Avaya Forum 2011: crescita e sviluppo dell’NGN italiana. Il punto sul ruolo di aziende, Stato e regolatore

di Flavio Fabbri |

L'Avaya Forum 2011 si è incentrato sul futuro di Internet e i temi della sostenibilità. Temi sui quali si è confrontata una qualificata platea di esperti, regolatori, rappresentanti delle Istituzioni, delle aziende e della politica.

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Cresce e si espande l’ecosistema Internet in Italia, con un forte aumento dei consumi di contenuti digitali quali le news, i video, i film, l’intrattenimento e le applicazioni. Una crescita che viene stimata del 12% tra quest’anno e l’anno prossimo (dati Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici). Gli italiani che si collegano a Internet, da qualsiasi luogo e device, sono stati a gennaio scorso 25,8 milioni, con un incremento annuo dell’11,6%. Persone che principalmente consumano video e accedono ai social media, ma che guardano con interesse ai servizi innovativi come la sanità elettronica, l’eGovernment e l’eLearning, anche a seguito dei piani di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, fortemente voluti dal ministro Renato Brunetta. Tutto questo, però, ha come conseguenza diretta che la domanda di accesso alla rete continua a crescere, mentre l’ offerta di banda ristagna, con la possibilità che lo stesso principio di neutralità della rete venga ridimensionato.

 

A fronte di questo scenario si è tenuto a Roma, il 24 marzo, l’Avaya Forum 2011, promosso da Avaya Italia e organizzato da Key4biz, quest’anno dedicato al futuro di Internet e ai temi della sua sostenibilità. Come supportare lo sviluppo della rete? Come rispondere alle esigenze delle aziende e delle famiglie nelle differenti domande di servizi? E’ o no auspicabile un’Internet ad accessi differenziati e a più velocità? Una qualificata e numerosa platea di esperti, regolatori, rappresentanti delle Istituzioni, delle aziende e del mondo della politica si è confrontata sull’argomento, tenendo al centro degli interventi il futuro della Next Generation Network (NGN) e soprattutto della rete in fibra ottica, piattaforme idonee ad ospitare i servizi innovativi e le applicazioni a maggiore intensità di banda e a sostenere lo sviluppo incessante di Internet.

 

Temi rilevanti che coinvolgono da vicino il processo di digitalizzazione stesso della Pubblica Amministrazione, sia centrale che locale, con i servizi di eGovernment e di eInclusion in fase di sviluppo, ha sottolineato Mauro Cutrufo, Vicesindaco di Roma, che ha portato i saluti della Città di Roma e del Sindaco ai partecipanti dell’edizione 2011 dell’Avaya Forum. Ma se è vero che la disponibilità di un range sempre più ampio di servizi ed applicazioni web-based avanzate, legate in particolare alle attività di sharing e streaming di materiali multimediali, può far aumentare il rischio di saturazione della capacità di banda, è anche vero che le soluzioni per evitare il peggio sono già sul mercato. L’ha illustrato bene il Presidente e CEO di Avaya, Kevin Kennedy, che ha subito affrontato le criticità sopra elencate a partire dall’esperienza della sua azienda, leader mondiale nei sistemi di comunicazione per le imprese: “Le nostre soluzioni sono oggi in grado di rispondere alle diverse esigenze del mercato enterprise, a partire da innovativi sistemi per l’accesso e le interazioni con gli strumenti per le comunicazioni e la collaborazione, garantendo, allo stesso tempo, una riduzione dei costi, un minor impatto sulle reti azindali, l’ottimizzazione delle prestazioni e una maggiore capacità di gestione delle risorse“. “Termini come Unified Communications, Contact Center e VoIP sono ormai di uso comune – ha spiegato Kennedy – ma siamo stati i primi a svilupparne le potenzialità e oggi siamo riusciti ad assicurare servizi qualitativamente superiori ad aziende ed organizzazioni in tutto il mondo, sia direttamente sia attraverso partner di canale. Imprese di ogni dimensione beneficiano delle comunicazioni all’avanguardia offerte da Avaya, grazie alle quali migliorano la propria efficienza, collaborazione, assistenza ai clienti e competitività“.

