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Relazione Antitrust: serve legge su diritto d’autore per incoraggiare la cooperazione tra i titolari dell’esclusiva e i fornitori di servizi innovativi

Italia


“Senza un mercato realmente concorrenziale sono a rischio la ripresa economica e la vitalità del sistema”. Lo ha dichiarato il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, presentando,  nella sala della Lupa di Montecitorio, la Relazione annuale sull’attività svolta.

“Il primo disegno di legge sulla concorrenza non ha mai visto la luce. Questo ritardo è grave, rallenta il processo di ammodernamento del Paese, fa perdere fiducia agli imprenditori che vogliono sfidare i monopolisti e agli stessi controllori“, ha sottolineato. “Deve essere recuperato il tempo perduto – ha proseguito il presidente dell’Authority per la concorrenza – l’Antitrust deve affermare a chiare lettere che senza concorrenza è a rischio la vitalità già compromessa del sistema economico”.

Secondo Catricalà, “Ferrovie, gestioni autostradali e aeroportuali, governance bancaria e assicurativa restano i settori sui quali è prioritario introdurre assetti di mercato realmente competitivi che possano agevolare la ripresa della crescita”.

 

Ammontano a 225 milioni di euro le sanzioni comminate dall’Antitrust da gennaio 2010 al 15 giugno 2011: 200 milioni di sanzioni per la tutela della concorrenza, 25 milioni per la tutela dei consumatori.

Sul fronte di prezzi e tariffe Catricalà ha reso noto che nel periodo 2006-2010 gli interventi dell’Antitrust hanno generato risparmi per un miliardo di euro: 73 milioni nella vendita dei farmaci da banco, 130 milioni nel procedimento sulla pasta, 280 milioni con le istruttorie sul latte in polvere per i neonati e 530 milioni di risparmi dall’inchiesta sul gasdotto tunisino.

Il presidente dell’Autorità, poi, toccando il tema del diritto d’autore, ha ricordato l’istruttoria di Google e ha auspicato l’approvazione di una “legge nazionale che definisca un sistema di diritti di proprietà intellettuale in grado di incoraggiare forme di cooperazione tra i titolari dell’esclusiva e i fornitori di servizi innovativi”. E ha sottolineato come ci sia un “oggettivo squilibrio tra il valore che la produzione editoriale genera per il sistema di internet nel suo complesso e i ricavi che gli editori online sono in grado di percepire”.

 

A riguardo il presidente della FIEG, Carlo Malinconico, ha commentato che “Occorre dare atto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato di avere svolto, in una procedura senza precedenti in altri ordinamenti cui si sono poi accodate iniziative di altri Paesi e della stessa UE, un ruolo rilevante nel mettere a fuoco il tema della trasparenza e della parità di condizioni nell’accesso dei prodotti editoriali alla rete e di avere rivolto una specifica segnalazione in materia a Governo e Parlamento. Spetta ora al legislatore intervenire. Basta, come ha sottolineato Calabrò, una norma di principio cui ricollegare poi gli ulteriori atti applicativi”.
 

Nel dicembre 2010, l’Autorità ha concluso un procedimento istruttorio nei confronti di Google, rendendo obbligatori gli impegni presentati dalle società e chiudendo l’istruttoria senza accertare l’infrazione. Il procedimento era stato avviato a seguito di una denuncia presentata da FIEG in merito a Google News Italia.

Nel provvedimento di avvio si rilevava come Google, leader nella fornitura di servizi di ricerca online e nella raccolta pubblicitaria su internet in Italia, privasse di fatto gli editori della facoltà di controllare quali dei propri contenuti Google News Italia potesse riportare, ovvero di sottrarre completamente i propri siti dal portale in questione, subordinando tale possibilità a una condizione estremamente penalizzante quale l’esclusione dalle pagine dei risultati del proprio motore di ricerca Google Web Search.

 

Nel marzo 2010 il procedimento istruttorio è stato esteso all’assenza di trasparenza e di verificabilità dei corrispettivi spettanti agli editori affiliati al programma AdSense di Google.

Si rilevava anche come, sebbene nei contratti conclusi direttamente dagli editori con Google per l’affiliazione al programma AdSense fosse esplicitamente indicata la percentuale di revenue sharing ad essi spettante, gli editori non disponessero di elementi e strumenti utili al fine di verificare la determinazione dei corrispettivi effettivamente percepiti.

