Cloud Computing: Microsoft sollecita la politica. Pietro Scott Jovane: ‘La nuvola è il futuro, ma deve entrare in Agenda’

di Cinzia Guadagnuolo |

Ricercatori, imprese, Authority, parlamentari ed europarlamentari a confronto sui temi della sicurezza e della Privacy.

Italia


Mario Valducci, Maurizio Gasparri e Linda Lanzillotta

Nella visione di Microsoft, il Cloud Computing è il futuro. Ma perché questo obiettivo non sia una chimera, è importante che diventi un tema centrale nell’agenda politica, sia quella nazionale che quella europea. Microsoft cerca sinergie, insomma. Cerca il dibattito pubblico. Perciò stamattina a Roma è stata promotrice di un confronto molto ampio tra imprese, Authority e politica. L’obiettivo è quello di camminare su binari paralleli e capire quali siano le normative che devono guidare i processi di sviluppo del Cloud, una tecnologia che apre interrogativi che sconfinano nei temi della sicurezza e della privacy.

L’ha ribadito più volte l’amministratore delegato di Microsoft Italia, Pietro Scott Jovane, quando ha aperto il convegno “Skill 4 Cloud – Oltre la banda larga, la prospettiva europea per i servizi alla nuova di Internet“.  Ospiti del dibattito anche Gianni Pittella, Marco Scurria, Dorothee Belz, Giorgio De Rita, Luigi Perissich, Cosimo La Rocca, Ernesto Somma, Fulvio Ananasso, Franco Pizzetti, John Vassallo, Jonathan Liebenau, Maurizio Gasparri, Linda Lanzillotta, Mario Valducci e Antonio Tajani.

 

Ad aprire la prima parte dei lavori è stato Gianni Pittella, vice presidente del Parlamento Europeo, in un certo senso “padrone di casa” in quanto il convegno si è tenuto nella sede della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. “Oggi – ha esordito Pittella – affronteremo il tema del Cloud sotto i profili della sicurezza, della privacy, della continuità del servizio, della infrastrutturazione necessaria, della regolamentazione. Tutti temi, questi, che stanno a cuore all’Unione Europea“.

La strada delle nuove tecnologie, della banda larga, dei servizi avanzati è “una fortissima leva di cambiamento della democrazia. Ma stiamo davvero camminando su questa strada? Atteso che assumiamo questa come priorità, con un forte investimento privato e pubblico (non si può mettere solo sulle spalle del pubblico il carico dell’avanzamento tecnologico), ci dobbiamo chiedere se il nostro Paese, gli altri Stati membri e l’Europa si stiano muovendo su questo crinale“. Secondo Pittella, infatti, bisogna discutere anche dei limiti della Ue. E “il fatto che abbiamo un bilancio comunitario nel quale il 43% è destinato alla spesa agricola, il 44% ai fondi strutturali e appena il 7-8% di spesa alla ricerca e all’innovazione tecnologica, è un forte limite dell’Ue“. Per essere competitivi nel mondo, si domanda Pittella, che cosa si può fare se non investire in grandi infrastrutture, grandi reti trans-europee, in capitale umano, in ricerca e innovazione e in banda larga? Ha quindi concluso son due proposte. La prima: “La via da imboccare è per me quella degli Eurobond. Così raccoglieremmo mille miliardi di euro all’anno, una risorsa finanziaria straordinariamente grande, per sostenere un piano europeo per la ripresa, la crescita e lo sviluppo. Questa idea, che ha convinto 200 eurodeputati, non ha convinto la Merkel. Senza questo passaggio noi non avremo crescita e non avremo sviluppo”. Poi ha lanciato una seconda idea: “Guardando ai fatti del Mediterraneo, mi domando se non possa essere valida una piattaforma di comunicazione nel Mediterraneo? Possiamo lavorarci? Io penso di sì, dobbiamo essere ambiziosi. Perché non vedere quanto sta succedendo come una risorsa?”

