Relazione Agcom. Corrado Calabrò: ‘Il gap digitale dell’Italia è culturale e di alfabetizzazione informatica’

di Cinzia Guadagnuolo |

Gianfranco Fini: 'Per la svolta digitale del Paese evitare ogni inerzia ed ogni tentazione di arroccamento a difesa di antiche rendite di posizione'.

Italia


Gianfranco Fini e Corrado Calabrò

La crescita di un Paese non è un fenomeno meteorologico da aspettare fatalisticamente; è legata a fattori strutturanti fondamentali; oggi stiamo attraversando una crisi di competitività e di innovazione“. La svolta digitale in Italia sarà possibile se si emaneranno “norme a prova di futuro“, se ci saranno “imprese capaci di cogliere il nuovo e di programmare l’avvenire“, se da parte di tutti ci sarà “uno sforzo decisionale mirato e un nuovo approccio agli investimenti“.

Sono le indicazioni individuate dal presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, che questa mattina, nella Sala della Lupa a Montecitorio, ha tenuto la presentazione della relazione annuale dell’Agcom. Come sempre, anche questa quarta relazione annuale non è solo un rendiconto sull’attività svolta e sui programmi di lavoro dell’Agcom, ma così pure una fotografia del nostro sistema-Paese in questo particolare momento storico, e lo spunto per aprire riflessioni e dibattiti.

L’ha detto anche il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel suo indirizzo di saluto, aggiungendo: “La svolta digitale, con tutto ciò che ne deriva in termini di nuovi modelli di consumo, nuovi target, nuove modalità di fruizione dei contenuti, richiede un approccio consapevole in ordine agli obiettivi che si devono perseguire: maggiore pluralismo, maggiori opportunità di scelta, maggiore efficienza allocativa“. Essa richiede, però – ha spiegato – anche scelte coraggiose “per evitare ogni inerzia ed ogni tentazione di arroccamento a difesa di antiche rendite di posizione, che non permetterebbero al sistema-Paese di competere adeguatamente nel circuito internazionale“. In definitiva, politiche virtuose di risanamento dei conti pubblici e di rilancio dell’economia passano anche “attraverso scelte credibili e neutrali di valorizzare degli asset statali essenziali concessi in uso a soggetti privati“. A proposito di grandi ‘politiche pubbliche’ – ha aggiunto Fini – “diviene sempre più urgente la definizione di un’univoca scelta di politica industriale sul tema dell’infrastrutturazione tecnologica del nostro paese con una rete fissa a banda larga“. Secondo il Presidente della Camera “è davvero apprezzabile che siano statti definiti il calendario e le regole di massima per l’assegnazione delle frequenze ad uso della banda larga mobile ed è positivo che queste regole si fondino su una competizione aperta e trasparente in grado di assicurare allo Stato anche la giusta remunerazione per la cessione dei diritti d’uso“.

Intanto, fuori dal Palazzo di Montecitorio, proprio mentre il Presidente Calabrò presenta alla Camera la sua relazione annuale, i rappresentanti sindacali dei lavoratori dell’Agcom sono scesi in piazza per una protesta contro “unsistema di assunzioni e promozioni che sfugge a qualsiasi regola e ad un confronto con il sindacato” e che “sta mettendo a rischio l’indipendenza stessa dell’Autorità“. Il sit-in, appoggiato da Falbi-Confsal, Sibc-Cisal e Uilca-Uil, ha voluto esprimente il dissenso contro “il progressivo esautoramento istituzionale dell’Agcom che nell’indipendenza dal potere politico e nell’autonomia ordinamentale e finanziaria ha le sue imprescindibili ed irrinunciabili fondamenta”. L’Autorità – si legge nella nota congiunta dei sindacati – “non può trasformarsi in terra di scorribande politiche, di discriminazioni a danno dei dipendenti, di sperperi ad ogni livello e con le solite consulenze“.

E proprio riguardo a questo passaggio sull’autonomia e sull’indipendenza, Calabrò ha insistito, anche con un commento a margine della relazione. Poi, ha continuato così la lettura del documento: “Il compito delle Autorità indipendenti non è sovrapponibile a quello del Governo. Ci sono molte scelte da fare – ad esempio lo sviluppo delle reti infrastrutturali, la diffusione di esternalità positive e la riduzione di quelle negative – che costituiscono compiti dell’Autorità politica, dei Governi nazionali e locali e delle Assemblee elettive“. Perciò, ha aggiunto, “condizione imprescindibile è preservare un arbitro capace, autorevole e indipendente. Tanto più indispensabile è il requisito dell’indipendenza per un’Autorità come la nostra, cui è affidato anche il compito delicatissimo della tutela del pluralismo“.

Pazzi per Facebook, ma ci informiamo attraverso la tv

Punto di partenza del Presidente Calabrò sono i social network e il modo in cui stanno cambiando la società, dalla campagna di Obama alla ‘primavera araba’, ai risultati elettorali delle amministrative e dei referendum dei giorni scorsi. “Una coppia egiziana ha chiamato la figlia Facebook in onore del ruolo del web nella rivoluzione di piazza Tahir“, ha detto Calabrò, e ancora: “La navigazione in rete omologa le ragazze col velo alle newyorkesi“. In Italia, anomalia (!), consumiamo avidamente i social network (al primo posto in Europa per tempo speso su Facebook), ma è ancora la tv il veicolo prevalente per l’informazione (quasi al 90%). Ecco perché rimangono centrali i temi dell’apertura del mercato televisivo, la questione Rai, la questione par condicio.