L’Autorità ha ritenuto che le previsioni che disciplinavano l’adesione al programma AdSense non consentissero agli editori dei siti web affiliati di conoscere in maniera chiara, dettagliata e verificabile le modalità di determinazione dei corrispettivi loro spettanti, potendo ciò incidere su aspetti rilevanti dell’attività commerciale e imprenditoriale degli stessi editori, ostacolando, ad esempio, la pianificazione dello sviluppo e del miglioramento dei propri siti web, nonché l’apprezzamento della convenienza di eventuali altre offerte provenienti da intermediari concorrenti.

 

Al fine di rimuovere le criticità concorrenziali emerse nel corso del procedimento, Google ha presentato una serie di impegni volti a mantenere un crawler distinto per Google News, utilizzabile dagli editori per escludere i propri contenuti da Google News senza ripercussioni sull’inclusione degli stessi contenuti nella pagine dei risultati del motore di ricerca generale di Google.

 

Alla luce delle osservazioni pervenute in esito al market test, Google ha presentato successivamente alcune modifiche accessorie agli impegni, riducendo il tempo entro il quale la società si impegnava ad attuare le modifiche concernenti AdSense e introducendo una previsione concernente la cosiddetta rilevazione dei click (c.d. click tracking).

 

L’Autorità ha ritenuto che gli impegni complessivamente proposti da Google fossero idonei a far venire meno i profili anticoncorrenziali rilevati.

Gli impegni, infatti, rimuovono il legame che l’esistenza di un crawler unico creava tra Google News Italia, garantiscono che gli editori conoscano le condizioni economiche che determinano i corrispettivi loro spettanti ai sensi del contratto online concluso con la società per l’affiliazione al network AdSense, e consentono agli Affiliati Diretti al programma AdSense l’utilizzo di strumenti di click tracking per verificare un elemento fondamentale della determinazione dei corrispettivi loro spettanti, i quali dipendono per l’appunto dal numero di click degli utenti sugli annunci AdSense.

 

Nel novembre 2010, l’Autorità ha avviato un’istruttoria nei confronti di Sky Italia al fine di accertare l’esistenza di eventuali violazioni delle disposizioni riguardanti il mercato nazionale della pay tv, corrispondente al mercato complessivo dei servizi televisivi a pagamento erogati con vari mezzi di trasmissione, e in particolare via satellite (DTH), attraverso il digitale terrestre (DTT) e le reti di telecomunicazioni.

L’istruttoria è stata avviata a seguito di una segnalazione della società Reti Televisive Italiane, nella quale lamentava presunti comportamenti anticoncorrenziali attuati da Sky Italia, consistenti nell’acquisizione e detenzione della titolarità dei diritti esclusivi per la trasmissione televisiva in Italia dei Mondiali di calcio 2010 in modalità pay su tutte le piattaforme trasmissive.

L’Autorità ha considerato che i comportamenti posti in essere da Sky Italia, operatore dominante nel mercato della pay tv, potrebbero assumere un connotato escludente in quanto la stipulazione di contratti di acquisizione in esclusiva di diritti di trasmissione di contenuti audiovisivi di particolare valenza commerciale e strategica, quali quelli concernenti i Mondiali 2010 e 2014, può ostacolare l’ingresso e l’affermazione sul mercato di operatori concorrenti.

L’Autorità ha inoltre rilevato come le suddette condotte siano idonee ad esplicare i propri effetti anche su piattaforme ove la società in posizione dominante non può attualmente offrire servizi televisivi a pagamento in forza degli specifici vincoli antitrust derivanti dagli impegni comunitari assunti nel 2003. Al 31 dicembre 2010 l’istruttoria è ancora in corso.

 

Nel luglio 2010, l’Autorità ha concluso un procedimento istruttorio nei confronti della società Sky, rendendo obbligatori gli impegni presentati dalla società e chiudendo l’istruttoria senza accertare l’infrazione. Il procedimento era stato avviato a seguito di una denuncia presentata dell’emittente televisiva Conto TV in merito ad alcuni comportamenti

posti in essere da Sky in relazione ai corrispettivi richiesti per i servizi di accesso alla propria piattaforma satellitare.

