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Sostenibilità di internet. Franco Bernabè: ‘Telecom investe, ma senza il contributo degli OTT futuro a rischio’

Italia


L’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, è stato ascoltato stamani al Senato in merito all’indagine conoscitiva sulle prospettive della banda larga in Italia e si è soffermato, in particolare, oltre che sul problema degli over-the-top affrontato ieri dai competitor (leggi articolo), anche sulla necessità di accelerare i tempi di assegnazione delle frequenze attualmente in mano agli operatori televisivi, così come previsto anche dalle direttive europee.

Dall’asta delle frequenze del cosiddetto dividendo digitale, il Governo pensa di incassare 2,4 miliardi di euro che dovrebbero coprire gli interventi previsti dalla legge di Stabilità. Ma, ha affermato Bernabè, senza certezze sulla disponibilità del ‘dividendo digitale’, questo obiettivo sarà “difficilmente raggiungibile”.

E’ pertanto urgente, ha aggiunto,  “…una celere razionalizzazione dell’uso dello spettro radioelettrico da parte delle emittenti locali, in modo da garantire agli operatori mobili la certezza giuridica di acquisire, nei tempi più brevi, l’effettiva disponibilità della banda di frequenza a 800 megahertz che sarà oggetto di gara’.

 

Sul dibattito relativo alla contrapposizione tra gli operatori over-the-top, come Google, Facebook e Yahoo!, e le telco, Bernabè ha ribadito una convinzione già espressa più volte in altre sedi non istituzionali, e cioè quella che queste società debbano contribuire in maniera significativa agli investimenti nelle nuove reti.

La sostenibilità di internet del futuro, ha detto Bernabè, “…non dovrà, né potrà, naturalmente, essere garantita attraverso un aumento dei prezzi al dettaglio – anche se una loro rimodulazione in funzione della qualità richiesta avrebbe effetti positivi sul welfare complessivo – ma attraverso meccanismi che aumentino la contribuzione degli over the top”.

 

Queste società, che Bernabè non esita a definire monopoli, hanno registrato nel 2010 ricavi pari a circa 130 miliardi di euro, con un ritorno sugli investimenti che per Google è stato nel 2009 pari al 58% (contro il 10% delle telco). Il tutto senza essere gravati “dagli elevati investimenti infrastrutturali che pesano sui conti della compagnie telefoniche”, le quali, invece, stanno facendo i salti mortali per ottenere i ricavi necessari a finanziare tali investimenti.

Telecom Italia, ad esempio, investirà 8,7 miliardi di euro tra il 2011 e il 2013 per la rete in rame e fibra, dopo i 3,1 miliardi di euro investiti nel 2010.

Tali investimenti, ha spiegato, “…consentiranno di migliorare la qualità dei servizi all’ingrosso e al dettaglio; ampliare la copertura broadband; sviluppare l’ultrabroadband a partire dalle aree geografiche a maggiore domanda potenziale”.
 

La sfida, quindi, si preannuncia come molto impegnativa per gli operatori tlc, che da un lato devono affrontare una forte pressione competitiva, dall’altro necessitano di investire sempre più massicciamente, oltre che nelle nuove reti in fibra ottica, anche in vista dell’asta per acquisire le licenze per i servizi mobili 4G.

Nei prossimi 4 anni, ha preventivato Bernabè, gli operatori telefonici dovranno investire circa 20 miliardi di euro per sostenere le prestazioni di reti mobili sempre più sovraccariche, mentre tenendo conto della necessità di migliorare la capacità delle reti fisse, gli investimenti complessivi superano 30 miliardi di euro, pari a circa il 10% del fatturato annuo dell’industria.

In uno scenario competitivo caratterizzato da una sempre più forte competizione su servizi non più legati all’infrastruttura ma orientati verso i prodotti ‘over-the-top’, la sfida potrà essere vinta, ha spiegato Bernabè, “…solo innovando in modo significativo l’attuale modello di business che ha consentito agli OTT di raggiungere, a livello mondiale, ricavi totali analoghi a quelli conseguiti dagli operatori di rete per l’accesso ad Internet”.

Essenziale, dunque, prevedere “meccanismi che aumentino la contribuzione degli Over The Top”.

 

Infine, Bernabè ha ribadito l’impegno del gruppo sull’infrastruttura in rame: la rete, ha detto , è un asset da valorizzare e il suo attuale livello di sviluppo è stato raggiunto nonostante l’alto debito che grava sulle spalle del gruppo e che è stato ridotto da 35,9 a 31,5 miliardi di euro, pur a fronte di un investimento  da 14,2 miliardi di euro, pari al 17% del fatturato, rispetto ad una media del 14% dei principali operatori europei.

Del tutto ‘irrealistiche’, quindi le ipotesi di dismissione: “…l’impegno nella gestione e sviluppo della rete di accesso in rame è una componente tutt’altro che secondaria della nostra mission”, ha concluso, ricordando che Telecom Italia investirà circa 700 milioni euro all’anno per realizzare nuovi accessi base in rame, per mantenere  gli apparati della rete di accesso e per migliorare le prestazioni, in termini di copertura, qualità e affidabilità della rete di accesso.

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