 

Per l’Ad di Microsoft Italia, Pietro Scott Jovane, che ha cominciato il suo intervento ringraziando il Ministero per lo Sviluppo Economico per aver patrocinato l’evento, “dobbiamo riuscire a capire se il Cloud sia al centro dell’Agenda politica. E momenti come questo di riflessione possono portare al centro del dibattito un tema che è un’opportunità per il nostro Paese. Microsoft affronta questa grande sfida non da sola, lo fa con la sua capacità di aggregare i partner, circa 25mila aziende dell’Information Technology che hanno abbracciato il progetto del Cloud“. Scott Jovane ha quindi elencato i benefici del Cloud Computing, citando: la centralizzazione dell’erogazione delle prestazioni dal data center presso l’utente finale, semplificando l’IT con il click di un mouse; la standardizzazione delle applicazioni; sintetizzare i processi di decisione; benefici inoltre di carattere sociale, perché portando tecnologia facilmente accessibile si abilita il concetto di collaboration; nel mondo aziendale ciò significa inoltre schiudere un enorme componente di informazione.

A questo punto, però, ci sono due sfide importanti che si devono affrontare secondo Microsoft: “Uno è il tema della privacy e l’altro della security – ha sottolineato Scott Jovane -. Noi favoriremo il Cloud in piena osservanza con la tutela della privacy e con le normative e i sistemi di gestione della sicurezza. Dobbiamo capire questo dalla politica. Il Cloud Computing avverrà, ma alle condizioni che le normative esistenti impongono, questa è la nostra visione e questo è uno dei motivi per cui siamo qui e affrontiamo questi temi oggi. Vogliamo che l’ITha concluso l’ad di Microsoft Italia – diventi parte dei processi produttivi e così avremo un’Italia profondamente rinnovata“.

 

Un’altra prospettiva europea è stata quella portata al tavolo della discussione da Marco Scurria, europarlamentare, membro della Commissione cultura, educazione e giovani, nonché dell’intergruppo “Internet”, il quale ha suggerito una proposta che ha raccolto diversi consensi nel corso della mattinata di lavoro: ripetere il convegno di oggi, con questo format e questo focus, più frequentemente nel tempo:  “La politica viene rimproverata spesso di essere distante, potremmo provare a perseguire un modello europeo, non tanto fare le classiche audizioni in parlamento, dove gli esperti vengono a raccontarci quanto ritengono opportuno, io credo sia necessario fare dei tavoli di confronto con gli esperti, per far sì che il passaggio normativo diventi un passaggio condiviso, e le normative non siano già superate una volta adottate. Proviamo a darci degli appuntamenti continui sui quali lavorare – ha suggerito quindi Scurria – perché questo è un tema centrale dell’agenda politica. Sono contento del patrocinio del Ministro Romani, ma dobbiamo incontrarci, lavorare insieme e seriamente“.

Spazio, quindi, alla tavola rotonda “Come cambia il lavoro, l’industria in Europa e nel mondo”, introdotta da Dorothee Belz, Associated General Counsel di Microsoft: “Cos’è il Cloud? È un’innovazione per le aziende e per la PA, una tecnologia accessibile e molto semplice da utilizzare, che permette di offrire servizi ai cittadini. Parliamo di uno sviluppo enorme che porta un enorme cambiamento“. Belz ha quindi fatto due esempi di Servizi Cloud: la Danimarca, dove esiste un sistema ferroviario dotato di informazioni aggiornato e puntuale, grazie al quale ogni utente può avere dettagli real time sul traffico; la Colombia, dove la pubblica istruzione ha istituito un servizio di valutazione dell’istruzione che permette di avere accesso ai test universitari per 600mila studenti all’anno, eliminando file e numeretti.  Belz si è dunque chiesta: “Chi sarà responsabile della gestione di tutti questi dati?”

Una prospettiva più economica è stata quella offerta da Jonathan Liebenau, della London School of Economics, che ha presentato i primi risultati della ricerca sull’impatto del Cloud Computing sul mercato italiano: “Noi studiamo dove devono essere concentrati gli investimenti e quali sono i benefici che ne possono derivare. Qual è il background? Negli anni ’70 c’è stata una grande discussione su come le tecnologie creassero disoccupazione. Può essere vero anche oggi. Però in effetti devo dire che al contempo vengono creati molti più posti di lavoro. Ma le spinte potranno essere modeste, nessuno può dire dove avverranno queste spinte delle nuove tecnologie”. Liebenau è entrato poi nei dettagli: “Sul Cloud, ci sono delle barriere manageriali legate alla carenza di expertise nelle aziende. C’è una crescita del 17% del mercato Cloud in Italia, ma non ci sono oggi le basi per quello sviluppo veloce che potremmo aspettarci”. Ciò è dovuto, secondo il ricercatore, ad alcune peculiarità del settore ICT in Italia in cui l’e-banking non è ancora decollato come in altri Paesi e dove le misure legate all’innovazione sono “scoraggianti“. Tuttavia, rispetto ad altri Paesi, in Italia il Cloud potrebbe garantire maggiori benefici legati alla customer relation. Infine, ha concluso Liebenau, “l’inchiesta che abbiamo realizzato sull’Italia dimostra che la crescita dell’occupazione potrebbe essere importante, il Cloud può far aprire moltissimi posti di lavoro, soprattutto sui servizi SmartPhone, ma anche in misura minore al manifatturiero, ma l’indagine fa riferimento a un gap di politiche adeguate“.