 

“Soluzioni come i Contact Center Avaya consentono alle aziende che le adottano di ottenere miglioramenti nella produttività anche del 25% e risparmi in termini di Cost of Ownership del 30% – ha sottolineato il Presidente Avaya, che poi ha mostrato i nuovi prodotti immessi di recente sul mercato: “Che favoriscono performance aziendali in termini di economie di scala, di affidabilità e controllo dei sistemi di gestione (Computing as a Service – CaaS), come la nuova famiglia di prodotti della Avaya Flare Experience, realizzati su architettura Avaya Aura e protocollo SIP (Session Initiation Protocol). Prodotti che spaziano dal personal desktop fino ai device multi-schermo, rendendo accessibile la video collaborazione, ad alta definizione e con ridotti requisiti di banda, a un maggior numero di dipendenti e tipologie di aziende“. “Per poter essere pienamente produttivi, i dipendenti devono avere la possibilità di connettersi in modo immediato e con semplicità tramite applicazioni video, voce e testo integrate e facili da usare“, ha osservato infine Kevin Kennedy, Presidente e CEO di Avaya, “E proprio questo è il cuore del nostro approccio alla collaborazione, con una maggiore focalizzazione sulle persone e la possibilità di raggiungere risultati più rapidi e migliori performance con un minor sforzo e un Total Cost of Ownership più basso“.

 

Avaya, che ha una lunga esperienza non solo nel campo dei prodotti hardware, ma anche nei servizi e nei software, ha inoltre intrapreso un nuovo cammino nel settore sempre più rilevante del cloud computing, architettura in grado di snellire organizzazione e reti d’azienda, di fornire e gestire applicazioni in tempo reale di estrema complessità alle imprese in diversi mercati. Kennedy ha mostrato alla sala le nuove funzionalità offerte dai sistemi Avaya, dedicati alla collaborazione e virtualizzazione del desktop, con l’obiettivo di dare maggiore spazio all’esperienza VDI (Virtual Desktop Infrastructure), un modello centrato su ambiente server che fornisce agli amministratori di sistema la possibilità di gestire nel data center macchine desktop virtuali, pur offrendo una completa “esperienza desktop” agli utenti finali. Un’ottica dove non sono più i prodotti ad occupare la scena del mercato, ma le esigenze del cliente e le sua domanda di soluzioni a problemi di processo e di gestione.

 

Come ha sostenuto Raffaele Barberio, direttore di Key4biz e moderatore dell’Avaya Forum 2011, le parole chiave per comprendere la complessità delle tematiche affrontate sono: virtualizzazione, velocità e applicazioni, con uno spostamento evidente del focus dai prodotti ai clienti. Clienti intesi come imprese, ma anche come cittadini, singoli individui e organizzazioni che vivono ormai da tempo immersi in un ambiente sempre più popolato da device e monitor. “Entro il 2020 la nostra casa, le strade, gli ambienti di lavoro e i mezzi di trasposto saranno luoghi interattivi, in cui scambiare informazioni e dati – ha spiegato Roberto Viola, Vicepresidente dello European Radio Spectrum Policy Group (RSPG) – per quella data nel mondo ci saranno oltre 50 miliardi di device connessi alla rete. Connessioni intelligenti, abilitate dalla banda larga, in grado di migliorare la vita di tutti noi, attraverso sensori disseminati, smart wireless system, soluzioni green ICT, le applicazioni per il controllo del nostro benessere, della sicurezza della casa e dei consumi energetici“. “Un mondo affascinante – ha specificato Viola – ma che necessita di una grande quantità di banda per sostenere l’enorme flusso di dati generato dagli utenti e dalle macchine, con una copertura radio che dovrà abbracciare l’Europa intera, tramite l’impiego di piattaforme NFC, High Speed Wireless e di picocelle. L’AgCom stessa ha chiesto, per voce del presidente Corrado Calabrò, che le frequenze siano al più presto liberate e messe a servizio degli operatori tlc come impongono le Direttive europee, puntando a incassare dall’asta la rilevante cifra di 2,4 – 2,8 miliardi di euro“.

