Privacy: la Corte dei diritti umani respinge il ricorso di Max Mosley. Leggi UK adeguate

di Alessandra Talarico |

La Corte di Strasburgo sottolinea che obbligare i media a notificare prima della pubblicazione il diretto interessato avrebbe 'un effetto dissuasivo sul giornalismo, anche quello politico e d'inchiesta'.

Europa


Max Mosley

La Corte europea dei diritti umani, con una sentenza non definitiva emessa il 10 maggio, ha respinto il ricorso presentato da Max Mosley – ex presidente della Federazione Internazionale dell’Automobile – in quanto la pubblicazione, da parte del tabloid britannico News of the World di fotogrammi estratti da un video (anch’esso pubblicato sul sito del settimanale) in cui l’uomo veniva ritratto nel bel mezzo di un’orgia nazista non viola l’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo.

La Corte ha ritenuto quindi che la Convenzione non obblighi i media ad avvertire le persone prima di pubblicare delle informazioni sul loro conto e che, dunque, le leggi britanniche sui media siano adeguate a proteggere la privacy dei cittadini.

 

I fatti risalgono a marzo del 2008, quando il tabloid britannico pubblicò in prima pagina la notizia “Il boss della Formula 1 in un’orgia nazista con 5 prostitute”, con tanto di immagini tratte da un video girato da uno dei partecipanti.

Mosley, figlio di Oswald – leader dell’Unione Britannica dei fascisti – ha fatto causa al tabloid, sostenendo che il giornale non si era premurato di contattarlo per verificare la veridicità della storia prima di pubblicarla. Il tribunale, in effetti, gli diede ragione e multò il News of the World per 60 mila sterline per violazione della privacy, obbligandolo a risarcire Mosley anche delle spese legali per 420 mila sterline. Secondo i giudici britannici, nel video non vi era prova di ‘comportamento nazista’ e perciò la pubblicazione era ingiustificata perchè non vi era alcun interesse pubblico. Respinta invece la richiesta di ingiunzione per impedire che il sito del giornale mantenesse disponibile il filmato.
 

Non soddisfatto, e pretendendo di essere riconosciuto vittima della violazione dell’art. 8 della Convenzione dei diritti umani, Mosley si è rivolto quindi alla Corte di Strasburgo, affinché riconoscesse l’inadeguatezza delle leggi britanniche: il risarcimento ottenuto, sosteneva l’ex patron della F1, non sarebbe stato sufficiente a rimediare all’umiliazione subita, dopo che milioni di persone in tutto il mondo avevano potuto assistere alle sue ‘performance’ nazi-erotiche.

La Corte di Strasburgo, tuttavia, ha spiegato che qualunque restrizione alla libertà di stampa va valutata con attenzione, anche perchè la Gran Bretagna dispone di leggi adeguate a tutelare la privacy: c’è un sistema di autoregolamentazione della stampa, si può chiedere un risarcimento danni in sede civile, e un’ingiunzione per bloccare la pubblicazione di materiali lesivi della propria vita privata.

Riguardo l’obbligo di pre-notifica della pubblicazione, nel caso specifico, non era obbligatorio in quanto News of the World riteneva che gli atteggiamenti nazisti avrebbero potuto essere considerati di interesse pubblico.

La Corte ha sottolineato che “sebbene multe e sanzioni penali potrebbero essere misure efficaci per incoraggiare la notifica preventiva di una pubblicazione, questo potrebbe avere un effetto dissuasivo sul giornalismo, anche quello investigativo o politico, in contrasto con gli obblighi della convenzione in fatto di libertà di espressione”.

I giudici hanno quindi concluso riconoscendo che la vita privata di personaggi pubblici è diventata un “prodotto altamente redditizio per alcuni settori dei media”. La pubblicazione di notizie su queste persone ha contribuito ad aumentare la gamma di informazioni disponibili al pubblico e quindi beneficia della protezione dell’Art 10, anche se si tratta di intrattenimento.

“Al di là dei fatti specifici del caso Mosley e ponendo attenzione all’effetto dissuasivo che un obbligo di pre-notifica rischierebbe di generare, i dubbi sulla sua efficacia, la Corte ha concluso che l’art 8 non richiede un requisito vincolante di pre-notifica. Pertanto la sua assenza nell’ordinamento britannico non viola questo articolo”, hanno sentenziato i giudici di Strasburgo.

 

La sentenza della camera non è definitiva: nei prossimi tre mesi le parti in causa potranno presentare ricorso alla grande Camera della Corte. Cosa che Mosley ha già detto di voler fare.

 

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