Secondo Giorgio De Rita, direttore di DigitPA, il Cloud è un’occasione di sviluppo, di modernizzazione del nostro Paese. “Negli ultimi 10 anni abbiamo lavorato in modo separato sulle grandi direttrici di sviluppo nella PA: infrastrutture, tecnologia e dotazione tecnologia delle amministrazioni (oltre 20  miliardi di euro spesi negli ultimi 10 anni dall’amministrazione centrale, informatizzando tutte le postazioni di lavoro), sulle regole, sull’accumulazione e gestione dell’informazione“.

Tuttavia, ha proseguito De Rita, oggi ci domandiamo: qual è l’uso intelligente che possiamo fare di queste quattro grandi direttrici di sviluppo? “Io credo che il Cloud sia l’occasione per aggregarle. Dobbiamo cercare un linguaggio condiviso nelle competenze professionali, la capacità di governo delle risorse umane perché negli ultimi anni abbiamo delegato troppo alle imprese, al mercato e al fornitore.  Infine, una terza linea di lavoro che sia quella di una maggiore attenzione all’utilizzo intelligente delle informazioni che oggi abbiamo. Pensiamo solo alle banche dati delle anagrafi, dell’INPS o dell’Agenzia delle Entrate. Oggi il Cloud è uno slogan, ma se riusciremo a declinarlo in maniera intelligente, riusciremo a contribuire allo sviluppo del Paese“.

 

Il direttore generale di Confindustria SIT, Luigi Perrisich, ha sostenuto che in Italia oggi è ancora molto forte il settore manifatturiero, il Made in Italy. “La possibilità di avere delle piattaforme Cloud di cui non beneficiano sono le grandi imprese, ma anche le PMI, può consentire alle piccole imprese di recuperare in competitività e produttività. Non solo nella delivery del know how ma anche nell’essere più vicina al cliente“.

Per quanto riguarda invece il “fronte” PA, manca secondo Perissich l’investimento adeguato e la volontà di porre questo tema al primo punto dell’agenda politica per recuperare i 30 miliardi l’anno di risparmi, secondo i calcoli di Confindustria SIT, che si otterrebbero se si applicasse completamente l’innovazione agli ambiti della Sanità, della Giustizia, della Scuola, dell’efficienza energetica, dell’Amministrazione. “Sono temi – ha concluso – sui quali i decisori devono fare di più; nello stesso tempo occorre creare mercato e avere una maggiore competenza nella PA in termini di risorse e di qualità, nonché fare marcia indietro con le tante società locali e provinciali che sono nate e che finiscono per sottrarre mercato e competenze alle imprese“.

 

Esempi dallo spazio sono stati quelli portati da Cosimo La Rocca, dell’Agenzia Spaziale Italiana che, attraverso l’esplicazione di alcuni casi di navicelle in orbita, ha reso immediato per tutti il livello di vicinanza tra il Cloud Computing e lo Spazio. “Il mondo spaziale è già un ottimo utente pioniere del Cloud, specialmente nei programmi di esplorazione dove le piattaforme di Cloud creano quello che definisco un miracolo di interoperability. Il risultato è a mio giudizio il trionfo del Cloud in azione”. Un altro punto analizzato da La Rocca è lo “Space Internet” come unico mezzo efficace per garantire le comunicazioni sulle grandi imprese spaziali che si sta cercando di realizzare anche insieme alla NASA.

