France Telecom guarda all’espansione internazionale ma pesa l’ombra dell’ennesimo suicidio

di Alessandra Talarico |

Mentre il Ceo illustrava le strategie del gruppo, un dipendente si è tolto la vita dandosi fuoco in un parcheggio della sede di Merignac.

Francia


Stephane Richard

Il Ceo di France Telecom, Stéphane Richard, ha passato il suo primo anno alla guida dell’ex monopolista delle tlc francesi a tentare di risollevare il morale dei dipendenti, dopo la terribile ondata di suicidi che ha scosso il gruppo negli ultimi anni. La situazione sembrava essere migliorata, ma ieri si è consumata un’altra tragedia, che ha adombrato il tentativo dei vertici di concentrare l’attenzione verso le nuove strategie di espansione. Nel parcheggio della sede di Merignac, vicino Bordeaux, un dipendente si è dato fuoco, morendo per le ferite riportate. Aveva 57 anni, padre di 4 figli e negli ultimi anni era stato costretto a cambaire mansione più volte. Delphine Ernotte, direttore esecutivo di Orange France ha assicurato che sarà avviata un’inchiesta per fare piena luce sull’accaduto: “Non è il tempo di analizzare, faremo tutto nella massima trasparenza insieme alle parti sociali”.

Dopo gli oltre trenta suicidi verificatisi tra il 2008 e il 2010, i vertici della compagnia hanno deciso di fermare il piano di mobilità forzata avviato nel 2004 e che ha accelerato l’allontanamento dell’ex Ceo Didier Lombard (leggi articolo).

 

Richard, ieri, si era invece concentrato sulle strategie della società, sottolineando l’intenzione di vendere asset in Europa – dove sarà estesa la partnership con Deutsche Telekom – e di effettuare nuove acquisizioni in Africa.

 

“Siamo entrati in una fase difficile, il nostro modello economico in Europa è sotto pressione”, ha affermato Richard, aggiungendo che presumibilmente si assisterà nei prossimi anni a una nuova fase di consolidamento del mercato europeo delle telecomunicazioni.

Le telco del vecchio continente stanno in effetti soffrendo una vistosa stagnazione delle entrate, mentre la regolamentazione e la competizione hanno dato un duro colpo ai margini. Allo stesso tempo, però, le società sono chiamate a massicci investimenti nelle reti di nuova generazione, per sostenere la domanda crescente di servizi internet mobili.

 

“Solo a Parigi, il traffico dati sta crescendo del 5% alla settimana”, ha detto Richard, secondo cui questi fattori porteranno a una nuova fase di consolidamento nei prossimi anni, quando gli operatori cercheranno sempre nuovi modi per ridurre i costi.

“Il nostro portfolio europeo deve essere più efficiente. In alcuni paesi non si registra crescita”, ha aggiunto, spiegando che France Telecom potrebbe decidere di lasciare alcuni mercati europei, come l’Austria, dove la società potrebbe vendere la quota di minoranza detenuta in un operatore locale, o anche venderla del tutto.

“Niente è stato ancora deciso, ma la status quo non è un’opzione”, ha detto ancora Richard.
 

France Telecom, che controlla attività dall’Armenia al Kenia, lo scorso anno ha combinato le proprie attività mobili britanniche con quelle di Deutsche Telekom, dando vita al maggior operatore mobile del Regno Unito, battezzato Everything Everywhere. La scorsa settimana ha quindi annunciato una nuova partnership, sempre col gruppo tedesco, per la condivisione degli acquisti di infrastrutture e servizi, con l’obiettivo di ottenere un risparmio sui costi annuali di 1,3 miliardi (leggi articolo), mentre accordi di condivisione delle infrastrutture sono stati siglati in Polonia e potrebbero essere sottoscritti anche per il mercato rumeno, slovacco e austriaco.

La cooperazione, ha dichiarato ancora, “è possibile ovunque”, ma  una fusione con Deutsche Telekom è “fuori discussione”.

Per accelerare la  crescita sui mercati emergenti e raggiungere l’obiettivo di un raddoppio delle entrate entro il 2015, l’ex monopolista sta vagliando la possibilità di nuove acquisizioni in Africa e Medio Oriente.

 

Richard è intervenuto anche sulla questione della contrapposizione tra telco e Over-the-Top: le società telefoniche vorrebbero infatti che le web company come Facebook o Google collaborassero al finanziamento delle reti, sovraccariche anche per via del grande successo dei loro servizi.

Come la maggior parte delle compagnie europee, France Telecom chiede una maggiore cooperazione: “Gli operatori – ha detto Richard – hanno bisogno di avere una prospettiva di reddito che giustifichi ampi investimenti. C’è bisogno di un modello di condivisione equa dei profitti”.

Richard ha spiegato che Google compensa economicamente France Telecom in base a una partnership che permette al gruppo americano alla rete dell’operatore e di offrire in contenuti agli utenti in maniera efficiente: “Pagano per essere in grado di entrare nei nostri access point in Europa e Africa e per quello noi garantiamo loro un livello minimo di traffico”.

Un’affermazione, questa, contestata da un portavoce di Google, che ha ribadito come la società “non paghi per assicurarsi livelli minimi di traffico, o altro” e come l’accordo con France Telecom sia solo un’intesa sull’interconnessione, non per aiutare la società a finanziare la rete.

In base all’accordo, il traffico Google non ha priorità rispetto ad altri: “l’interconnessione è comune nell’industria ed è uno dei fondamenti di internet. Google ha sottoscritto questo tipo di accordi con centinaia di società”.

Richard vuole andare oltre questo tipo di accordi, per far sì che i giganti del web aiutino gli operatori a finanziare le reti, ma nel frattempo, per attrarre nuovi clienti si sta muovendo anche sul fronte dei contenuti online. Il gruppo, ad esempio, ha siglato un accordo con il sito di video streaming Daily Motion e con Deezer e starebbe studiando accordi con i siti di socil networking.

Resta da risolvere il problema sociale: il nuovo caso di suicidio getta un’ombra pesante sugli sforzi compiuti da Richard: “Il clima sembrava migliorato – ha affermato – ma come al solito nulla può essere dato per scontato. E’ uno sforzo che dobbiamo compiere giorno per giorno”.
Richard ha poi aggiunto che il suicidio verrà considerato come un ‘incidente sul lavoro’ se l’inchiesta interna dimostrerà – come sostiene anche la moglie del dipendente che per ultimo si è tolto la vita – “una qualunque responsabilità dell’azienda”.