazioni e immagini sul web”.

Leggi il discorso del Garante alla Camera