Audiovisivo. Corrado Calabrò: ‘Tv digitale traino del mercato, anche se i canali non sono ancora specializzati’

di Raffaella Natale |

Il presidente dell’Agcom torna a parlare di mercato televisivo e ribadisce che in termini di risorse Sky ha superato la Rai.

Italia


Corrado Calabrò

“Stranamente la Tv cresce in tutta Europa. Per la verità in Italia aumenta la televisione generalista, altrove in Gran Bretagna e in Germania, aumenta il fatturato la televisione on demand. Da noi il traino è la moltiplicazione dei canali digitali anche se non ancora così specializzati come in altri paesi”. Lo ha affermato Corrado Calabrò, presidente dell’Agcom, in una intervista rilasciata a Milano Finanza.

 

Nell’ultima Relazione dell’Autorità si legge ,infatti, che il passaggio al digitale terrestre ha consentito la trasmissione di un maggior numero di canali, pur in presenza di vincoli dovuti alla scarsità di risorse condivise, come nello scenario satellitare e terrestre. (Leggi Articolo Key4biz)

A seguito di questo ampliamento della domanda e dell’offerta, i ricavi complessivi del settore nel 2010 sono cresciuti sia a livello mondiale che europeo. Tuttavia, rispetto al 2009, si osserva una diversa ripartizione percentuale dei ricavi, con un aumento della pay-tv. Infatti, gli editori attivi nella free-to-air, tradizionalmente finanziati con il canone e la raccolta pubblicitaria, iniziano ad affiancare ai contenuti gratuiti un sempre maggior numero di contenuti premium a pagamento (from free to fee).

In tal senso, l’aumento dei ricavi da pay-tv, in linea con le dinamiche già evidenziate negli anni passati, sembra riconducibile alla sempre maggiore personalizzazione dei contenuti, ossia a uno scenario dove l’utente non è mero fruitore passivo, ma in maniera consapevole richiede ulteriori servizi audiovisivi più aderenti al suo profilo di consumo; ciò a dimostrazione della progressiva evoluzione dei servizi audiovisivi, da lineari e uniformemente distribuiti (broadcast ossia one-to-many), a puntuali e trasmessi individualmente (singlecast ossia one-to-one).

 

Nel 2010, l’andamento dei ricavi dei servizi televisivi è tornato a crescere, con un progresso significativo pari al 4,5%. L’anno precedente, il 2009, era stato, invece, segnato da un regresso, seppur assai limitato rispetto agli altri media classici (pari all’1,8%), per effetto della forte contrazione della televisione in chiaro (-7,3%), e nonostante il deciso incremento del mercato a pagamento (+9,3%).

Sempre nell’ultimo anno, i mercati della televisione in chiaro e a pagamento sono cresciuti a tassi analoghi, tanto che il perdurante progresso della componente pay, sul totale delle risorse, si è arrestato ad una quota ancora inferiore al 40% (36,9% nel 2010).

 

Calabrò ha sottolineato a Milano Finanza che “per quanto riguarda le risorse, non è più un duopolio ma un tripolio, in quanto Sky viene subito a ridosso di Mediaset e precede addirittura la Rai. Sulla base dell’audience siamo ancora al duopolio perché il 77% dell’ascolto è ripartito tra Rai e Mediaset. Sulla pubblicità invece fa la parte del leone Mediaset col 56% della torta di incassi, mentre Viale Mazzini, che pure ha il massimo degli ascolti, ha molto meno come pubblicità perché ha un limite di legge”.

 

Per l’anno 2010, si stimano in forte ripresa gli introiti pubblicitari – volti, secondo la logica del mercato a due versanti, a finanziare prevalentemente la televisione “gratuita” -, pari al 7,5%, rispetto al picco negativo dell’anno precedente.

La pubblicità rimane la principale fonte di finanziamento dei servizi audiovisivi su mezzi tradizionali, con una quota del 48,2% delle risorse totali. Non appare interessata dalla congiuntura economica negativa nemmeno l’offerta pay, che genera il 32,6% dei ricavi, con una crescita del 2% circa. In crescita dell’1,8% rispetto al gettito assicurato nel 2009, si registrano, infine, anche i ricavi derivanti dal canone del servizio pubblico radiotelevisivo.