Diritto d’autore: Italia attende una riforma da 70 anni

Sono settant’anni che in Italia si attende la riforma della legge sul diritto d’autore. “Basterebbe comunque una norma – una sola, ben calibrata norma di legge – a consacrare a livello di legislazione primaria principi-guida equilibrati, praticabili e condivisi, con l’attribuzione a questa Autorità di poteri d’intervento più definiti“. In definitiva, secondo Calabrò, “il diritto alla libera circolazione del pensiero nelle nuove forme della tecnologia è indubbiamente un principio fondamentale per la società d’oggi ma non può e non deve strangolare il diritto di proprietà delle opere dell’ingegno. I due diritti devono trovare un modus (con)vivendi“. Lo schema elaborato dall’Agcom ha riscosso, secondo il Presidente, “vastissimi consensi”, tanto da essere stato preso come riferimento in Francia, Olanda, Gran Bretagna e negli Stati Uniti.

Banda larga: rischiamo la serie B

L’Italia, sulla banda larga, è “sull’orlo della retrocessione in serie B”. La percentuale di abitazioni connesse alla banda larga (fisso e mobile) è inferiore al 50%, a fronte di una media europea del 61%. Inoltre esiste ancora un 4% di digital divide da colmare, cui si aggiunge circa il 18% della popolazione servita da adsl sotto i 2 Mbit al secondo. Tutto questo, ha detto Calabrò, “potrebbe anche precludere all’Italia la possibilità di estendere il servizio universale alla banda larga. Serve l’intervento dello Stato e non solo nelle aree di fallimento mercato”.

Rischio collasso rete, determinante l’azione della Cassa Depositi e Prestiti

L’anno scorso avevo dato un segnale di allerta: se non interveniamo rapidamente la nostra rete mobile rischia il collasso. Qualcuno prese male il mio avvertimento, ma oggi il riconoscimento della sua fondatezza è diffuso: negli ultimi 4 anni il traffico sulla rete mobile è aumentato di 16 volte“.

Il Governo, al tavolo Romani, – ha continuato Calabrò – “sta cercando con tenace impegno di convincere i maggiori operatori di telecomunicazioni a investire insieme. Determinante sarà il ruolo che vorrà giocare la Cassa Depositi e Prestiti. Il recente decreto legge 31 marzo 2011 n. 3476, glielo consente. L’IRI ha svolto un ruolo fondamentale nella trasformazione dell’Italia da Paese agricolo in Paese industrializzato. La Cassa Depositi e Prestiti potrà dare un contributo importante nel fare dell’Italia un Paese informatizzato“.

Tv locali utili, stop alla “manomorta delle frequenze”

Importante stoccata quella data al mondo delle tv locali, post ‘switch-off’ al digitale terrestre: “Le tv locali sono utili, importanti, necessarie; ma solo se svolgono veramente il loro compito. Occorre “sceverare il grano dal loglio”, nell’interesse di tutti. Le frequenze sono un bene scarso, prezioso. Non si può consentire la manomorta delle frequenze”.

Arrestare il declino Rai, “partiti e tv concorrenti contrati alla riforma”

Stoccata del Presidente anche sulla Rai: “La Rai, con circa il 41% degli ascolti, controlla il 24% della pubblicità (opera uno stringente limite di legge). È intollerabile il livello di evasione del canone. Con il canone non riscosso la Rai sarebbe il primo operatore. Nelle mie precedenti relazioni ho fatto delle proposte per la riforma della Rai10, che, come tutte le altre, non hanno avuto seguito“. Calabrò ha riproposto, quindi, una nuova governance “duale” della Rai che separi “la funzione di servizio pubblico da quella più a vocazione commerciale. È una riforma scomoda che non piace ai partiti che albergano nell’azienda e non piace ai concorrenti che mal vedono una Rai più competitiva“. È l’analisi, ma anche l’atto di accusa del presidente dell’Agcom, che ha parlato, inoltre, anche della necessità di “arrestare declino in Rai“.

La Rai, ha concluso, “deve fare qualcosa di più per sé, avere maggiore considerazione per la qualità del suo servizio. Purtroppo arrestare il declino della tv pubblica è una priorità non percepita come tale“.

Ancora lontana l’Agenda digitale nazionale

Il fondamentale gap digitale dell’Italia è innanzitutto “culturale e di alfabetizzazione informatica. Ancora non è stata calendarizzata un’Agenda digitale nazionale“. E dire che il tessuto socio-economico del Paese è un terreno “estremamente adatto alla rivoluzione informatica. L’Italia è un Paese naturalmente a rete: tanti distretti industriali, molti centri culturali, turismo diffuso e una fitta rete amministrativa distribuita sul territorio”. Eppure, ha concluso il presidente Agcom, “tutte le classifiche internazionali vedono l’Italia che perde punti sul fronte digitale”.

Per chiudere la sua relazione, Calabrò ha preso in prestito una frase del Commissario Neelie Kroes: “Il ‘non-fare’ ha un costo che non si vede oggi, ma si vedrà domani, quando. Però, il futuro sarà ormai pregiudicato“.

Guarda le slides della relazione

Relazione annuale sull’attività svolta e sui programmi di lavoro