Internet del futuro: le proposte Alcatel-Lucent per colmare il ritardo italiano

di Cinzia Guadagnuolo |

L’ad Gianluca Baini: 'Combinazione virtuosa di tecnologie di rete, contenuti e servizi digitali, collaborazione pubblico-privato'.

Italia


Gianluca Baini

Sono pronte le reti a sostenere la crescita imponente del traffico di dati? È un interrogativo prioritario per lo sviluppo del sistema-Paese, secondo Gianluca Baini, presidente e amministratore delegato di Alcatel-Lucent, uno dei maggiori fornitori di tecnologie di comunicazione in Italia e nel mondo.
Secondo Baini, oggi la quantità di Rete disponibile in Italia non è inferiore a quella di altri Paesi avanzati, ma nei prossimi 5 anni rischia di esplodere. “Dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo pensare alla Internet del futuro, che non può più essere quella del ‘best effort’, ma del servizio a qualità garantita, ‘end to end’, dall’accesso a tutti gli altri elementi che concorrono al servizio”. E questo vale anche nel mondo consumer, dove l’utilizzo delle risorse deve essere personalizzato per l’utente. “Su questo Alcatel-Lucent si sta concentrando”, ha dichiarato l’Ad, alla guida, dallo scorso mese di gennaio, del comparto italiano dell’azienda multinazionale presente in 130 Paesi al mondo, e che in Italia conta 2200 dipendenti (di cui quasi 800 sono ingegneri), impegnati in attività di progettazione e ricerca, produzione, servizio e commercializzazione.

Ammodernamento delle infrastrutture di rete fisse e mobili per far fronte all’esplosione del traffico dati e piattaforme tecnologiche orientate allo sviluppo applicativo in grado di soddisfare in modo equilibrato un ecosistema con una pluralità di protagonisti; sono le linee guida che l’azienda di Vimercate propone come piano d’azione per il Paese.

Baini, che per Alcatel-Lucent è anche responsabile di diverse regioni dell’area del Mediterraneo, lo sottolinea molto chiaramente, senza mezzi termini: “Stiamo perdendo opportunità preziose; il divario tra il nostro paese e il resto d’Europa, per non parlare dei paesi del G8, ormai non si misura più solo nel ritardo nella diffusione delle tecnologie ICT, ma in una serie di dati che ci vedono fare passi indietro negli indici di competitività e in uno sviluppo della produzione inferiore a quello dell’eurozona. La ripresa economica e il recupero di competitività del Paese passa per una combinazione virtuosa di tecnologie di rete, contenuti e servizi digitali, collaborazione pubblico-privato, anche in chiave anticiclica”.
 

A quest’impegno, aggiunge l’amministratore delegato, “Alcatel-Lucent partecipa mettendo a disposizione non solo le competenze di uno dei maggiori gruppi mondiali del settore, ma anche le risorse, la capacità di aggregazione e il know-how di un gruppo che in Italia ha eccellenze e centri di ricerca di livello internazionale”.

Ricordiamo a questo proposito che, a livello globale, i Bell Labs, ovvero l’organizzazione di ricerca avanzata di Alcatel-Lucent, sono fin dal 1925, anno della loro fondazione, il punto di riferimento tecnologico e la “culla” di rivoluzioni nelle comunicazioni, con ben 7 premi Nobel ricevuti e oltre 27.900 brevetti registrati. E il centro di competenza italiano non è certo da meno, con gli 800 ingegneri che prima menzionavamo, dislocati su tutto il territorio nazionale.

Alcatel-Lucent, in definitiva, intende partecipare alla realizzazione di un sistema più equilibrato di quello attuale, in cui onori ed oneri siano ripartiti tra i vari soggetti e possa essere creato il valore necessario per lo sviluppo delle nuove infrastrutture e pagare i nuovi servizi, superando il quadro di disparità attuale.

Quella di Alcatel-Lucent è una visione originale basata sulla collaborazione sinergica tra una nuova architettura delle reti e un approccio aperto al tema dello sviluppo applicativo, nella convinzione che reti e applicazioni alimentino sinergicamente un circolo virtuoso. L’architettura delle reti è quella dell’High Leverage Network (HLN), che invoca reti flessibili, scalabili, aperte, così da facilitare la convergenza fisso / mobile, l’evoluzione progressiva tra architetture tradizionali (“legacy”) e modelli basati sulla convergenza IP. Quest’architettura dev0essere trasparente rispetto alle reti, alle applicazioni, alla pluralità di dispositivi (multiscreen) impiegati.
L’Application Enablement (AE) rappresenta il modello proposto da Alcatel-Lucent secondo cui gli operatori TLC mettono a disposizione le proprie risorse in modo protetto, sicuro, trasparente per lo sviluppo di servizi innovativi e nuovi modelli di business. In base a questo modello, sviluppatori di applicazioni e provider di contenuti sfruttano le piattaforme di Alcatel-Lucent per accedere a funzionalità di rete quali localizzazione, identificazione, qualità del servizio… L’integrazione tra reti, applicazioni e contenuti si traduce in nuovi servizi, nuove opportunità di business e maggiore efficienza per cittadini, aziende e Pubblica Amministrazione, il tutto nel pieno rispetto di sicurezza e privacy.

Secondo Gianluca Baini è fondamentale quella che definisce una “comunione di intenti con i diversi attori della filiera”. In che modo? Di certo è abbastanza ambizioso mettere insieme operatori, fornitori di tecnologia (come la stessa Alcatel-Lucent) e fornitori delle applicazioni. Per l’ad e presidente Baini, “tutti gli attori coinvolti devono condividere la valutazione del rischio e il ritorno degli investimenti. Non possono esserci operatori che investono e altri che non condividono il rischio. È sicuramente molto impegnativo come passo, ma si può procedere cominciando con un settore specifico, per esempio con la PA”.