 

Oltre all’aspetto regolatorio e tecnologico della rete, c’è da considerare l’uso che se ne fa, che non è solo legato all’online video e alle più svariate applicazioni. “Internet, purtroppo, non è un ambiente sicuro di per se – ha detto Umberto Rapetto, Comandante Nucleo Speciale Frodi Informatiche della Guardia di Finanza – vi si nascondono pirati informatici, ladri di identità, criminali comuni, spie, terroristi, sabotatori e le vittime di tali attività illecite siamo noi comuni utenti del web e le stesse aziende“. Gli strumenti più utilizzati dai cyber criminali e i loro obiettivi, ha indicato Rubetto, sono:  le memorie di massa rimovibili, l’administration lockout, il social engineering, il relay attack e lo smuggling out. Tecniche criminali che a loro volta, ha spiegato Stefano Zireddu, Direttore S.O. Contrasto Crimine Economico e Finanziario Online della Polizia di Stato: “Generano un mercato nero di dati illecitamente sottratti o manomessi e sono  relativi alle certificazioni aziendali di Co2, ad esempio, alle frodi nell’home banking, al phishing su siti di social network e agli  account di posta elettronica“.

 

La difesa dell’utente è quindi affidata a tali nuclei e servizi della Finanza e della Polizia di Stato, spesso casi di eccellenza in Europa, ma che necessita anche di un sostegno da parte della legge e della giurisprudenza, sia nella tutela dei dati sensibili e personali, riferiti alle persone e alle aziende, sia del diritto d’autore, quando parliamo del mercato dell’audiovisivo e dei contenuti digitali. “Bisogna conoscere bene il terreno su cui ci si deve muovere – ha dichiarato Andrea Monti, presidente ALCEI (Associazione per la Libertà nella Comunicazione Elettronica Interattiva), una delle più antiche organizzazioni non governative del mondo, al di fuori degli Stati Uniti d’America, a occuparsi dei temi della libertà della Rete e del rispetto dei diritti civili nell’uso degli strumenti di comunicazione elettronica – che va dai diritti individuali e civili, fino al diritto di autore, ultimamente questo argomento molto dibattuto in Italia come nel resto d’Europa, su cui è fondamentale che si rimanga in un ambito di negoziabilità, senza cadere nella difesa degli interessi di alcuni portatori di diritti a scapito di altri“.

 

Quando si parla di rete, si parla anche di best practice che, nel caso delle aziende presenti all’Avaya Forum 2011, significa piattaforme radio mobili, banda larga mobile, Contact Center multicanale, Cloud Computing e molto altro. Pietro Pacini, Responsabile Rete Tlc di Poste Italiane, ha spiegato in che modo il gruppo fornisce il servizio universale postale su tutto il territorio, a partire da prodotti e servizi integrati di comunicazione, logistici e finanziari: “Per evolvere verso un modello di azienda chiamata a gestire fasi di profonda trasformazione verso servizi di comunicazione elettronica e digitale, Poste Italiane sta sviluppando un’infrastruttura ICT, flessibile e integrata, in grado di rispondere efficacemente alle esigenze di mercato. Le tecnologie dell’informazione creano valore per il Gruppo Poste Italiane, supportando la distribuzione capillare dei suoi servizi sul territorio e realizzando una rete su cui transitano ogni giorno 1 miliardo di operazioni“. Autostrade per l’Italia, ha raccontato l’IT Manager Paolo Bellini, ha implementato il servizio Telepass per i suoi 6 milioni di clienti, utilizzando 3.893 chilometri di rete collegati in fibra e sviluppando un evoluto IP netwok per la gestione di dati, voce e video. Marco Marchesi, uomo marketing di Telecom Italia, ha successivamente mostrato l’utilità delle nuove piattaforme cloud dell’azienda, come la Nuvola IT Ready contact e il contact management center, che consentono di integrare le comunicazioni al cliente con tutti gli strumenti disponibili in rete: dall’eMail agli Sms, dalle telefonate ai video. Ci sono poi le infrastrutture scalabili e flessibili di Selex SeMa, ha mostrato Dario Ciampoli, Responsabile UO Trasporti, Innovazione e Giustizia, che tramite Contact Center Multicanale erogano servizi innovativi alle aziende sul mercato B2B. Ferrovie dello Stato, invece, ha dato conto Alessandro Musumeci, Direttore Sistemi Informativi, vanta da febbraio nuovi servizi braodband a bordo dei treni Frecciarossa, che consentono al viaggiatore di accedere alla rete banda larga mobile durante il tragitto e alla velocità di oltre 300 chilometri orari, con innovativi scambi di cella lungo i migliaia di chilometri di rete ferroviaria e la possibilità di telefonare, accedere ai social network, vedere un film o giocare online ai videogiochi, comodamente seduti nelle confortevoli carrozze di Trenitalia.