Al fine di rimuovere le criticità concorrenziali emerse nel corso del procedimento, Sky ha presentato una serie di impegni che l’Autorità ha ritenuto idonei a far venire meno i profili anticoncorrenziali rilevati, in quanto in grado di dare nuove garanzie per il rispetto del principio di non discriminazione nella fornitura dei servizi di accesso alla piattaforma satellitare.

 

Nell’aprile 2010, l’Autorità ha avviato un’istruttoria nei confronti della società Audipress al fine di accertare l’esistenza di eventuali condotte abusive nel mercato dei servizi di rilevazione dei dati per la stampa quotidiana e periodica. L’istruttoria è stata avviata a seguito di una segnalazione della società E Polis, con la quale l’impresa editrice lamentava che Audipress non aveva provveduto alla pubblicazione, prevista contrattualmente, dei dati relativi a due indagini del 2009 e a una dell’autunno 2008.

Nel provvedimento di avvio, l’Autorità ha considerato che, in un contesto in cui i servizi offerti da Audipress risultano imprescindibili in particolare per gli editori che intendono competere in modo significativo nei mercati della raccolta pubblicitaria sulla stampa, la mancata pubblicazione contrattualmente avrebbe potuto integrare un abuso di posizione dominante.

L’Autorità ha pertanto concluso che i comportamenti adottati da Audipress, in assenza di obiettive giustificazioni, avrebbero potrebbero costituire una strategia finalizzata ad ostacolare la diffusione di informazioni e dati aggiornati idonei a consentire una valorizzazione aggiornata degli spazi pubblicitari offerti dalle testate.

Al 31 dicembre 2010, l’istruttoria è ancora in corso.

 

Nel febbraio 2010, l’Autorità ha avviato un’indagine conoscitiva sul settore audiovisivo, alla luce del processo di profonda evoluzione tecnologica e commerciale che sta interessando l’attività di produzione, distribuzione, trasmissione e fruizione di contenuti audiovisivi.

Le nuove tecnologie investono, innanzitutto, l’attività di produzione di contenuti audiovisivi, con effetti che si ripercuotono sulle generali dinamiche competitive del settore. Da una parte, si assiste ad una proliferazione diffusa di contenuti audiovisivi, prodotti, oltre che a livello professionale, anche dai singoli utenti. Dall’altra parte, le società di produzione sono indotte a sostenere gli ingenti investimenti necessari per sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie in termini di qualità del prodotto. In ogni caso, appare permanere l’importanza di certi contenuti premium per i consumatori e, dunque, per la capacità competitiva degli operatori attivi nel settore.

 

La disponibilità dei suddetti contenuti, per loro natura “scarsi”, può rappresentare una fonte di potere di mercato e condizionare l’evoluzione del settore. Si assiste, inoltre, ad una profonda trasformazione delle reti sulle quali i contenuti sono diffusi e resi accessibili ai consumatori. La digitalizzazione delle reti trasmissive terrestri, infatti, attraverso l’utilizzo più efficiente dello spettro radio, consente di superare la tradizionale scarsità di risorse frequenziali che ha storicamente rappresentato un’importante barriera all’entrata nel mercato. La piattaforma aperta del digitale terrestre consentirà sia l’aumento dei canali free-to-air trasmessi a livello nazionale e locale, sia lo sviluppo di nuovi servizi di pay-tv, questi ultimi fino ad ora confinati sostanzialmente ad una piattaforma satellitare proprietaria. In generale, il modello di business dei principali operatori privati attivi nel mercato televisivo sembra convergere verso una soluzione ibrida fondata sia sulla raccolta pubblicitaria sia sull’offerta di contenuti a pagamento, sebbene con pesi relativi diversi.

Al cambiamento delle reti trasmissive terrestri si affianca lo sviluppo di nuove piattaforme digitali attraverso le quali possono essere veicolati i contenuti audiovisivi, destinate ad avere effetti ancora più dirompenti sul settore. Rileva, in particolare, l’offerta di contenuti su internet e, dunque, la convergenza ormai definitivamente in atto tra settore televisivo e settore delle telecomunicazioni, destinata ad esplicare pienamente i propri effetti con lo sviluppo delle reti di accesso di nuova generazione.