 

Secondo Ernesto Somma, Direttore P.O.R.E. (Progetto Opportunità delle Regioni in Europa), Dipartimento Affari regionali, la politica deve interessarsi del Cloud per aumentare l’efficienza del settore pubblico. “La sanità, che assolve 106 miliardi di spesa annua complessivamente come settore, è certamente un ambito che potrebbe beneficiare al pari della Giustizia della diffusione sistemica del Cloud Computing”. In particolare, vista la situazione del bilancio pubblico degli ultimi anni, la politica potrebbe occuparsi prima di tutto di un insieme di regole chiaro che richiami la dimensione comunitaria,  “da un lato rendendo stabile un quadro regolatorio per le imprese, e dall’altro occupandosi di un insieme di regole che renda più facile l’adozione del Cloud da parte della PA“. Somma ha poi nominato i problemi della privacy e della security dei dati. Altro problema è l’uniformità delle regole all’interno dello stesso Paese. “Noi soffriamo di regole molto diverse adottate dalle singole regioni. Un esempio è l’Open Source, dove la possibilità delle singole regioni di determinare norme molto diverse tra di loro crea un ostacolo alla diffusione della nuova tecnologia“.

 

Il  Direttore Ricerche di AgCom, Fulvio Ananasso, ha parlato di “molta attenzione” e “molto interesse” per il Cloud da parte dell’Autorità Garante delle Comunicazioni. Anche Ananasso si è concentrato sull’analisi delle criticità lasciate aperte dal Cloud, come privacy, switching costs, protezione dei dati, livello di sicurezza, interoperabilità. I settori di competenza dell’AgCom, ha ricordato, a parte la protezione dei dati, sono tre settori chiave: l’analisi della concorrenza; garantire l’integrità; l’elemento della trasparenza e della protezione nell’utilizzo del servizio. “Abbiamo iniziato un programma di ricerca sulle infrastrutture per la banda larga e poi analizzato una serie di indagini di settore su copyright, neutralità della rete, contenuti digitali. Ora stiamo lanciando il programma SCREEN, un programma di ricerca che condurremo nei prossimi mesi che speriamo ci porti ad avere risposte alle domande che ho appena fatto“.

 

Uno dei temi centrali della giornata, che tutti hanno toccato, quello della privacy, è stato affrontato molto analiticamente da Franco Pizzetti, Presidente dell’Autorità Garante per la privacy. “Dobbiamo condividere il più possibile la consapevolezza dei problemi, noi siamo un’autorità di protezione dei dati personali e quindi siamo per natura esperti di dati e attentissimi alle nuove tecnologie e alla loro innovazione. Il Cloud è una parola non nuova. Mi preoccupa la PA italiana, articolata in mille enti e molte volte non accompagnata da competenze tecnologiche sufficienti, così come mi preoccupano le PMI.  La nuvola – ha continuato Pizzetti – è una pura illusione, non esiste, esiste la possibilità che in precedenza non c’era di affittare spazi su server che sono costruiti e utilizzati a questo fine, cioè per offrire il servizio di archiviazione e conservazione dei dati. Ci sono anche casi, e all’Italia interessa, in cui i server sono già utilizzati da grandi imprese, ma o perché sovra dimensionati, o perché le nuove tecnologie consentono il risparmio di spazio, possono anche essere in parte affittati. Ed essendo in parte affittati, diventano una risorsa economica per l’impresa che li mette a disposizione”.

Secondo  Pizzetti, mentre la banda larga fino a qualche mese fa era negata, “ed evidentemente era una grave errore perché il Paese ne ha un bisogno assoluto“, oggi è vista con maggiore favore perché alcune grandi imprese hanno scoperto di avere server sovradimensionati e che grazie all’uso di queste tecnologie, con sistemi veloci di trasmissione dati, questi spazi possono diventare una risorsa economica.

Ma dove sono questi server? Che sicurezza fisica e politica c’è rispetto alla collocazione di questi server? I server sono collocati in Stati a rischio, perché può bastare un colpo di stato per impadronirsi dei server? Evidentemente, ha continuato il presidente Pizzetti, c’è un problema di sicurezza di collocazione dei dati sul server. “Per massimizzare lo spazio – ha spiegato ancora – , i dati sono frammentati e collocati nei server in giro per il mondo dove c’è lo spazio libero”.