 

Tutti esempi di come la rete sia ormai piena di contenuti e servizi innovativi, che però evidenziano il pericolo di una banda scarsa, che viene consumata sempre più velocemente dal numero crescente di utilizzatori. Per Claudio Chiarenza, Direttore Generale di Italtel, è necessario ora più che mai provvedere ad uno studio approfondito dell’evoluzione della domanda di banda larga nel Paese in questi ultimi anni: “Per comprendere in che modo differenziare prezzi e servizi in base all’uso che si fa di Internet, non è più possibile per le aziende sostenere tale flusso di dati offerti in tradizionale tariffa flat“. Come dire che l’utente va diviso per categorie di utilizzatori della rete (bassa, media, forte) e in base ad esse offrire il consumo di contenuti e servizi a prezzi differenziati. Un modo per remunerare gli operatori di rete, altrimenti penalizzati dall’uso corrente che si fa delle loro infrastrutture.

 

Riguardo a tale problema, c’è stata una recente delibera dell’AgCom, ha riferito il consigliere Enzo Savarese, che ha indetto una Consultazione pubblica in materia di regolamentazione dei servizi di accesso alle reti di nuova generazione, con particolare riferimento tanto alla evoluzione delle offerte alla clientela residenziale e business, quanto alle iniziative di investimento in reti NGN avviate da tutti i principali operatori di rete fissa, incentrata proprio sull’acceso alla rete e sul tema degli investimenti: “Troppo lunghi e incerti, ha sentire le posizioni dei tanti che hanno risposto, facendo emergere la necessità di un quadro di sintesi delle diverse posizioni che il regolatore deve produrre, anche in virtù della velocità dei cambiamenti di scenario in atto e delle concomitanti esigenze delle aziende e dei consumatori“. Di investimenti, inoltre, ha parlato anche Romano Righetti, Vice Direttore Generale di Wind, che invita a ragionare sul ruolo degli operatori di rete: “Chiamati ad investire risorse finanziarie ingenti e ad attendere un ritorno degli investimenti in un tempo stimato ormai tra gli 8 e i 15 anni. Un dato che deve far riflettere, prima di parlare di nuove risorse da investire, soprattutto in questo momento di crisi e di profonda incertezza sul versante della effettiva domanda di banda larga e soprattutto di fibra“. Valutazioni in parte condivise anche da Andrea Fumagalli, Principal di A.T. Kearney, che ha mostrato alla platea in che misura la rete oggi sia occupata da contenuti tipicamente d’intrattenimento: “Video soprattutto, che consumano il 60% circa della banda disponibile. Un dato che ci spinge ad un uso più critico e responsabile delle infrastrutture e a riflettere su quella che è la domanda reale di servizi innovativi nel Paese“. Per Fumagalli c’è uno squilibrio da sanare, tra chi investe sulla rete, con tutti i rischi del caso, e chi invece, come gli OTT (Over The Top), la sfrutta per lanciare nuovi contenuti. In pratica, c’è la necessità di capire a fondo in che modo i soldi si muovono sulla rete e di ristabilire un equilibrio nella catena del valore di Internet.

