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Broadband. L’ITU chiede regole chiare per portare la tecnologia ovunque: ‘Diversamente si rischia di essere tagliati fuori’

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La banda larga fa crescere l’economia e l’occupazione. E’ quanto hanno dichiarato i membri della Broadband Commission for Digital Development, istituita nel maggio dello scorso anno sotto l’egida dell’ITU (International Telecommunication Union) e dell’Unesco.

Ieri 6 giugno, in occasione della 3° riunione di questa Commissione, è stato presentato il Rapporto ‘Broadband: a platform for progress‘ che fa il punto sullo sviluppo delle tecnologie di connessione veloce a internet.

 

Questa Commissione è presieduta da due personalità di spicco: Paul Kagame, presidente del Rwanda, e Carlos Slim, l’uomo più ricco del mondo, un messicano che ha fatto la sua fortuna con il mercato tlc.

L’istituzione ha lo scopo di promuovere la diffusione della banda larga su scala mondiale, in particolare nei paesi poveri.

 

Dall’analisi è emerso che maggiore è la diffusione della banda larga e più le prospettiva di crescita e l’economia di un Paese migliorano.

Nel giugno 2010, la penetrazione della banda larga era di circa 24,2 accessi per 100 abitanti nei 30 Paesi dell’OCSE. In testa alla classifica i Paesi Bassi (37,8), seguiti dalla Danimarca (37,3) e la Svizzera (37,1).

 

Hamadoun Touré, Segretario generale dell’ITU, a margine di questo incontro che s’è tenuto a Parigi ha dichiarato che servono “regole chiare”, per fare in modo che gli operatori tlc investano nei Paesi poveri, in particolare in Africa dove solo un abitante su dieci usa internet.

I governi di questi Paesi, ha detto ancora Touré, devono adottare regole trasparenti, altrimenti gli investimenti non arriveranno, poiché “non si investe quando le acque sono agitate”.

In Africa, il prezzo d’accesso alla banda larga fissa resta ‘proibitivo’, perché è pari al triplo dello stipendio medio pro capite.

Per la Commissione è, quindi, urgente che “i governi del mondo intero predispongano e mettano in atto, senza attendere oltre, dei piani nazionali multi-settoriali per la banda larga, altrimenti rischiano di essere penalizzati su mercati sempre più digitali”.

 

Per ottimizzare i vantaggi sociali, la banda larga dovrebbe essere coordinata su base nazionale, con politiche che incoraggino i fornitori di servizi a offrire l’accesso a condizioni di mercato eque. Le azioni dovrebbero essere coordinate in tutti i settori dell’industria, dell’amministrazione e dell’economia.

La Commissione ha ribadito che sviluppare progetti isolati o frammentati oppure duplicare le reti non solo è inefficiente, ma ritarda la fornitura delle infrastrutture che sono indispensabili in un mondo moderno, così come lo sono le strade e l’erogazione dell’elettricità.

 

Nell’incontro sono stati citati alcuni casi esemplificativi, come quello della Cina dove ogni aumento della penetrazione della banda larga del 10% potrebbe contribuire a un ulteriore 2,5% sulla crescita del PIL.

Riguardo all’incidenza sul mercato del lavoro, un’analisi della Commissione europea stima che la banda larga potrebbe generare più di 2 milioni di posti in Europa entro il 2015, mentre uno Studio che riguarda il Brasile prevede che l’accesso alla banda larga ha atto aumentare dell’1,4% il tasso di crescita dell’occupazione.

 

Oltre a offrire un accesso veloce alle pagine web, le reti broadband sono essenziali per l’Internet delle Cose, grazie al quale gli oggetti comunicano tra di loro attraverso tecnologie come l’RFID, senza alcun intervento umano.

Si parla di reti intelligenti che promettono di rivoluzionare alcuni settori specifici, come la gestione delle flotte, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la tutela ambientale grazie ad applicazioni come smart grids, sistemi di monitoraggio ed edifici intelligenti.  

 

Hamadoun Touré ha commentato che “La storia ha assistito a molte ‘dichiarazioni di indipendenza’. Ma nel mondo interconnesso di oggi, possiamo proporre una nuova ‘Dichirazione di inter-dipendenza’, per riconoscere che il benessere economico di ogni Paese dipende sempre di più dal collegamento al resto del mondo attraverso la banda larga”.