Inoltre, la Cloud può significare un affitto di programmi, più che server che consegnano i dati. La Cloud può significare infine piattaforma, un insieme di programmi condivisi da una molteplicità di clienti. “L’affitto di programmi l’abbiamo tutti in tasca, qualunque telefonino smart. Quando usiamo Google Map per esempio, lo fittiamo pro tempore e trasferiamo dati e informazioni. Queste informazioni sono conservate da chi gestisce i programmi? E per quanto tempo? La cloud, in altri termini, determina la perdita di un controllo fisico dei propri dati e un passaggio a un controllo giuridico. Poi c’è la perdita della piena consapevolezza di quanti altri soggetti vengono a conoscenza delle informazioni che noi trasferiamo per utilizzare il programma che stiamo fittando o per la collocazione su un server. Sono problemi per i cittadini, per le imprese e per gli Stati. Interviene anche la rete di trasmissione, perché anche la rete conosce l’uso che ne stiamo facendo e quale tipo di servizio stiamo affittando e in quali tipi di luoghi stiamo trasferendo i dati. C’è un problema che riguarda la velocità dell’uso della rete”.

Questi sono i problemi rilevanti che le imprese o la PA si trovano ad affrontare. Tuttavia, ha concluso Pizzetti, “No bisogna vedere l’autorità di protezione dati come una autorità nemica, contro le tecnologie o che vuole frenare lo sviluppo. La Cloud computing è il futuro del sistema di comunicazione, è il futuro del mondo, ne sono consapevole, ma è una tecnologia che pone problemi molto rilevanti che va affrontata con grande consapevolezza. Noi offriremo nei prossimi mesi le linee guida soprattutto ai soggetti deboli, alle PMI e alla PA. Nessuno più di noi è consapevole che o arriviamo rapidamente a regole internazionali comuni e condivise fra tutti i Paesi, o i rischi che ho delineato difficilmente potranno essere evitati dall’attività di un Paese soltanto”.

 

La seconda tavola rotonda, “Come gestire l’innovazione”, è stata aperta da John Vassallo, Vice presidente degli affari europei di Microsoft, anch’egli tornato sul tema delle regole: “Siccome siamo Americani, non significa che ci interessa il ‘free market’, siamo invece interessati al cambiamento di regole, che siano chiare e comuni. Se c’è un data center in Irlanda, con dati di una società svedese di proprietà americana, che cosa facciamo? Che cos’è la privacy per uno Stato e come la definisce un altro? Per quanto tempo occorre tenere i dati? Chi ha accesso ai dati? Come posso accedere polizia e Stati? Abbiamo creato il mercato unico europeo? Ora dobbiamo fare un mercato digitale europeo“.

 

Sono intervenuti, successivamente, tre ex ministri della Repubblica e rappresentanti di fondazioni politiche. Secondo Maurizio Gasparri, Presidente del gruppo del PDL in Senato e componente di Italia Protagonista, “la pervasività della Rete e degli strumenti di connessioni va al di là della stessa Europa. Dobbiamo operare in questa direzione, anche per dare un quadro chiaro all’industria e alla PA ed è importante che questo stimolo venga dall’industria. Bisognerebbe strutturare di più alcune attività che avvengono al di fuori delle istituzioni, come ad esempio la gestione dei domini internet; l’autogoverno della Rete deve avvenire nel rispetto delle leggi. Non si può non avere una sistema di regolamentazioni più chiaro. Le norme sono a rischio di invecchiamento rapido nelle Tlc. Siamo nella necessità di un aggiornamento permanente. Noi riteniamo che si debba creare un sistema“. Per quanto riguarda infine i servizi online, ha dichiarato Gasparri, essi possono essere essenziali per il Meridione, dove i ritardi infrastrutturali possono trovare attraverso la Rete e la banda larga una possibilità di condivisione dei servizi. “Tutto questo deve entrare di più nelle agende della politica nazionale. Mi associo alla proposta del parlamentare europeo di creare un momento permanente di confronto, dove gli aspetti tecnici devono essere approfonditi e dove poi la parte politica offre la sua disponibilità a varare le norme“.