 

D’altra parte, non è ancora chiaro quale ruolo assumeranno gli operatori di telecomunicazioni all’interno del settore audiovisivo all’esito del processo di convergenza, atteso che tale ruolo può consistere nella mera fornitura di un’infrastruttura passiva o estendersi alla fornitura di servizi o contenuti ad alto valore aggiunto.

La proliferazione delle tipologie di contenuti audiovisivi e l’evoluzione tecnologica delle reti stanno, a loro volta, modificando radicalmente l’attività di confezionamento e distribuzione di contenuti audiovisivi. Lo sviluppo delle nuove piattaforme digitali tende ad esaltare la centralità del singolo contenuto piuttosto che del singolo canale predisposto dall’editore, e incoraggiare la ricerca pro-attiva piuttosto che la fruizione passiva di contenuti da parte del consumatore. In questo nuovo scenario emerge l’importanza dell’attività di “intermediazione” svolta dai fornitori di servizi di ricerca – necessari perché gli utenti possano identificare i contenuti di loro interesse all’interno dell’offerta, estremamente frammentata e numerosa, disponibile su internet e da nuovi aggregatori di contenuti. La natura potenzialmente aperta del web, inoltre, consente ai produttori di contenuti di offrire direttamente i propri contenuti ai consumatori, senza ricorrere all’attività di distribuzione tradizionalmente svolta dalle emittenti televisive.

 

La disintermediazione editoriale e la crescente facilità di accesso ai più diversi tipi di contenuto pongono questioni rilevanti riguardo alla proprietà intellettuale delle opere e alla sua protezione; le forme tradizionali di tutela – flussi audiovisivi definiti ed identificati da un marchio (radio e televisione) o prodotti fisici che assemblano conoscenze (libri, giornali) – perdono efficacia nel mondo internet, privo di barriere e confini, e costringono i produttori di contenuti e gli editori a modificare il proprio modello di business (tutela della

proprietà intellettuale inclusa) e a ricercare nuove forme di pagamento per remunerare i propri investimenti. Come mostra il caso della musica, il processo non è semplice e differenzia il potere di mercato dei diversi soggetti operanti nel settore dei contenuti audiovisivi in relazione alla loro posizione nella filiera.

 

In questo contesto un ruolo rilevante assumono infine i terminali e le tecnologie di accesso che abilitano alla visione e che possono influenzare in modo significativo le scelte del consumatore nel campo dei contenuti a pagamento, soprattutto nel caso in cui la loro architettura è integrata – verticalmente – con la struttura proprietaria di una piattaforma.

I fenomeni sommariamente richiamati incidono significativamente sulle dinamiche competitive tra gli operatori del settore, e pongono quindi, già a una prima osservazione, alcune questioni cruciali che sembrano meritare un approfondimento da parte dell’Autorità. In particolare, nel corso dell’indagine conoscitiva, l’Autorità intende verificare in che misura tali elementi di novità rilevino ai fini della definizione dei mercati rilevanti e identificare i fattori che possano risultare determinanti ai fini dell’acquisizione o del rafforzamento di un potere di mercato. Risulta infatti importante che in questa fase dinamica del settore, ricca di numerose potenzialità pro-concorrenziali, non vi siano indebiti impedimenti allo sviluppo e all’affermazione di un’efficace competizione, e che sia tutelato l’interesse dei consumatori di poter beneficiare pienamente dei cambiamenti in atto.

 

Nel dicembre 2010, l’Autorità, a seguito del ricevimento della relativa richiesta, ha reso un parere all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazione in merito allo schema di provvedimento concernente il “Mercato dei servizi di diffusione radiotelevisiva per la trasmissione di contenuti agli utenti finali – mercato n. 18 tra quelli identificati dalla raccomandazione sui mercati rilevanti dei prodotti e dei servizi della commissione europea”. Con riferimento alla definizione merceologica dei mercati in esame, l’Autorità ha espresso condivisione circa l’individuazione di mercati rilevanti distinti per le diverse piattaforme trasmissive, quali quelle terrestri, satellitari e delle reti di telecomunicazioni fisse, in ragione della limitata sostituibilità tra le stesse sia dal lato della domanda che dell’offerta di capacità trasmissiva. Sotto il profilo della domanda di capacità trasmissiva da parte dei fornitori di contenuti, infatti, rilevano le differenze tra le singole piattaforme in termini di diffusione, copertura territoriale, caratteristiche dei servizi erogabili nonché l’entità dei costi della capacità trasmissiva. Parimenti, appare estremamente limitata la sostituibilità tra le diverse piattaforme sotto il profilo dell’offerta, in considerazione degli investimenti specifici ed irrecuperabili richiesti per ciascuna rete trasmissiva.