 

Il Direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova, ha parlato dell’importanza di questa tecnologia per la condivisione della conoscenza e allargamento dell’istruzione alla popolazione di ogni parte del mondo: “Essenziale per la Società della Conoscenza e per condividere le risorse culturali, linguistiche e scientifiche”.

“L’accesso alla banda larga è solo una parte del disegno – ha detto la Bokova – sviluppare capacità umane è assolutamente vitale per assicurare che gli individui abbiano le giuste competenze per sfruttare al meglio le nuove tecnologie”.

 

Durante la giornata di apertura del WSIS Forum 2011, l’ITU ha reso noto che prezzi medi dei servizi ICT sono diminuiti in media del 18% rispetto a due anni fa, con un picco del 50% per le connessioni internet a banda larga. (Leggi Articolo Key4biz)

L’organizzazione segnala anche un -22% per i prezzi dei servizi mobili a livello globale tra il 2008 e il 2010. In questo arco di tempo, gli utenti mobili sono cresciuti da 4 a 5,3 miliardi, mentre i costi della telefonia fissa sono calati del 7%.

Il calo generale dei prezzi dei servizi a banda larga fissa è dovuto principalmente alla diminuzione del 52% registrata nei paesi in via di sviluppo, dove comunque i costi erano ‘estremamente alti’ e anche tagliati della metà restano al di fuori della portata della maggior parte dei cittadini.

 

In Africa, ad esempio, i prezzi delle connessioni internet sono scesi del 52% e quelli della telefonia mobile del 25%, ma nonostante questo incoraggiante trend, il continente continua a distinguersi per gli alti costi che gli abitanti devono subire. L’accesso alla banda larga fissa, in particolare, resta talmente alto da risultare proibitivo per la maggior parte della popolazione, rappresentando – attraverso l’intera regione – circa tre volte il reddito medio mensile procapite. E così, solo un africano su 10 usa internet.

 

Nei paesi sviluppati il calo dei prezzi della banda larga è stato del 35%: a guidare la classifica dei prezzi più convenienti sono le economie più ricche, tra cui Monaco, Macao, Liechtenstein, Stati Uniti e Austria.

Il ‘miracolo mobile’ – sottolinea l’ITU – si è compiuto un po’ in tutto il mondo, ma in particolare nei paesi più poveri del Pianeta dove la penetrazione dei servizi è giunta ormai al 30% dall’1,2% di 10 anni fa. L’agenzia Onu sottolinea tuttavia come per i cosiddetti paesi LCD (least developed countries, o ‘paesi meno sviluppati) la connettività internet continui a essere un miraggio, con una penetrazione del 2,5%, certo in miglioramento rispetto allo 0,3% del 2001, ma ancora ben al di sotto delle aspettative.

 

Nei 48 paesi che l’Onu classifica come LCD,  i servizi mobili sono utilizzati da 250 milioni di persone, con un tasso di crescita media annuale del 42,6% negli ultimi 5 anni, rispetto al 7,1% dei paesi sviluppati e a fronte di una crescita pressoché nulla delle linee telefoniche fisse.

Una crescita che è andata ben al di là delle attese dell’ITU, che puntava su una ‘densità’ telefonica media del 5% nel 2011. Un obiettivo che nel 2009 non avevano raggiunto solo 4 paesi: Myanmar, Kiribati, Eritrea ed Etiopia.


Lo scenario cambia radicalmente, tuttavia, quando si vanno ad analizzare i trend di crescita di internet, la cui penetrazione ha raggiunto appena il 2,5% e resta ben al di sotto del target del 10%. In 32 Paesi, sottolinea l’ITU, un abbonamento mensile ai servizi a banda larga corrisponde a più della metà del reddito medio. Addirittura in 19 di questi paesi una connessione broadband costa più del 100% del reddito nazionale lordo procapite. In un’altra manciata di paesi in via di sviluppo, il costo di un abbonamento costa 10 volte il reddito medio.

 

 

Broadband: a platform for progress (Full Report)(Executive Summary)

di Broadband Commission for Digital Development

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