 

Il futuro della rete italiana è legato alla capacità attuale di mettere in campo delle strategie concrete e delle proposte sostenibili da parte del Governo“, ha dichiarato Paolo Gentiloni, deputato PD ed ex Ministro delle Comunicazioni. “Mi sembra che a mancare sia un progetto di lungo termine, un vero percorso di attuazione dell’Agenda Digitale che preluda allo sviluppo dell’NGN – ha specificato Gentiloni – a cui poi si aggiungono i problemi legati alla raccolta delle risorse da investire nella rete che solo l’intervento dello Stato può risolvere“. Quindi un nuovo intervento pubblico per stimolare domanda di rete e investimenti a cui però, spiega Gentiloni, deve anche affiancarsi un intervento del regolatore sulla cui misura c’è ancora da discutere. E sui ritardi e le scelte opinabili del Governo si trova d’accordo anche Linda Lanzillotta, deputata API, che evidenzia inoltre: “La mancanza di visione d’insieme di quello che è lo stato attuale dell’economia italiana e la mancanza di una valutazione obiettiva degli errori di gestione delle risorse, spostate verso la televisione digitale, piuttosto che le telecomunicazioni“. La famosa anomalia italiana, quindi, che ritorna a guastare i progetti di NGN e di fibra, che i regolatori, prima o poi, dovranno affrontare. “Per il resto – ha confermato Lanzillotta – serve sicuramente un impegno bipartisan sulla questione della rete NGN nazionale e la necessità di un intervento statale per stimolare il mercato degli investimenti e della domanda di servizi innovativi, legata ad uno switch off digitale totale del paese e della Pubblica Amministrazione, che superi i pur buoni propositi del piano eGov 2012, ormai sul punto di fallire“.

 

Keynote speaker della giornata è stato Gianluca Attura, AD di Avaya Italia, che ha presentato il nuovo sistema di collaborazione online basato sull’utilizzo di avatar in ambienti virtuali: l’Avaya Virtual Enterprise Network Architecture (VENA). “Un sistema di virtualizzazione completo degli ambienti di lavoro e degli uffici – ha illustrato Attura – evoluzione della tradizionale UC con il fine di mettere in comunicazione da remoto persone e condividere esperienze e conoscenze, senza la necessità di spostare risorse umane, sostenere costi di trasposto e di gestione ulteriori, limitando quindi l’emissione di CO2 nell’ambiente“. “Una nuova linea di prodotti e di software che servono ad utilizzare la rete in modo intelligente e con degli obiettivi concreti, raggiungibili tramite architetture virtuali, a basso impatto ambientale e che consentono alle imprese di abbattere i costi ottimizzando la resa dei servizi, nell’ottica delle sfide internazionali a cui l’Italia non può sottrarsi per rimanere competitiva sui mercati“.

 

Attura, supportato da un breve filmato, ha evidenziato i punti di forza di Avaya Flare Experience, una famiglia di prodotti e servizi di nuova generazione per la collaborazione e le comunicazioni video in tempo reale, che mette a disposizione funzioni esclusive di collaborazione unitamente a un’esperienza utente del tutto intuitiva per la gestione di video, voce e testo. In particolare, come già riportato in un precedente articolo di Key4biz, in occasione della presentazione in esclusiva a Roma dello scorso novembre di Avaya Flare, l’AD di Avaya Italia si è soffermato sul tablet touch screen, dotato di un’interfaccia intuitiva molto semplice da usare, che permette di condividere documenti e dati sulle chiamate video HD o voce, nonché di accedere ai contatti aziendali, navigare sul web, mandare email, avere dati su tutte le comunicazioni pregresse, di usare le applicazioni preferite Android. Basata su Avaya Aura, la prima architettura realizzata su Session Initiation Protocol (SIP), la nuova offerta rende le videochiamate e la videoconferenza intuitive quanto una semplice telefonata, sfruttando la medesima piattaforma per entrambe le applicazioni. Le aziende possono ora integrare la modalità video in tempo reale all’interno delle loro infrastrutture Avaya Aura, a vantaggio di un migliore controllo dei costi, una superiore qualità del servizio e un’ottimizzazione delle procedure di amministrazione e gestione. Aggiungere nuove funzioni video alla rete è semplice tanto quando integrare nuovi end-point videocompatibili, in quanto non è richiesta un’infrastruttura aggiuntiva.

