Cloud Computing. Quale ruolo ai governi? Neelie Kroes: la Ue sia ‘cloud-active’

di Alessandra Talarico |

Anche se il web è cresciuto proprio perchè non ha 'sofferto di un eccesso di regolazione', allo stato attuale un internet senza regole può generare mancanza di fiducia e tenere, quindi, a distanza utenti e investitori.

Unione Europea


Cloud servers

Il cloud computing è essenziale per la crescita dell’Europa e per rendere internet disponibile a tutti. Per questo, indirizzarne lo sviluppo nella giusta direzione farà sì che la rete continui a svolgere il suo ruolo di generatore di innovazione crescita e libertà.

E’ quanto ha affermato il Commissario Ue Neelie Kroes sul suo blog, sottolineando la crescente importanza del cloud computing nelle strategie e nelle spese delle aziende e delle pubbliche amministrazioni e ribadendo che i governi hanno un importante ruolo da svolgere nel cloud.

 

“Possiamo essere parte della soluzione”, ha spiegato, aggiungendo che, anche se internet è cresciuto fino a diventare uno strumento “utile e meraviglioso” perchè non ha “sofferto di un eccesso di regolazione”, allo stato attuale un internet senza regole può generare mancanza di fiducia e tenere, quindi, a distanza utenti e investitori.

“E’ questo valore che voglio aggiungere”, ha detto ancora, rassicurando sul fatto che l’intervento dei governi non è assolutamente da intendere come volontà di controllo della rete, quanto piuttosto come la necessità di garantire a tutti gli attori parità di condizioni. Cosa che non sempre si riesce a raggiungere con codici di autoregolamentazione: “chi sarebbe responsabile se qualcosa sulla nuvola andasse storto e i dati venissero persi o compromessi?” si chiede infatti il Commissario. Quali regole e quali competenze si dovrebbero applicare? “Queste – ha spiegato – non sono questioni risolvibili con un codice di condotta elaborato dall’industria stessa”.

 

In gioco, il futuro stesso dell’economia digitale: secondo la Kroes, infatti, se si partisse col piede sbagliato, le infrastrutture europee rischierebbero di non riuscire a soddisfare la domanda di accesso ai dati e le cose si metterebbero ancora peggio per la già fragile economia digitale europea.

 

Per far sì che le cose vadano nel verso giusto, la Kroes ha iniziato a lavorare su una strategia europea per il Cloud Computing: “Voglio assicurarmi – ha affermato – che l’Europa sia non solo ‘cloud-friendly’, ma anche ‘cloud-active'”. Ed è un traguardo possibile perchè l’Europa è già dotata delle piattaforme giuste, sia nel settore fisso che in quello mobile.

 

Tre i settori su cui lavorare per indirizzare nel modo giusto lo sviluppo del Cloud: quadro giuridico; elementi tecnici e commerciali; mercato.

Riguardo il quadro giuridico, come ha spiegato anche il Commissario Viviane Reding (Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza) alla Conferenza dell’Aspen Institute sulla privacy nell’era digitale (leggi articolo), bisogna valutare attentamente la dimensione internazionale del Cloud e le questioni relative alla privacy e alla protezione dei dati: servono quindi regole chiare per la ripartizione delle competenze, delle responsabilità e della protezione dei consumatori.

“Tutti hanno bisogno di diritti chiari”, ha affermato la Kroes.

 

Anche la creazione di standard internazionali per favorire l’interoperabilità tra i diversi formati e per aumentare la competizione tra provider avrà un enorme impatto sul cloud computing: “La Ue – ha detto ancora – in questo senso può svolgere un ruolo importante, partendo ad esempio, dall’iniziativa SIENA”.
In terzo luogo è essenziale avviare progetti pilota e spingere il settore pubblico a sfruttare realmente il potenziale del cloud computing.

 

In conclusione, ha affermato la Kroes, “l’importante dibattito che stiamo affrontando dovrà coinvolgere industria e governi, ma anche la società civile, oltre che i leader europei, per assicurare la creazione del miglior ambiente possibile per tutti e per rendere il cloud alla portata di tutti”.

Il prossimo passo – ha spiegato ancora Kroes – sarà l’avvio, alla fine di aprile, di un processo di consultazione che terminerà il 23 maggio a Bruxelles.