 

Dal punto di vista della ripartizione dei ricavi per operatore, permane la tripartizione del settore tra Mediaset, Sky Italia e Rai, che congiuntamente raccolgono circa il 90% delle risorse complessive. Più in dettaglio, nel 2010, si assiste a un deciso incremento del fatturato del gruppo Mediaset, trainato sia dalla pubblicità, su canali tradizionali e digitali terrestri, sia dall’offerta pay. Più stabili, seppur in crescita, i ricavi di Sky Italia e Rai: in entrambi i casi, è stata la componente pubblicitaria a trainare il fatturato dei due gruppi televisivi.

 

Il rimanente 10% dei ricavi televisivi è disperso tra un elevatissimo numero di emittenti, nazionali e locali, tra cui spicca il gruppo Telecom Italia, presente sia nelle offerte pay (attraverso le proprie reti di telecomunicazione), sia nella televisione in chiaro (con la controllata Telecom Italia Media). Domanda di intrattenimento e di informazione televisiva.

 

L’analisi dinamica dei dati di audience, relativa alle percentuali di ascolto, basate sullo share nel giorno medio, confermano il quadro di sostanziale stabilità, finora delineatosi in capo agli operatori storici.

 

A fronte di un lieve decremento per Mediaset, passato dal 39,5% del 2009 al 37,4% del 2010, si regista una lieve crescita di Rai, che sale al 41,2%, rispetto al 40,6% del 2009. Tale stabilità è determinata da due andamenti contrastanti: da un lato, un decisa flessione delle sei reti generaliste dei due operatori storici che complessivamente perdono 5% percentuali in un anno (dal 78,1% al 73,5%); dall’altro lato, tale perdita è (parzialmente) compensata dagli ascolti generati dai nuovi canali tematici dei due gruppi che, nel 2010, hanno raggiunto una audience cumulata superiore al 5%. Ne consegue, come detto, una certa stabilità degli ascolti di Rai e Mediaset, che, nel giorno medio, raggiungono ancora, complessivamente, il 78,6% dell’audience. Il comparto satellitare, guidato dagli ascolti dei canali del bouquet di Sky Italia, continua la sua ascesa, tanto che si attesta al 9,9% nel 2010 e oltrepassa la soglia del 10% (10,9%) nel primo trimestre dell’anno 2011, superando, in riferimento a tale trimestre, l’audience media delle altre emittenti terrestri. Quest’ultima, infatti, scende al 9,7%, dopo il picco di rialzo che, nel 2010, le posizionava all’11,4% di share media. 

 

Se sul versante dell’offerta, con riguardo agli assetti degli operatori, emerge una sostanziale invarianza, in termini di risorse e di ascolti, dal lato della domanda, continua, nel 2010, il processo di evoluzione delle modalità recettive della televisione in Italia. Tra il mese di marzo 2010 e quello del 2011, complice il processo di digitalizzazione in corso, si è assistito al sorpasso degli ascolti della piattaforma digitale terrestre su quella analogica. A marzo 2011, lo share della prima supera il 60%, mentre quello della seconda scende a circa il 20%. Occorre rilevare che, all’inizio del 2009, il digitale terrestre contava uno share inferiore al 5%, mentre la piattaforma analogica raggiungeva più di tre quarti degli ascolti. Se a ciò si aggiunge che, sempre ad inizio 2009, satellite e IPTV detenevano esattamente la stessa quota di ascolti del mese di marzo 2011, (rispettivamente 15,7% e 0,3%), si evince che il processo di switch-off in corso si connota, anche dal lato della domanda, come una sostituzione delle vecchie modalità di ricezione analogica con quella digitale terrestre.

 

Nell’intervista a Milano Finanza, il presidente dell’Autorità ha parlato anche del possibile coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti nella banda larga, affermando che “è un’idea che da tanto tempo aleggiava ma che non si realizzava perché c’erano dei limiti normativi. Il decreto legge di recente approvazione consente invece alla Cdp di fare investimenti strategici e tra questi indica proprio le reti per l’alta velocità trasmissiva. Quindi può farlo. La trasformazione dell’Italia da paese agricolo in paese industrializzato non l’hanno fatta i privati ma l’Iri. Alla Cassa depositi e prestiti si offre un’occasione unica: fare dell’Italia un Paese altamente informatizzato, senza regalare nulla e a condizioni di mercato. Io spero che si convincano al Tesoro”.

 

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Relazione annuale sull’attività svolta e sui programmi di lavoro