 

Riguardo invece alla sostenibilità della rete e i nuovi modelli di business, anche la Commissione Trasporti del Senato ha deciso di lanciare un’indagine conoscitiva sull’Agenda Digitale, per meglio comprendere in che modo Internet e la NGN possano realmente concorrete alla crescita economica del sistema Paese. In ogni audizione, ha riportato Alessio Butti, senatore PdL, i vari stakeholder intervenuti hanno evidenziato le criticità relative alla realizzazione delle infrastrutture mancanti sul territorio, con un richiamo forte al ruolo del regolatore. “Ciò che serve nell’immediato – ha sottolineato Butti – è un’ottimizzazione della capacità di banda, unitamente alla riduzione di pratiche irragionevoli che pregiudichino le potenzialità di Internet; chiarezza di comunicazione all’utente finale; evitare ideologismi inutili con riferimento alla libertà di circolazione di contenuti e messaggi su Internet; l’urgenza di una nuova idea di rete multilevel a più velocità, offerta all’utenza con tariffazioni differenti in base all’effettivo utilizzo“.

 

Di una più profonda azione conoscitiva dell’ecosistema Internet, propedeutica allo sviluppo di una nuova domanda di servizi avanzati, ha parlato il consigliere AgCom Nicola D’Angelo, che non ha negato la scarsità di banda di cui soffre il Paese, ponendo l’accento però sul bisogno di esaminare la situazione in maniera più accorta: “In che modo si può sviluppare la domanda di nuovi servizi? Chi se ne deve fare carico? La Pubblica Amministrazione? Gli enti locali? E poi, che ruolo hanno gli OTT nell’attuale squilibrio della catena del valore di Internet?”.Per poter sviluppare un percorso equilibrato, per prima cosa, si deve capire qual è il punto di partenza – ha spiegato D’Angelo – ovvero, non tutto ciò che è stato fatto è da buttare via e bisogna stabilire fin dove la fibra nel frattempo è arrivata, individuando il soggetto o i soggetti che si possono fare carico delle spese per il continuo dei lavori di posa della fibra“. “Lo Stato è chiamato in causa, ma non è chiara la modalità, ne gli strumenti del suo intervento. Al regolatore non spetta trovare le risposte a queste domande, semmai assicurare la libera concorrenza sul mercato della banda larga, anche in ottica di umbundling, cercando assieme ad altri di stimolare il dibattito“. D’altronde, per individuare il modello di business più valido, che consenta al Paese di raggiungere gli obiettivi posti dalla strategia Europa 2020, quindi arrivare ad offrire la fibra al 50% della popolazione, è certamente auspicabile l’intervento dello Stato, ha dichiarato Roberto Sambuco, Capo Dipartimento Tlc del Ministero dello Sviluppo Economico: “Unico rimedio ad uno scenario che vede la banda scarseggiare e gli investimenti decrescere, a causa dei ritardi nei ritorni degli stessi, che talune volte superano anche i 10 anni. Al momento, è chiaro a tutti che risorse finanziarie a fondo perduto non ce ne sono più e che l’unica via percorribile è quella di una sinergia pubblico/privato di condivisione dei costi e dei rischi. Il modello italiano, come ormai viene chiamato in Europa, si manifesta nella realizzazione di una società ad hoc, per un periodo di tempo determinato di circa 10 anni, che costruisca un’infrastruttura NGN passiva che poi verrà successivamente accesa dagli operatori in grado di sviluppare le dinamiche concorrenziali di mercato“.