 

Linda Lanzillotta, parlamentare e presidente di Glocus Innovazione, ha esordito: “Rischiamo che le regole nazionali siano inefficaci. La via sulla quale dobbiamo incamminarci è quella dell’Europa prima, e poi quella globale“. Ma partiamo dalla situazione italiana. “Gli ultimi dati ci dicono che permane la difficoltà italiana e in qualche misura aumenta sulla diffusione della tecnologia. Il Cloud è una tecnologia su cui puntare. C’è oltre che un elemento tipico italiano della struttura generazionale, una struttura produttiva basata su PMI, una frammentazione amministrativa che resiste a una profonda innovazione e standardizzazione di sistemi tecnologici, c’è innanzitutto un deficit culturale nella classe dirigente sulla consapevolezza della centralità della tecnologia e del carattere strategico dell’innovazione. Non ci siamo mai preoccupati quando l’Italia ha via via perso le proprietà della telefonia mobile. E nessun leader europeo ha fatto un pranzo come Obama con i grandi innovatori. Quindi occorre investire in questo settore e l’Europa deve rendere più stringente l’Agenda 2020. Non c’è nessun vincolo e nessuna sanzione, ad esempio, per il mancato raggiungimento degli obiettivi di crescita“.

Inoltre, ha aggiunto Lanzillotta, “non si può sorvolare sulla questione della banda larga, il gap tra noi e altri Paesi europei si sta allargando enormemente. Non possiamo rimuovere il problema come se questo fosse risolto. Il Cloud è ancora più rilevante e importante laddove la tecnologia non è arrivata. Ma se non c’è la banda larga nel Mezzogiorno, nei piccoli Comuni, allora tutto questo rimane sulla carta“.

 

Secondo Luigi Nicolais di Mezzogiorno Europa e ex ministro IT dal 2006 al 2008,  la PA del futuro dovrebbe immaginare di essere divisa solo in due parti, un front office e un back office, e non avere tanti uffici. “Si deve muovere in un a community cloud, in un sistema in cui si accede via cloud e le persone si scambiano informazioni tra di loro. È necessario avviare i prerequisiti per arrivare a questo. E non possiamo dimenticare che la larga banda rappresenta un elemento essenziale“.

 

Mario Valducci, presidente commissione Trasporti e TLC della Camera dei Deputati, ha esordito: “È già difficile tra due Stati mettersi d’accordo sulla questione degli immigrati Tunisini, figuriamoci lavorare a un sistema di norme condivise in Europa“. Tuttavia, ha aggiunto, “da parte mia c’è la massima possibilità a dare il mio contributo sul tema della neutralità della Rete e del Cloud. Ma sappiamo che investire in una rete che non è più dei cittadini tutti ma è di qualcuno, è molto più complicato. Inoltre nessuno può negare che da tre anni a questa parte siamo in un momento di crisi di investimento anche nelle infrastrutture”.

 

Le conclusioni sono state affidate ad Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento europeo, Commissario per l’Industria e l’Imprenditoria, ha esordito: “Qui stiamo discutendo di competitività e di competitività europea, non solo di Cloud“. La riduzione del debito deve andare di pari passo con la crescita e se non c’è innovazione non c’è crescita. “Nel nostro documento sulla politica dell’innovazione abbiamo inserito una serie di test obbligatori sulla competitività. Che riguarda anche le normative comunitarie. Da questo punto di vista credo che il dibattito di oggi sia salutare, perché permette di approfondire una delle questioni dell’innovazione. Vogliamo avere una strategia europea, e insieme agli Stati membri ci apprestiamo a studiare un quadro normativo. Voglio tranquillizzare tutti i politici italiani che sollecitano l’Europa“.

In questo  momento, inoltre, “stiamo lavorando alla standardizzazione della fatturazione elettronica. Se saremo capaci di far accettare dagli Stati membri le nostre proposte, 240 miliardi di euro nei prossimi sei anni è il risparmio che avremo. Competitività quindi, ma anche risparmio. La nuova direttiva IVA rimuove anche alcuni ostacoli alla diffusione della fatturazione economica“.

“Infine – ha concluso Tajani – metto l’accento sul problema dell’education che abbiamo in Europa, degli skills, della formazione. La sfida è di altissimo livello e non possiamo non soddisfare le esigenze delle imprese. L’Europa nel suo insieme non è all’altezza della sfida globale. Le PMI rappresentano uno straordinario esempio di crescita e competitività, noi dobbiamo metterle in grado di esserlo. Se tutti insieme faremo lo sforzo collaborando attivamente“.