Dividendo digitale: Frt e Aeranti-Corallo presenteranno proposta per equo indennizzo alle Tv locali. Asta a rischio?

di Raffaella Natale |

Frt e Aeranti-Corallo hanno dichiarato a Key4biz che i 240 mln di euro previsti dal governo non sono sufficienti a coprire le spese effettuate dall’emittenza locale per lo switch-off.

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Le Tv locali continuano decise sulla loro via e useranno tutte gli strumenti in loro possesso per chiedere al governo di rivedere l’indennizzo previsto per l’esproprio delle frequenze a favore della banda larga mobile.

Lo hanno confermato a Key4biz Aeranti-Corallo e Frt che presenteranno una proposta congiunta in merito al risarcimento che andrebbe all’emittenza locale per la riduzione delle risorse frequenziali da 790 a 862 MHz (canali UHF 61-69) a favore dei servizi broadband.

Più precisamente, il direttore di Frt, Rosario Donato, ha dichiarato a Key4biz che relativamente all’esproprio dei canali UHF 61-69, chiederanno la revisione dell’indennizzo perché “i 240 milioni di euro previsti dal governo non sono da ritenersi in alcun modo sufficienti a coprire le spese compiute dalle Tv locali nelle aree che hanno già effettuato il passaggio al digitale terrestre“.

 

Tenendo conto che le emittenti sono circa 200, ha spiegato Donato, alla fine si tratterebbe di circa 1-1,5 milioni di euro a fronte della spesa di 5-6 milioni di euro sostenuta dalle Tv locali per lo switch-off.

“Si tratta di un’offerta che difficilmente sarà accetta in quanto non è in grado di ripagare gli investimenti realizzati nelle aree all digital. Se le frequenze non verranno liberate spontaneamente, difficilmente si farà la banda larga”.

“L’attuale situazione non può essere accettata – ha concluso Donato – per questo noi chiediamo una revisione delle misure per la fissazione di un indennizzo congruo”.

 

Il coordinatore di Aeranti-Corallo, Marco Rossignoli, ha ribadito a Key4biz il giudizio “assolutamente negativo” sulla norma del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 23 marzo, relativo alla esclusione dei canali 61-69 Uhf dal servizio di radiodiffusione televisiva.

La norma prevederebbe il rilascio delle frequenze, in ogni area tecnica, ai soggetti già operanti in tecnica analogica che ne facciamo richiesta, utilmente collocati nelle graduatorie previste dal decreto legge. Tali graduatorie verrebbero predisposte sulla base di quattro parametri: patrimonio al netto delle perdite; dipendenti a tempo indeterminato; ampiezza della copertura della popolazione; priorità cronologica di svolgimento dell’attività nell’area, anche con riferimento all’area di copertura. I soggetti esclusi dalle graduatorie potrebbero svolgere l’attività di fornitore di contenuti, con norme relative alle moda-lità e alle condizioni economiche da emanarsi dalla Agcom, sui multiplex dei soggetti che avrebbero ottenuto l’assegnazione dei diritti di uso delle frequenze sulla base delle graduatorie medesime.

 

“L’impegno di Aeranti-Corallo – ha detto Rossignoli – sarà massimo per ottenere il ripristino del quadro preesistente in quanto le nuove norme modificano le regole finora adottate per disciplinare il processo di digitalizzazione, in base alle quali tutte le tv locali analogiche sono diventate operatori di rete per la tv digitale terrestre in ambito locale. Inoltre, l’iter procedimentale previsto dal decreto legge, considerata la sua complessità, comporterà tempi molto lunghi per il relativo completamento, con conseguente danno sia per le imprese televisive, sia per l’utenza”.

 

Una soluzione in merito all’asta delle frequenze del cosiddetto dividendo digitale esterno arriva dal Coordinamento Nazionale Nuove Antenne, associazione non profit del settore televisivo: “L’inaudito provvedimento che contraddice grossolanamente l’atteggiamento di sostegno alle aziende e che attenta gravemente allo stato di diritto, in sostanza prevede di togliere un bene pubblico ad un privato per consegnarlo ad un altro”.

Secondo il CONNA, “i tre blocchi restanti 1800, 2000, 2600 Mhz sono da considerare bastanti per la telefonia e per dar luogo all’operazione di asta pubblica governativa per far cassa”.

 “Qualora i tre blocchi venissero ritenuti ancora non sufficienti – ha concluso il CONNA – non ci sarà che da attingere ai capienti serbatoi di frequenze donate dallo Stato gratuitamente alle reti nazionali televisive, che in virtù di questa inspiegabile elargizione risultano in possesso di un gran numero di frequenze in buona parte inutilizzate”.

 

Asta a rischio? Pare proprio così anche per Francesco Siliato, docente al Politecnico di Milano che, in un articolo pubblicato dal Sole24Ore, ha detto senza mezzi termini che “la gara per assegnare, entro settembre, la banda a 800 Mhz ai gestori telefonici corre il rischio di andare deserta, nonostante il loro grande valore”. “In pratica si chiede alle telco di acquistare al prezzo di un bene prezioso una frequenza occupata sulla cui disponibilità non vi sono certezze. Vi è anzi la garanzia di una lunga serie di ricorsi al Tar già annunciati dalle emittenti locali che su quelle stesse frequenze operano da anni”.