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Google Book Search: tre editori francesi chiedono risarcimento per 9,89 mln di euro

Francia


Tre grandi case editrici francesi, Gallimard, Flammarion e Albin Michel, hanno chiesto 9,89 milioni di euro a Google per aver digitalizzato, senza autorizzazione, 9.797 libri.

La somma è stata calcolata valutando 1.000 euro per ogni opera messa online di cui gli editori possiedono i diritti.

Nel mirino della giustizia francese ancora una volta la libreria digitale di Google che, secondo gli editori, avrebbe riprodotto selvaggiamente i loro testi violando le leggi sul diritto d’autore.

La società americana s’è detta sorpresa di ricevere questa nuova ingiunzione e ha riaffermato la conformità di Google Book Search alle leggi francesi e internazionali in materia di copyright.

Il 18 dicembre del 2009, sempre in Francia, la compagnia era stata già condannata per contraffazione su ricorso di La Martinière e del Syndicat national de l’édition (SNE).

 

Lo scorso marzo, negli Stati Uniti la biblioteca online di Google ha subito una battuta d’arresto. Il giudice federale di New York, Denny Chin, ha respinto di fatto l’intesa che la società aveva raggiunto con gli autori ed editori americani. (Leggi Articolo Key4biz).

Il patto era stato chiuso nell’ottobre del 2008 e aveva messo fine a una controversia legale cominciata tre anni prima che riguardava i libri digitali rari o introvabili non ancora di pubblico dominio.

In base alla trattativa Google avrebbe versato 125 milioni di dollari agli autori le cui opere erano state digitalizzate senza il loro consenso e istituiva un Fondo per pagare i diritti dei testi inseriti nella biblioteca online più grande del mondo.

 La delibera del giudice di New York ha però bloccato tutto: d’ora in poi Google potrà pubblicare solo dei brevi estratti di questi libri fuori stampa nel rispetto del copyright.

Un simile accordo, ha spiegato il giudice nell’occasione, darebbe alla web company “il controllo del mercato della ricerca” anche nel settore degli eBook.

 

Ed è proprio su questo aspetto che i ricorrenti hanno basato la loro denuncia, come ha sottolineato Gary Reback, legale della Open Book Alliance, che raccoglie anche i maggiori competitor di Google come Microsoft e Amazon, insieme ai rappresentati degli autori e delle biblioteche.

 Per il giudice Chin la soluzione potrebbe essere una partecipazione opzionale degli editori e autori all’accordo (opt-in) mentre adesso è automatica salvo eccezioni (opt-out). Ma, secondo Reback, è molto difficile che Google accetti un’ipotesi di questo tipo.

 

Ed è stato sempre il giudice americano che nel 2010 ha fornito ai tre editori francesi la lista delle opere digitalizzate da Google. Gallimard ha individuato in questa nota 4.302 titoli, Flammarion 2.950 e Albin Michel 2.545.

E a marzo dello scorso anno, il Ceo di Gallimard e presidente dello SNE, Antoine Gallimard, aveva annunciato l’azione legale contro il gigante americano insieme ad altri due editori francesi.

 

A novembre 2010, Hachette Livre (Lagardère), primo editore francese e secondo nel mondo, ha invece siglato un accordo con Google che fissa le condizioni per la digitalizzazione delle proprie opere in lingua francese.

Google, dalla sua, s’è impegnata a ritirare tutti i titoli che Hachette non desidera vengano inclusi nella biblioteca online.

Google Book Search conta quasi 12 milioni di opere digitalizzate senza l’autorizzazione degli editori e contro il volere degli aventi diritto.

 

Sul fronte della pubblicità, sempre negli Usa, Google ha fatto sapere d’aver accantonato 500 milioni di dollari per risolvere una potenziale disputa con il Dipartimento di Giustizia americano sulle pratiche pubblicitarie. Lo riporta il Financial Times: “L’ammissione è la prima indicazione che le autorità americane hanno trovato significative falle nell’attività pubblicitaria che è al centro della macchina dei profitti di Google”.

Google e le altre società di ricerca sono finite nel mirino delle autorità americane in passato per l’uso del sistema di ricerca pubblicitario: con Yahoo! e Microsoft, Google ha pagato 31,5 milioni di dollari nel 2007 su come le società di gioco d’azzardo usavano il sistema per raggiungere clienti.

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