 

Analogamente, l’Autorità ha condiviso, relativamente alla piattaforma trasmissiva terrestre, la definizione del mercato dei servizi diffusivi televisivi distinto da quelli radiofonici e comprendente sia le trasmissioni analogiche che quelle digitali. Tale orientamento è risultato in linea con quanto osservato dall’Autorità nel parere reso all’AGCOM nel 2007 in occasione della precedente analisi del mercato n. 18, nel quale si rilevava come l’attività dei servizi di diffusione televisiva su rete terrestre per la trasmissione in tecnica analogica dei contenuti agli utenti finali non potesse configurare un mercato rilevante autonomo. Appare dirimente, a tal proposito, la circostanza che la tecnica digitale sostituirà completamente la tecnica analogica nelle trasmissioni televisive terrestri entro la fine del 2012.

 

Diversamente dal precedente ciclo di analisi dei mercati e dalla prassi dell’Autorità, l’AGCOM ha individuato il mercato dei servizi di diffusione televisiva in tecnica DVB-H, come distinto dal mercato dei servizi di diffusione televisiva su rete terrestre in tecnica DVB-T, in ragione dell’assenza di sostituibilità dal lato dell’offerta riconducibile sostanzialmente alle previsioni normative e regolamentari esistenti. Sul punto l’Autorità, laddove i succitati vincoli normativi e regolamentari dovessero venir meno, rendendo sostituibili dal lato dell’offerta le due tecniche, ha auspicato un aggiornamento dell’analisi di mercato in esame al fine di valutarne le conseguenze sotto il profilo concorrenziale.

Con riferimento all’analisi del triplo test, concernente il mercato nazionale dei servizi di diffusione televisiva su reti terrestri, l’AGCOM, pur riscontrando la presenza di ostacoli non transitori all’accesso, ha accertato la presenza di caratteristiche che inducono a ritenere che nel mercato si svilupperanno condizioni di concorrenza effettiva. L’Autorità ha ritenuto condivisibile l’analisi della struttura del mercato effettuata dall’AGCOM, così come prospetticamente delineata dall’attuale quadro normativo e regolamentare.

In proposito, l’Autorità ha inoltre osservato che l’analisi del livello di integrazione verticale, svolta dal regolatore nel valutare la presenza di caratteristiche che inducono a ritenere che nel mercato si svilupperanno condizioni di concorrenza effettiva, dovrebbe essere integrata coerentemente con la prospettiva dinamica seguita nell’analisi della struttura del mercato. In particolare, esigenze di completezza richiederebbero che l’analisi dell’integrazione verticale venisse condotta non solo alla luce delle previsioni normative e regolamentari proprie della fase di transizione al digitale terrestre, ma anche considerando in chiave prospettica gli assetti che verranno a prodursi al termine della digitalizzazione e a compimento delle previsioni normative e regolamentari di cui alle delibere n. 181/09/CONS, n. 300/10/CONS e n. 497/10/CONS.

 

In relazione, infine, ai servizi diffusivi su reti di telecomunicazione fisse, l’AGCOM non ha ritenuto di dover svolgere un’analisi approfondita del triplo test, in ragione del riconoscimento del carattere emergente di tale piattaforma contenuto nella delibera n. 665/09/CONS – Individuazione delle piattaforme emergenti ai fini della commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi, ai sensi dell’art. 14, del decreto legislativo 9 gennaio 2008, n. 9 e dell’art. 10 del regolamento adottato con delibera n. 307/08/CONS e alla luce della regolamentazione dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa contenuta nella delibera n. 731/09/CONS.

