Social network e Cloud. Viviane Reding: ‘Ue e Usa collaborino su standard condivisi a tutela della privacy’

di Alessandra Talarico |

La Ue sta per aggiornare la Direttiva e gli Usa si apprestano a emanare una legge sul 'diritto alla privacy'. Per la Reding questo è il momento giusto per fare il primo passo verso lo sviluppo e la promozione di standard legali internazionali.

Unione Europea


Viviane Reding

Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno cambiato radicalmente il nostro modo di interagire e comunicare, ma come fare per rafforzare la fiducia dei consumatori e la certezza giuridica per le imprese nelle relazioni transatlantiche? Questo il tema al centro dell’intervento del Commissario Ue Viviane Reding (Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza) alla Conferenza dell’Aspen Institute sulla privacy nell’era digitale.

 

Nuovi strumenti di comunicazione come i social network e tecnologie come il cloud computing sono gli esempi più ovvi delle sfide che attendono i garanti privacy nel prossimo futuro. Sfide da cui dipenderà il successo di nuovi promettenti mercati. A patto che si riconosca – in Europa come negli Usa – che si dovranno armonizzare le leggi a tutela dei cittadini e delle aziende che ne fruiscono.

Il cloud computing, in particolare, si appresta a diventare una delle spine dorsali del nostro futuro digitale: ma un cloud  senza una solida base di norme sulla protezione dei dati “non è il tipo di nube che ci serve”, ha affermato la Reding, ribadendo la necessità di garantire agli utenti il controllo sui dati personali – siano essi foto, appuntamenti, email – che vengono conservati in server remoti.

 

“Fino a poco tempo fa si è creduto che i nostri approcci  in materia di privacy differissero così tanto che sarebbe stato difficile lavorare insieme. Ma questo non può più essere sostenuto”, ha continuato la Reding secondo cui proprio la scorsa settimana la Casa Bianca ha compiuto un passo avanti decisivo, annunciando la propria intenzione di lavorare con il Congresso per l’emanazione di un disegno di legge sul ‘diritto alla privacy’.

 

 “Questo sviluppo – che è accolto con grande favore in Europa dimostra che abbiamo molto in comune. La convergenza sta sorgendo e ora è possibile pensare anche alle sinergie e alla rimozione delle lacune tra i nostri rispettivi sistemi”, ha aggiunto la Reding, sottolineando che tutto questo avvantaggerà i cittadini europei e americani, aiutando a rafforzare la fiducia nelle tecnologie dell’informazione e a migliorare la certezza giuridica. Fattori essenziali, secondo la Reding, per garantire l’espansione di Internet.

La prima legge europea per la protezione dei dati risale al 1995 e i valori in essa tutelati restano validi anche dopo 16 anni. Ora, tuttavia, è necessario rendere queste regole a ‘prova di futuro’
tenendo conto della crescita esponenziale di Internet e delle sfide legate alla globalizzazione dei flussi di dati.

Senza regole certe, infatti, non c’è fiducia, e senza fiducia non c’è futuro. “Le tecnologie – ha detto ancora la Reding – sono progettate per servire la gente e devono pertanto rispettare i diritti e le libertà dei cittadini, oltre che contribuire al progresso economico e sociale su entrambe le sponde dell’Atlantico, all’espansione del commercio e de benessere dei cittadini”.

In vista della revisione della Direttiva sulla privacy, la Ue prevede nuove norme ‘favorevoli alle imprese’: stop agli obblighi amministrativi ed ai requisiti inutili e inefficaci,  via libera a norme più semplici e uniformi, mentre ci vorrà un’opera di sensibilizzazione affinché le aziende siano più responsabili verso la protezione della privacy e i diritti dei consumatori.

 

Dal momento che la Ue sta lavorando alla modernizzazione delle sue regole e gli Usa si stanno avviando a introdurre una nuova legislazione sulla protezione dei dati, per la Reding questo è il momento giusto per costruire qualcosa insieme: “Se ci riusciamo, la nostra cooperazione ha buone possibilità di essere il primo passo verso lo sviluppo e la promozione di standard legali internazionali, fissando un quadro per una protezione di alto livello di e in grado di facilitare il flusso internazionale di dati e di ridurre l’incertezza giuridica legata al trasferimenti di dati”.