Dividendo digitale. Franco Bernabè scrive al governo: ‘L’asta delle frequenze Tv sottrarrà ingenti risorse agli operatori’

di Raffaella Natale |

Il numero uno di Telecom Italia ha ricordato che il settore delle comunicazioni elettroniche ha garantito sviluppo e innovazione al nostro Paese, con un investimento complessivo annuo di circa 7 mld di euro’.

Italia


Franco Bernabè

L’asta delle frequenze televisive digitali ha mobilitato il numero uno di Telecom Italia. Secondo indiscrezioni di stampa, Franco Bernabè avrebbe inviato una lettera all’attenzione del Premier Silvio Berlusconi e dei Ministri dell’Economia e dello Sviluppo, Giulio Tremonti e Paolo Romani, per lamentare le modalità fissate dal governo per la vendita delle frequenze Tv alle telcos e la recente delibera dell’Agcom sulla riduzione delle tariffe di terminazione mobile.
In tre pagine, Bernabè ha affermato che i due provvedimenti “andranno a drenare ingenti risorse al settore delle comunicazioni elettroniche che, anche nel corso degli ultimi anni, ha garantito sviluppo e innovazione al nostro Paese, con un investimento complessivo annuo di circa 7 miliardi di euro“. Impegno, ha ricordato Bernabè, che in un certo qual modo sembra interpretare il pensiero anche degli altri operatori, mai come in questo momento “rivolto anche al futuro“.

 

Per quanto riguarda i tempi dell’asta, appare quasi certo un rinvio della data prevista, dal 30 settembre alla fine dell’anno, a causa della richiesta di aumentare la quota di indennizzo dall’attuale 10% ad almeno il 20%, come richiesto dalle Associazioni Aeranti-Corallo e FRT.

Di più si saprà proprio in occasione del Forum di Aeranti-Corallo, in programma oggi e domani a Roma, dove è prevista la partecipazione del Ministro Romani e del presidente dell’Agcom Corrado Calabrò.  

Ciò che fino a oggi appare certo è che le tv locali chiedono al governo più incentivi per liberare i canali. E la gara per le frequenze tv destinate alla banda larga mobile è sempre più a rischio. Si parla di un ulteriore slittamento di qualche mese rispetto al presunto termine di settembre.
Lo Stato deve rilanciare sul piatto degli incentivi per liberare le frequenze. In caso contrario, la strada dell’asta si fa tutta in salita. Non a caso Bernabè, nel Forum su Il Sole 24 Ore del 7 maggio, ha detto: “Le frequenze che lo Stato intende mettere all’asta non sono ancora disponibili. Sono occupate dalle tv locali, che non mi sembrano intenzionate a mollarle. Pagare per un bene che non è disponibile non sarebbe un’azione giustificabile davanti agli azionisti”.

 

Intanto la scorsa settimana, l’Agcom ha approvato il provvedimento che definisce le procedure per l’assegnazione delle frequenze del dividendo digitale televisivo e delle altre frequenze disponibili per sistemi mobili a banda larga (Leggi Articolo Key4biz). 

Il provvedimento definisce le regole della più grande asta delle frequenze mai effettuata in Italia (poco meno di 300 MHz di banda) per i sistemi mobili. L’Autorità ha stabilito un valore di partenza per la gara coerente con l’obiettivo di un incasso di 2,4 miliardi di euro indicato dalla Legge di stabilità, elevabile all’esito dell’asta.

 

Il provvedimento detta le linee guida per assegnare le frequenze nelle bande a 800, 1800, 2000 e 2600 MHz e per procedere al refarming della banda a 1800 MHz, oggi usata per il GSM, verso le più moderne tecnologie a banda larga quali LTE e Wimax. Vengono inoltre prorogate le licenze esistenti a 900 e 2100 MHz ai fini di una razionalizzazione del comparto radio mobile.

 

L’Agcom inoltre ha alleggerito il complesso degli oneri per gli aggiudicatari delle bande, pur mantenendo gli obiettivi prefissati in materia di promozione della concorrenza e di benefici per l’utenza. A tal fine, la proposta di copertura a carico degli aggiudicatari delle bande più pregiate a 800 MHz delle aree a digital divide, coincidenti con le zone meno densamente popolate del Paese, è resa più proporzionata e maggiormente efficace. Le aree da coprire sono infatti suddivise in elenchi associati a ciascun blocco di frequenze in gara e l’aggiudicatario di un blocco dovrà offrire, entro 5 anni, il servizio ad almeno il 75% dei comuni di ciascun elenco.

 

L’asta multifrequenza pone inoltre le condizioni per l’ingresso di eventuali nuovi competitori nel mercato mobile, prevedendo, tra l’altro, un tetto di banda massima assegnabile a ciascun concorrente pari a 25 MHz complessivi tra le bande a 800 e a 900 MHz.

 

Il Parlamento Ue, nel frattempo, ha approvato in prima lettura la relazione Hökmark dando così l’OK alla proposta di direttiva della Commissione Ue. Il provvedimento mira a fornire nell’Unione Europea la banda 800 MHz entro il 2013 e la diffusione di Internet senza fili anche a chi abita in zone remote. Un emendamento approvato consentirà ai governi nazionali di rimandare il raggiungimento di tali obiettivi al 2015 in caso di problemi di coordinamento con le frequenze di Paesi terzi.

 

La banda 800 MHz fa parte del dividendo digitale, cioè quelle radiofrequenze disponibili tramite un uso più efficiente dello spettro radio liberato con l’arrivo della televisione digitale terrestre. Il Parlamento chiede che siano messe a disposizione entro il 2015 bande di 1.5GHz e 2.3GHz e uno spettro radio per il traffico internet su telefonia mobile di almeno 1200MHz. Tutto ciò permetterà l’utilizzo di servizi di più alta qualità. Sul progetto di direttiva manca però ancora l’accordo tra Parlamento e Consiglio Ue: se ne discuterà il 27 maggio. “Confido in una discussione veloce e costruttiva tra Parlamento e Consiglio dei Ministri per una adozione definitiva della proposta entro il 2011″, ha dichiarato Neelie Kroes, commissario responsabile per l’Agenda Digitale europea.