In merito, l’Autorità ha ritenuto condivisibile la conclusione raggiunta da codesta Autorità in ragione dell’esistenza della richiamata regolamentazione, che prevede l’obbligo di offerta di servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa, osservando tuttavia come la classificazione di una piattaforma come emergente ai sensi ai sensi dell’art. 14, del d.lgs. 9 gennaio 2008, n. 9 non possa di per sé escluderla da una regolamentazione ex-ante, stante il diverso contesto normativo, nonché la diversa ratio e metodologia alla base di tale classificazione rispetto al quadro regolamentare comunitario delle comunicazioni elettroniche.

 

Nel gennaio 2010, l’Autorità ha formulato alcune osservazioni, ai sensi dell’articolo 21 della legge n. 287/90, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera e al Presidente del Consiglio dei Ministri in merito alle distorsioni concorrenziali prodotte da alcune previsioni normative riguardanti il settore dell’editoria quotidiana, periodica e multimediale.

Anche alla luce delle conclusioni raggiunte nell’ambito dell’Indagine conoscitiva riguardante il settore dell’editoria quotidiana, periodica e multimediale conclusa nel settembre 2009 (IC35), l’Autorità ha innanzitutto ritenuto che, a seguito dell’evoluzione tecnologica che ha interessato il settore dell’editoria e che ha modificato radicalmente le modalità di produzione, distribuzione e fruizione dell’informazione, fosse imprescindibile un intervento da parte del legislatore al fine di rinnovare il quadro giuridico di riferimento, laddove, a causa della stratificazione normativa intervenuta negli anni, le norme vigenti avevano lasciato spazio all’insorgere di restrizioni di carattere concorrenziale, con la conseguenza di non favorire una effettività pluralità dell’informazione.

 

La legge n. 62/2001, di revisione delle modalità di erogazione delle provvidenze e di riordino della normativa sull’editoria, aveva già aggiornato la nozione di prodotto editoriale rispetto alle recenti innovazioni tecnologiche, includendo ogni prodotto realizzato su supporto cartaceo o su supporto informatico destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico. Tuttavia, un contesto così radicalmente mutato avrebbe dovuto implicare una profonda revisione dei criteri che presiedono all’erogazione dei contributi pubblici all’editoria, in modo da ridefinire i soggetti potenzialmente beneficiari e la ripartizione tra questi delle risorse dedicate.

L’Autorità ha quindi ritenuto necessario che l’iniziativa legislativa fosse indirizzata verso tre principali aree, riguardanti in primo luogo il sostegno economico alle iniziative imprenditoriali, quindi la ridefinizione delle regole di funzionamento del sistema distributivo, e, infine, una riqualificazione dei prodotti come “editoriali”.

Con riferimento al primo aspetto, l’Autorità ha osservato che le modalità di sostegno pubblico all’editoria correntemente previste erano riconducibili a due tipologie fondamentali: gli aiuti economici diretti, a favore di determinate imprese editoriali; gli aiuti economici indiretti, di tipo generalizzato, classificabili a loro volta in riduzioni tariffarie, agevolazioni fiscali e credito agevolato.

 

Nel gennaio 2010, l’Autorità ha inviato alcune osservazioni, ai sensi dell’articolo 21 della legge n. 287/90, all’Agcom merito alla tematica dell’ordinamento automatico dei canali televisivi che, nella fase di passaggio dalla tecnologia analogica a quella digitale terrestre, rivestiva particolare rilievo concorrenziale.

L’Autorità ha osservato che l’ordinamento automatico, oltre a rappresentare un servizio importante per l’orientamento dell’utente tra i numerosi canali a disposizione, assumeva un considerevole rilievo concorrenziale, dal momento che incideva sulla visibilità degli operatori esistenti e sulle opportunità di accesso al mercato da parte di nuove imprese.

Nella delibera citata veniva menzionata la possibilità che l’Autorità di regolazione settoriale adottasse un’apposita regolamentazione dell’ordinamento automatico dei canali della televisione digitale terrestre.

 

In proposito, l’Autorità, anche sulla scorta delle esperienze maturate in altri Paesi, ha ritenuto tale intervento regolatorio fortemente auspicabile nell’ottica di promuovere l’affermazione di criteri organizzativi per l’ordinamento automatico dei canali, idonei a favorire la concorrenza tra gli operatori effettivi e potenziali.

 

 

Per maggiori approfondimenti:

 

Relazione Antitrust 2010

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