 

Offrire subito la fibra alle famiglie o alle imprese? Privilegiare gli investimenti in infrastrutture avanzate pensando all’utente consumer o ai distretti industriali? Queste le domande che ha posto Corrado Sciolla, AD di BT Italia, che ragionando sull’NGN italiana ha cercato di individuare una strada più chiara da seguire: “Internet è necessaria alla imprese per crescere e per aumentare la competitività sui mercati internazionali e in questo l’NGN è imprescindibile, con alcuni vincoli però, ovvero garantire una banda media a tutte le realtà aziendali, punti di accesso capillari e operatori di rete più qualificati che siano in grado di erogare servizi full time di alta qualità“. Ancora di fibra ha parlato Mario Mella, CTO Fastweb, che condivide sostanzialmente l’intervento dello Stato nella questione NGN, via privilegiata per raggiungere gli obiettivi di Europa 2020: “E’ l’unica strada da battere per raccogliere, assieme agli stakeholder, gli 8-9 miliardi di euro necessari allo scopo, ma è anche necessario rivedere le tariffe delle offerte dei servizi al cliente, pensando a prezzi diversi per differenti velocità e usi di Internet“.

 

Ovviamente, tra le voci autorevoli che si sono alternate all’Avaya Forum 2011, non poteva mancare quella di Telecom Italia, l’incumbent carrier italiano per eccellenza, a cui spesso ci si riferisce come ex-monopolista: “Telecom Italia – ha affermato Stefano Nocentini, Responsabile di Rete dell’azienda – è il soggetto che più investe nell’innovazione, con oltre 1500 ricercatori, e su rete fissa, con circa 2 mld di euro, migliorandone la qualità in assoluto anche rispetto al resto di Europa. I nuovi processi di provisioning e assurance di Open Access, volti a gestire e sviluppare in modo autonomo, separato e trasparente, la rete d’accesso di Telecom Italia, rafforzano il contesto competitivo e non il contrario. Il nostro impegno per il sistema paese è sotto gli occhi di tutti e tra gli obiettivi raggiunti c’è sicuramente la riduzione del digital divide in molte aree sensibili“. Punti su cui è intervenuto più criticamente anche Dino Bortolotto, presidente Assoprovider, che auspica una regolamentazione che guardi con maggiore attenzione alle condizioni di entrata sul mercato di nuovi operatori: “E’ chiaro che il ritorno degli investimenti è un fattore di criticità, ma a guardar bene non sono i cavi ad incidere maggiormente sul costo della fibra, quanto il resto, ovvero gli scavi, i cavidotti, gli accessori, cosa questa che non viene mai detta e su cui invece bisogna aprire un dibattito più serio“. Sui costi della nuova rete Francesco Vatalaro, professore all’Università Tor Vergata di Roma, mostra come sia molto più conveniente una rete GPON magari, invece che P2P: “La prima richiede fino al 70% dei fondi in meno per la sua realizzazione e una riduzione di centraline del 20% e questo rappresenta un modello di sostenibilità eccezionale, visto che l’Italia per raggiungere gli obiettivi di Europa 2020 dovrebbe trovare almeno 14miliardi di euro“.

 

Una rete NGN che quindi si deve fare e che l’Italia non può più rimandare, considerata da tutti strategica e fondamentale per la ripresa economica e per la tenuta della competitività del sistema paese. D’altronde, come ha ricordato Cristiano Radaelli, presidente ANITEC – Federazione ANIE Confindustria, provengono dall’industria ICT ben il 40% di tutte le innovazioni che partecipano allo sviluppo economico dell’intera Europa. Un dato di fatto che, in conclusione di workshop, ha voluto sottolineare ulteriormente anche il consigliere AgCom D’Angelo, per il quale: “Le reti NGN assumono in tutta l’Unione Europea un ruolo centrale per lo sviluppo dell’economia locale e comunitaria, contribuendo alla crescita dei mercati e rafforzando i processi di digitalizzazione dell’economia e della conoscenza. Le autorità regolatorie devono però mantenere un ruolo di terzietà nelle discussioni in corso sull’NGN, su chi deve investire e con quale modalità. Prima si trova un modello sostenibile di rete condiviso da tutti, prima il paese potrà ripartire“.